più libri più liberi

Più libri più liberi: la Nuvola di cultura

Si è concluso domenica 10 dicembre uno degli appuntamenti più importanti  tra quelli organizzati nella Capitale e in tutta Italia dedicati al libro e alla lettura: Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria italiana. Una full immersion di 4 giorni – dal 6 al 10 dicembre, dalle 10 alle 20 no stop! – promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori,  in cui trionfa il piacere della lettura, mentre il libro si colora di quelle mille sfumature che lo contornano: conferenze di presentazione, reading, dibattiti, 650 eventi, novità e cataloghi per più di 500 editori,  stand, presenze di radio e tv.

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Il progetto

Il progetto è nato nel 2002 per offrire alle piccole case editrici una vetrina d’eccezione e dare loro più visibilità rispetto alle case editrici più famose, in concomitanza  con il periodo natalizio e con la propensione dei consumatori ad acquistare regali e magari qualche libro in più! Inoltre dal 2018 con il PLPL Busuness Centre è stato aggiunto un grande spazio di 500 mq per poter realizzare uno scambio diretto tra editori e operatori professionali. Numerosi eventi sono stati trasmessi  in diretta  streaming, per radio e per televisione. Tra i partner più importanti ricordiamo  il MIM – grazie al quale c’è  stata una numerosisima partecipazione delle scuole –,  il circuito delle Biblioteche di Roma, il Centro per il libro e la lettura, la Rai, la Camera di Commercio  di Roma e la Regione Lazio.

I dati nella Nuvola

Nella straordinaria location ideata da Massimiliano Fuksas, la Nuvola, in viale Asia 40 a Roma, come Centro Congressi a partire dal 2008 – che comprende al suo interno un enorme Auditorium (1850 posti), le sale conferenze (1330 mq) del piano terra, il foyer dell’auditorium (3500 mq) e l’area commerciale (3300 mq), il tutto racchiuso in una teca di cristallo bianco per questo definita la Nuvola – si è potuto tastare con mano il valore della lettura di oggi. Ecco i dati.

Crescono gli italiani che leggono: secondo l’indagine di Pepe Research per l’Associazione Italiana Editori (AIE)nel 2023 sono state il 74% le persone tra i 15 e i 74 anni che hanno letto almeno un libro a stampa (anche solo in parte), un e-book o ascoltato un audiolibro nei 12 mesi precedenti. Si tratta in valori assoluti di 32,8 milioni di persone. Nel 2022 l’indice di lettura era del 71%, del 68% nel 2019 pre-pandemia. Ma mentre è cresciuto il numero assoluto dei lettori, è diminuita  la percentuale di chi legge con frequenza almeno settimanale. I dati sono stati presentati da Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi di AIE e analizzati insieme a Marco Bo (Codice edizioni), Emanuela Bologna (ISTAT), Giuseppe Laterza (Forum del libro – Laterza editore), in un incontro in collaborazione con Aldus Up, progetto cofinanziato dalla Commissione Europea nel quadro di Europa Creativa.

Rispetto al 2022 è diminuita  la percentuale di lettori che legge almeno una volta a settimana (erano il 72% dei lettori, adesso sono il 67%), mentre parallelamente è aumentata  la percentuale di chi legge solo qualche volta all’anno, dall’8% al 13%.

In relazione ai nuovi strumenti di lettura, le statistiche dicono che un quarto degli utenti delle piattaforme social ha fruito di contenuti narrativi presenti sulle stesse piattaforme social o su piattaforme di condivisione di storie, ovvero 10,2 milioni di italiani. Tra questi, una percentuale del 15% non legge libri, e-book o ascolta audiolibri: equivale a dire che un 3% della popolazione preferisce la lettura diversa da quella del libro, a stampa o digitale. In questo contesto si comprende ancora di più l’importanza di questa fiera del libro per ribadire con decisione  il valore della lettura!

Gli eventi

Già nelle prime giornate c’è stata una notevole afferenza di pubblico ai vari eventi e negli stand per acquistare i libri. In particolar e nella seconda giornata, soprattutto di mattina, sono state numerosissime le scolaresche che si sono avvicendate a seguire le conferenze, a partire dalle scuole elementari ai licei. Nella terza giornata della Fiera della Piccola e Media Editoria, giornata dedicata ad ospiti nazionali e internazionali, c’è stato il pienone di pubblico  per l’incontro con lo scrittore statunitense Christopher Paolini e la scrittrice fantasy Licia Troisi, così come per David. W. Brown che ha delineato un quadro complessivo di grande interesse e suggestione sulla ricerca spaziale, con l’intervento di Paolo Nespoli e Marco Brancati e la moderazione di Emilio Cozzi. Inoltre tante iniziative sono state dedicate al tema della guerra e della storia. Da segnalare uno  in particolare che ha riguardato  la Banca d’Italia.

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Banca d’Italia e storia del Risorgimento

Il giorno 7 della manifestazione Più libri Più liberi, si è svolta la conferenza dal titolo “Guerre, denaro, finanza e Banca d’Italia: dall’ Unità’ d’ Italia alla Seconda Guerra Mondiale” a cura di Roberto Contessi, Riccardo De Bonis, Matteo Gomellini e Carlotta Rossi. Una conferenza di presentazione del Primo Tomo di Gianni Toniolo intitolato Storia della Banca d’Italia, in cui si  racconta la storia della prestigiosa Banca d’Italia in modo semplice e lineare perché venga compresa dagli alunni delle scuole. In particolare i relatori, alternandosi armonicamente tra di loro, hanno intrecciato la storia della Banca, spiegandone le funzioni e il significato all’interno della politica monetaria italiana, con la storia italiana a partire dal Risorgimento, e dall’Unità d’Italia fino alla Seconda Guerra Mondiale.  In modo originale,  attraverso le immagini di monete e banconote del passato  fino all’avvento dell’euro,  è stata raccontata la necessità di arrivare ad una moneta unica come esigenza di unificazione di una nazione, di un territorio, di una lingua e del popolo italiano tutto che nella seconda metà dell’ Ottocento  andava alla ricerca di un’identità e di un senso di appartenenza, mentre occorreva, parallelamente, regolare la politica finanziaria e monetaria nazionale dapprima e poi europea. Così anche nella Seconda Guerra Mondiale e successivamente nella formazione dei partiti italiani la banca centrale italiana  ha sempre sentito la necessità di separare lo stato e la politica dalla politica monetaria perché mantenesse salda la propria autonomia (B. Stringher).