One Piece e il fenomeno dei manga in Italia

One Piece e il fenomeno dei manga in Italia

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Ormai è assodato, negli ultimi anni stiamo assistendo a un nuovo, impensabile boom dei manga in Italia. Ce lo dimostra, in particolare, il numero 98 di One Piece di Eiichirō Oda, pubblicato qualche mese fa in un’edizione speciale chiamata “celebration” (prima della pubblicazione del numero 100), che è arrivato immediatamente in vetta alle classifiche di vendita con oltre 14.800 copie vendute.

Un manga come libro più venduto sembra essere un vero e proprio evento per l’editoria italiana. Ma c’è da dire che il fumetto giapponese, contrariamente a quanto si pensa in genere, è stato sempre un fenomeno in costante crescita e ha avuto sempre una certa rilevanza nella cultura occidentale.

Non è un caso infatti che nelle sopracitate classifiche, sempre in posizioni alte, ci sono anche altri simili come il numero 14 di Dragon Ball Super , il numero 6 di Tokyo Revengers o i volumi di Death Note.

Ma cerchiamo di contestualizzare, analizzando i motivi di questo successo.

L’avvento degli anime

La prima ragione per cui i manga hanno trovato un’eccezionale spazio – non solo in Italia ma anche in altri paesi europei (Francia e Spagna tra tutti), negli Stati Uniti e in vari altri paesi – risiede nel grande trionfo delle loro trasposizioni televisive animate, i cosiddetti anime.

Negli anni 70 la televisione era divenuta il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza e i bambini di allora crescevano, fin dalla prima infanzia, a stretto contatto con una serie di canali e emittenti private che trasmettevano programmi per ragazzi dalla mattina fino alla sera.

Era stata soprattutto la Rai a dare il via a questa tendenza in Italia, con i primi acquisti di serie di produzione giapponese come Barbapapà, Heidi, Candy, Atlas Ufo RobotCapitan Harlock e altre.

Di generazione in generazione si assiste poi allo sviluppo di una lunga sfilza di prodotti ha portato a vari celebri anime, attraverso Dragon Ball, Inuyasha, Lupen III, Lady Oscar, Saint Seiya, Sailor Moon (e chi più ne ha più ne metta), fino ad arrivare a Naruto, One Piece e compagnia al seguito.

Insomma, poi l’immensa popolarità riscossa da questi anime (abbreviazione nipponica del termine inglese animation) portò immediatamente le case editrici italiane più attente a cavalcare l’onda, pubblicando sotto il proprio marchio di fabbrica alcuni manga che di quegli anime costituivano la versione originaria e quindi cartacea.

Le serie tratte dai fumetti arrivano sulle piattaforme di streaming

Un ulteriore fattore che ha determinato il successo dei manga, e più in generale dei fumetti, è stato sicuramente l’acquisto dei prodotti televisivi da parte delle società che operano nel settore dello streaming.

Potremmo fare tanti esempi di anime che hanno decretato il successo dei rispettivi manga: partendo dai film di Dragon Ball o della serie Death Note che si trovano su Netflix, passando per la serie (tutt’ora in corso) di grande successo Attack On Titan, fino a serie più “anziane” come quella di Bleach su Prime video.

Ma anche spostandoci sulle serie a fumetti statunitensi, trasposizioni televisive come quella di The Boys ( fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson) o di Umbrella academy (di Gerard Way e Gabriel Bà) hanno sicuramente incuriosito i lettori di tutto il mondo, risollevando le sorti economiche di quei volumi che sembravano ormai destinati ad una nicchia di acquirenti.

I fumetti “per adulti”

Ultimo (ma non per importanza) fattore essenziale di questo trionfo degli anime e, di conseguenza, dei manga è il superamento dei limiti e dei filtri che spesso vengono imposti ai prodotti d’animazione per bambini.

Infatti, mentre molti programmi “per i più piccoli” erano pensati per mandare dei messaggi molto puliti e semplici – con censure di ogni tipo e trasmissioni che rispettavano rigidamente gli orari di “fascia protetta” –  tra gli anni 80 e 90 si sviluppò una solida fanbase di giovani che si appassionavano all’animazione giapponese, perché in essa trovavano tutto ciò che mancava in quella occidentale: storie profonde e complesse, un maggiore realismo, violenza, crudezza e riferimenti sessuali espliciti. E tutto questo rende gli anime di fatto delle serie animate per “adulti”.

Le case di produzione e di distribuzione ormai ci marciano su questa condizione. Non a caso proprio la nuova serie di One Piece che presto sarà su Netflix (in questo caso però non si tratterà di un anime, ma di un live action) pare che conterrà dei dettagli molto più macabri rispetto alla serie originale; ad esempio verrà mostrata l’esecuzione di Gol D. Roger in modo esplicito e, inoltre, si scoprirà un orrendo dettaglio su Zoro: il pirata verrà legato ma, se nel manga e nell’anime veniva semplicemente legato ad un palo, nella serie Netflix lo vedremo addirittura crocifisso.

 In definitiva, il record raggiunto da One Piece sembra essere conferma del fatto che i manga ormai  non sono più considerati solo come un fenomeno di intrattenimento, ma come un fenomeno propriamente culturale. E questo meccanismo è stato di certo determinante per il miracolo del boom di vendite di manga in Italia.

Intanto, l’editore Star Comics  ha annunciato che per l’uscita del numero 100 del manga One Piece sarà realizzata una edizione speciale con box a tiratura limitata che comprenderà anche una serie di gadget.

Il centesimo volume della serie di Eiichiro Oda sarà pubblicato in Italia il 20 aprile e presentato durante Comicon 2022, il festival del fumetto di Napoli che si svolgerà dal 22 al 25 aprile presso gli spazi della Mostra d’Oltremare. Il box si può già ordinare on-line qui.


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