Il mondo di Camilleri in edicola ogni settimana

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“Davanti alla piazza San Francesco confluivano le corriere. Proprio questa è la nascita di Vigàta: lì al centro di quella piazza, ogni bambino raccontava le storie del suo paese, i fatti, ognuno le proprie cose. Quindi la grande piazza era come dieci paesi siciliani insieme, riuniti, che i bambini raccontavano… ne ho un ricordo vivissimo di scambio di informazioni, di storie…”

 

Le storie di Vigàta sono il regalo che i lettori di Repubblica troveranno in edicola a partire da sabato 1 agosto. Dieci libri di Andrea Camilleri in omaggio col giornale, tutti i sabati e le domeniche fino al 30 agosto. Dieci racconti ambientati negli anni Trenta, che esprimono l’altro Camilleri, non quello di Montalbano, ma quello più sconosciuti ai lettori. Un’iniziativa che celebra questo primo anniversario della morte dello scrittore siciliano, segnato dal ricordo dei tantissimi che l’hanno amato.

 

Vigàta è un palcoscenico da contastorie abitato da maghe benefattrici, sarti seduttori e madonnuzze rubacuori. Storie vere o verosimili, reinventate dallo scrittore, che suscitano nel lettore non solo il sorriso ma anche un sentimento di umana solidarietà, sempre presente nei romanzi di Camilleri.

 

Sebbene ogni racconto sia preceduto dall’indicazione di una data precisa, che va dalla fine dell’Ottocento sino al secondo dopoguerra, quasi che Camilleri volesse offrire una documentazione storica della Sicilia del passato, tuttavia è presente anche un elemento fiabesco, mitico che l’autore ha introdotto nelle narrazioni dei suoi ultimi romanzi e che anche qui appare sullo sfondo.

 

Il ciclo comincia sabato, dunque, con “La trovatura”, storia di una presunta maga che, arrivata in paese per vedere le sue profezie, sfrutta l’avidità di un ricco proprietario terriero per ricevere un ricco guadagno e permettere a un povero contadino di fruire di una grossa somma di denaro. La maga furba e generosa è la prima maschera popolare di una serie che vede personaggi stravaganti. Domenica 2 agosto tocca a “La congiura”. L’orizzonte temporale è il 1930 e protagonista è Ciccino Ferrera, detto “Beccheggio” per via del suo passo traballante, che arriva a Vigàta col treno da Palermo per vendere i vestiti di una sartoria del capoluogo. Brutto, basso e strabico, non suscita le gelosie di mariti, padri e fidanzati delle numerose clienti che vanno a provare i suoi abiti: ma probabilmente Ciccino ha doti nascoste.

 

Ne “Il merlo parlante (in edicola per Ferragosto) troviamo Ninuzzo Laganà che, per mantenere la promessa fatta alla madre, cerca una donna “con la faccia di mogliere”, vale a dire né bella né brutta, una che non deve far girare la testa ai “masculi”. Si salta un giorno, poiché il 16 agosto non uscirà il giornale, e il 17 ecco “La lettera anonima”: è il 1945 e a Vigàta sembra scoppiata un’epidemia violenta di missive senza nome capaci di suscitare chiacchiere e pettegolezzi a mai finire.

 

Lo scrittore più amato dai lettori continua a far sentire la sua voce inconfondibile attraverso le tante, bellissime pagine che ha scritto nel corso di una carriera senza pari: quelle dedicate al Commissario Montalbano, certo, ma anche romanzi a carattere storico e saggi, pièces teatrali e racconti.


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