Paradiso Perduto

Paradiso Perduto di Milton, poema biblico senza tempo

Paradiso Perduto è l’opera che porta su carta la maturità di John Milton sia come uomo che come artista. Quando ci si avvicina a questa opera è il caso di non perdere mai di vista, durante la lettura, che si tratta di un poema epico biblico e nel caso specifico, del poema che ha cambiato il modo di fare narrativa.

Da chi è stato perso il Paradiso?

Paradiso Perduto viene scritto tra il 1660 e pubblicato per la prima volta nel 1667. Quello che viene dato alle stampe è un poema epico in versi sciolti che parla della doppia cacciata dal Paradiso. La cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden e la caduta di Lucifero. C’è poi una terza caduta, quella dello stesso Milton. L’opera subisce ancora un rimaneggiamento nel 1674 anno della morte dell’autore.

Passione e fede

Per capire la caduta di John Milton bisogna guardare un po’ nella sua vita. Milton nasce nel 1608 a Londra e cresce come puritano. Trova terreno fertile per la sua fede nella chiesa anglicana. Anche grazie ad uno dei professori di Cambridge approfondisce e traduce svariati passi della Bibbia. Durante lo studio della Bibbia e la ricerca della fede sente un moto importante che lo smuove e che lo porta a porsi molte domande ed a ragionare su questioni che mettono in luce la dualità dell’autore. Milton non riesce a spiegarsi come sia possibile che la seduzione delle cose di natura possa essere opposta alla redenzione dell’anima. Lui, di grande temperamento sanguigno e tutt’altro che remissivo, finisce per sviluppare una vera e propria ossessione della colpa determinata dai divieti che la fede pone ai suoi impulsi. Ad amplificare il tormento di Milton c’è il suo fervente amore per due fedi contrastanti. Milton infatti è un grande credente ma anche un repubblicano convinto, tanto da affiancare Cromwell nell’uccisione di Carlo I e restando al suo fianco per tutto il periodo che vede il parlamento al potere.

Doppia modalità di lettura della caduta di Lucifero

Come tutti sappiamo la monarchia torna al potere in poco tempo e Milton riesce a restare in vita solo grazie alle sue amicizie ma deve comunque pagare le conseguenze delle sue azioni. Così la caduta di Milton diviene la caduta dello stesso Lucifero e l’immedesimazione che l’autore attua rendere rivoluzionaria la figura del re degli Inferi. Lucifero smette di avere un aspetto terrificante al quale Dante aveva abituato i fedeli, qui conserva tutta la perfezione tipica degli angeli. Inoltre non sta immobile al centro della terra a fagocitare anime. No, con Milton anche la sede degli inferi è differente. Infatti se sulla Terra sorge dagli abissi il Pandemonium, la vera dimora dell’inferno risiede in Lucifero stesso. Con questo gesto Milton mette in atto un alleggerimento del peccato originale di importanza rilevante. Che lo abbia fatto in modo consapevole non si può sapere con certezza ma senza dubbio quella sua cedevolezza alla natura può averlo diretto verso la possibilità di salvare il pianeta scacciando la sede del male dal centro della Terra.

 

Paradiso Perduto

 

Johann Fuseli "Paradise Lost - Satan and the Birth of Sin"
Fonte foto: Wikipedia

Il primo eroe oscuro

Il risultato di questa immedesimazione crea una specie di eroe oscuro che nonostante tutto non riesce a mettere da parte la sete di vendetta. Infatti Lucifero durante il viaggio verso l’Eden e successivamente durante l’osservazione di Adamo ed Eva viene assalito non solo dal dubbio ma anche dalla paura, dalla compassione e si scopre essere tanto simile agli esseri umani da provare empatia. Tutti sentimenti che sceglie di reprimere per portare avanti la sua battaglia ma che nel monologo del libro IV ci regalano un momento di lettura ineguagliabile:

“Oh inferno! Cos’è che con tanto dolore
vedono qui i miei occhi? Creature d’altro stampo
innalzate a tal punto nel luogo della nostra
felicità, probabilmente nate dalla terra, non spiriti,
e tuttavia inferiori di ben poco
agli splendidi spiriti celesti; il mio pensiero
con meraviglia le segue, e le potrebbe amare, talmente
viva rifulge in loro la somiglianza divina,
così profonda in loro la grazia riversata dalla mano
che le formò. Coppia gentile! Voi non sapete quanto
sia ormai vicino il vostro mutamento, il momento
che tutte le delizie svaniranno, lasciandovi
preda del dolore, e più dolore tanto
quanto più dolce è ora il gusto della gioia; felici,
ma non sicuri abbastanza, per essere felici,
che sia per molto tempo, e questo luogo alto,
il vostro cielo, fu troppo mal difeso perché il Cielo
possa tenere lontano un nemico come quello che
vi è appena entrato; e che non vi è nemico si proposito,
anzi così sperduti potrei anche compiangervi, io
che pure non trovai compianto alcuno. Con voi
cerco un accordo, un’amicizia reciproca sicura
e così salda che io debba restare d’ora in poi
insieme a voi, oppure voi con me”

Il monologo prosegue e Lucifero arriva ad ammette di provare tenerezza per la loro innocenza e che se anche aborra il gesto che sta per compiere non può esimersi dal farlo.

Il dolore e la pena

Il dolore del quale parla Lucifero è quello che lui stesso ha provato durante la sua caduta ed è il dolore che Milton prova nella propria sventura. Il declassamento che porta a vivere nell’ombra entrambi e che impedisce di godere della bellezza e della felicità. C’è, in questo dolore, anche la consapevolezza del dolore che si vive nell’incoerenza tra provvidenza e libero arbitrio. Lucifero infatti si chiede perché queste creature innocenti siano state abbandonate tanto distanti dal Cielo. Dove “cielo” ha la lettera maiuscola perché in riferimento all’alto cielo in cui risiedono le creature di spirito. Perché crearle così inconsapevoli e con la possibilità di scegliere? Gli esseri umani sembrano quasi degli animaletti domestici abbandonati in una teca. Un esperimento da osservare solo quando le cose non vanno così come il Signore desidera.

Una punizione liberatoria

Lucifero viene punito per il suo gesto, una punizione esemplare ma anche una liberazione non solo per il mondo ma in qualche modo per Lucifero stesso. Il Lucifero tormentato di Paradiso Perduto viene tramutato in serpente, la stessa sorte tocca ai suoi seguaci, serpenti che non hanno memoria di ciò che erano prima della trasformazione. Il momento del cambiamento viene descritto con una cura tale da far vivere al lettore il momento in cui il re degli Inferi smette di sentire le gambe, diviene incapace di sollevarsi dal suolo e perde l’uso della parola. Così se l’inferno stesso è racchiuso in Lucifero ed egli non è più memore di nulla, del male stesso non resta che il Pandemonium vuoto. Ovvero: un parlamento infernale vuoto ed abbandonato popolato solo da sogni di gloria ormai lontani.