Luis Sepúlveda

Luis Sepúlveda: storia dell’uomo dietro alle sue favole


Non solo scrittore

Luis Sepúlveda nasce il 4 ottobre 1949 a Ovalle, nella zona Nord di Santiago: sua madre, Irma Calfucura, era originaria della Patagonia cilena. A 17 anni comincia a lavorare come redattore al Clarín, un giornale della zona e nel 1969 vince il premio Casa de Las Américas con la raccolta di racconti Crónicas de Pedro Nadie. Poi giunge a fare leva nel corpo militare cileno. Il 4 settembre 1970, Salvador Allende viene eletto presidente e le cose per il Cile cominciano ad andare un po’ meglio.  Mille giorni di permanenza che Sepúlveda vive attivamente, partecipando in prima persona al processo di democratizzazione del suo amato paese. Egli infatti ricorderà Allende in molti momenti e aneddoti, nella sua parola ma anche della sua stessa scrittura.

Il colpo di stato e l’arresto

Quando l’esercito di Pinochet bombarda e assale la Moneda (il palazzo presidenziale), l’11 settembre 1973, Allende viene destituito dalla sua carica presidenziale, Luis Sepúlveda viene arrestato e torturato insieme alla moglie Carmen Yáñez . Sepúlveda viene però liberato grazie alle pressioni di Amnesty International. Dopo quasi tre anni di carcere, «con molti denti in meno e cinquanta chili di peso», decide di andare a Valparaíso, riscoprendo la passione per il teatro dove mette in scena rappresentazioni clandestine contro la dittatura. Verrà poi raccontato tutto nel libro Storie Ribelli. Sono tempi durissimi e in Cile aumentano i desaparecidos. Luis è arrestato una seconda volta e la giunta militare lo condanna all’ergastolo che poi, su pressione sempre dell’associazione Amnesty International, viene commutato in 8 anni di esilio. Dopo circa 2 anni e mezzo di carcere, il 17 luglio 1977 gli viene permesso di lasciare il Cile.

L’ Amore per l’ambiente e la scrittura

Luis Sepúlveda

Fonte: Patria Indipendente

Viaggia dall’ Argentina, al Brasile, in Ecuador, a Quito. Partecipa ad a una delle tante spedizioni dell’Unesco nella selva amazzonica, alle pendici delle Ande, dove vive un’esperienza con gli  “Shuar” chiamati anche “difensori della natura”, perché hanno resistito nei secoli al dominio dell’impero Inca e successivamente a quello degli spagnoli. Il tempo vissuto con loro influenza molto la sua opera letteraria grazie anche all’attività di militante difensore della natura. Nella foresta amazzonica, dopo due settimane, resta da solo, e riesce ad avvicinarsi alla tribù indigena. Un esperienza che segna profondamente anche la sua scrittura.

Ho imparato che raccontare è resistere, e su questa barricata della scrittura io resisto agli assalti della mediocrità planetaria, alla mostruosa proposta unica di esistenza e cultura che incombe sull’umanità. Scrivo per la necessità di resistere davanti all’impero della negazione dei valori che si chiamano fraternità, solidarietà, senso di giustizia. Scrivo perché ho memoria e la coltivo scrivendo della mia gente emarginata, dei miei mondi emarginati, delle mie utopie derise, dei miei gloriosi compagni e compagne che sconfitti in mille battaglie, si rialzano e continuano a prepararsi per le prossime battaglie senza avere paura”.

Dalle avventure in Amazonia, fino al Nicaragua, ritroviamo idee e pensieri dello scrittore in libri come: La frontiera scomparsa, Patagonia express, Appunti dal sud del mondo, Desencuentros, Incontro d’amore in un paese in guerra, Diario de un killer sentimentale, Le rose di Atacama, Raccontare, resistere. Conversazioni con Bruno Arpaia, La locura de Pinochet y otros artículos, ed Il mondo alla fine del mondo, romanzo dove racconta lo scempio del pianeta in nome del profitto economico ai danni della natura, ambientato in buona parte nella terra che più ama: la Patagonia.

Sepúlveda e le sue favole

Sepúlveda

La gabbianella e il gatto: fonte Patria indipendente

Ovviamente non possiamo dimenticare le sue favole per tutte le età. Esse ci ricordano un po’ quelle di Esopo, cariche di grandi concetti universali, che ci hanno insegnato non solo la diversità ma anche il prendersi cura, di chi – per qualche strana ragione – non è propriamente uguali a noi. Come scordare: Storia di una gabbianella e del gatto (la mitica Zorba) che le insegnò a volare che è stato anche riproposto sul grande schermo come film animato, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico.

Un libro invece che pochi conoscono è: Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, per il quale, ovviamente, Sepúlveda  si ispira al capolavoro di Herman Melville, Moby Dick, il grande capodoglio del colore della luna. In questo romanzo è proprio la balena bianca prende la parola narrando i suoi movimenti nelle profondità del mare:

“La balena è un animale che non vive in grandi gruppi, ma quasi sempre in solitudine. Percorre grandi distanze in un continuo movimento migratorio. Migra sempre, costantemente, un po’ come accade nella storia dell’umanità”.

Insomma uno scrittore, che prima di essere solo un uomo con in mano una penna è stato anche e soprattutto una persona che raccontava il mondo, e il modo in cui avremmo potuto salvarlo.

Buon Compleanno, Lucho!