Che cos’è un epic fail? Letteralmente “fallimento epico”, al giorno d’oggi si usa questa espressione inglese per indicare una caduta di stile – o più semplicemente una figuraccia – compiuta da un personaggio famoso o da un brand e resa epica dalla risonanza mediatica che le viene riservata.
Tutti, anche nel nostro quotidiano, siamo stati attori o spettatori di scivoloni. Succede, ça va sans dire. È facile però immaginare come per una celebrity soprattutto nell’epoca dei social questo genere di momenti possano avere ripercussioni gravi come la perdita dell’immagine o dei clienti, per un’azienda.
L’origine di un epic fail può essere varia: una campagna pubblicitaria dal significato ambiguo, un commento o un post social, un paparazzo, una presa di posizione non condivisa. Insomma, aziende, celebrità e i loro uffici stampa devono stare sempre all’erta onde evitare di restare immortali sui social per motivi non sperati.
FIAT e la festa della donna
Il primo epic fail che vogliamo raccontarvi ha interessato FIAT. Nel 2013 in occasione della festa della donna il brand automobilistico ha voluto celebrare la giornata con un contenuto che ha decisamente disatteso le aspettative dei creativi che lo hanno pensato.
“Fiat festeggia le donne, solo per oggi i sensori di parcheggio sono inclusi nel prezzo”, questo il claim del post condiviso sulla pagina Facebook dell’azienda. Il post riprendeva il luogo comune per cui le donne sarebbero proverbialmente incapaci di parcheggiare.
Inutile dire che, anche se nove anni fa non si parlava ancora di “contenuti virali”, il post fece il giro della nazione e il pieno di commenti indignati. L’azienda si difese con un comunicato in cui dichiarava:
“Volevamo offrire a tutte le nostre clienti uno degli optional da loro più richiesti – i sensori di parcheggio – pensando di fare un pensiero gradito. Dai commenti raccolti sulla pagina Facebook e su altri siti italiani è evidente che una larga parte del nostro pubblico non ha gradito l’operazione. Non era certamente nostra intenzione offendere le donne italiane e per questo chiediamo scusa al nostro pubblico femminile. Inoltre, per evitare il perdurare di questo increscioso malinteso abbiamo ritenuto opportuno sospendere l’offerta che, naturalmente, confermiamo per chi l’avesse già richiesta”.
Uno scivolone così grande che i social media manager di Fiat decise addirittura di chiudere la pagina.
Inps e i commenti velenosi
Non è stata esente nemmeno INPS dalle bufere social. Un paio di anni fa l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale aprì una pagina Facebook chiamata “Inps per la famiglia” con lo scopo di avvicinarsi al cittadino e offrirgli assistenza e informazioni.
Erano i giorni del famigerato Reddito di Cittadinanza e la pagina fu letteralmente presa d’assalto dagli utenti che commentarono con migliaia di domande, richieste e dubbi. Tra questi, molti erano commenti espressi in italiano grammaticalmente discutibile o con toni poco educati.
Non si sa in quanti fossero deputati a rispondere e soprattutto se avessero avuto una formazione in fatto di customer care, si sa solo che a un certo punto si assistette a risposte come queste:
Dolce&Gabbana e lo spot cinese
Un esempio di scivolone d’alta moda è quello commesso da Dolce&Gabbana nel novembre del 2021 e ha interessato i consumatori asiatici. Con lo spot intitolato “Dolce&Gabbana ama la Cina” la casa di moda ha ottenuto solo il risultato di farsi odiare dal pubblico a cui era rivolto.
Le accuse? Stereotipi culturali, canoni di bellezza non condivisi e mancanza di un background culturale che avrebbe permesso una campagna ottimale.
A peggiorare l’epic fail fu però la condivisione di conversazioni private di Stefano Gabbana dove parlava dell’accaduto riservando parole poco carine alla nazione. Uno scivolone così grande e offensivo che la maison dovette annullare l’evento previsto provocando enormi danni di immagine ed economici all’azienda.
I due stilisti registrarono un video messaggio di scuse rivolto direttamente allo stato cinese, ma il perdono non arrivò tanto in fretta.
Saviano, lo scivolone che non ti aspetti
Roberto Saviano ha avuto la sua buccia di banana sulla quale scivolare. Scrittore e autore di fama internazionale, Saviano è stato protagonista di un fail proprio riguardante la sua materia, la lingua scritta.
Su un suo tweet del 2021 scrisse: “Khadz Kamalov, un giornalista coraggioso, è stato ucciso. 70 giornalisti russi uccisi in Russia. Qual’è il peso specifico della libertà di parola?”. Aggiunse l’apostrofo dove questo non ci va, e da uno scrittore questo non ce lo si aspetta.
Retweet a non finire non lasciarono correre sull’errore. Critiche alle quali lo stesso autore rispose così:
Ho deciso 🙂 continuerò a scrivere qual’è con l’apostrofo come #Pirandello e #Landolfi. r.
— Roberto Saviano (@robertosaviano) 21 Dicembre 2011
La lettera di troppo di Pamela
Ancora un errore grammaticale all’origine di un polverone mediatico. Protagonista Pamela Prati; la show girl italiana non è nuova agli “scandali” ma questo in particolare sembra essere nato innocentemente e senza premeditazione.
In una storia instagram la Prati dedica un messaggio affettuoso all’amica e collega Simona Ventura. Un messaggio talmente forte e sentito da aver avuto bisogno di un neologismo: avvolte, al posto di “a volte”.
Correttore automatico o semplice distrazione? La polemica è stata spenta nel giro di poche ore, sicuramente oscurata da un’altra più eclatante successa a qualche altra star!
Bergamasca, ma nomade per il nord d’Italia, classe 1989 e di professione navigo nel mondo del marketing e della comunicazione.
Mi contraddistinguo per la testa dura e la curiosità che mi portano ad interessarmi sempre a ciò che succede nel mondo. Amo l’arte in maniera viscerale, leggo sempre troppo poco per quanto vorrei, cucinare e camminare. Hermes mi da la possibilità di raccontarvi con le mie parole questi mondi e di portarvi a spasso con me.