Giuliana Dea se fosse dea in senso letterario sarebbe sicuramente la “Dea della Guerra”. In primis per il suo carattere forte, intransigente, verso se stessa, sopratutto. Giuliana, l’ho conosciuta leggendo, e l’ho rivista attraverso Claudia, il personaggio principale del suo romanzo d’esordio Per quest’anno le rondini non tornano, e mi sono chiesta, se quella ragazza una volta cresciuta sarebbe diventata una donna “con le contropalle in tutto e per tutto”. E Giuliana, è stata così carina, da concedermi di parlare e scrivere attraverso le sue risposte di quanto sia fondamentale crescere e diventare grandi, non solo con gli anni che vanno inesorabilmente su, ma con le esperienze, belle o brutte che la vita ci riserva.
L’autrice
Nata nella bella Milano nell’anno 1975, si diploma in sceneggiatura alla Scuola Civica di Tecniche Cinetelevisive di Milano e lavora come sceneggiatrice di soap per qualche anno. Terminata l’esperienza, comincia a lavorare nell’assistenza clienti e a scrive per suo il blog Ufficio Reclami. Colleziona racconti da proporre. Qualcosa di sconveniente è stato pubblicato nella raccolta Diverso sarò io (2015). “Per quest’anno le rondini non tornano” è il suo primo romanzo. E che romanzo!
Il libro
Edito da Book a Book, è entrato nelle case di molti italiani, in questo ultimo periodo. Non mi va di raccontarvi la storia di queste trecentocinquanta pagine ricche di grande personalità in ogni personaggio che ne contraddistingue la storia: semplicemente sappiate che di Claudia, il soggetto principale vi innamorerete o la odierete da subito, ma sicuramente, ritroverete qualcosa di voi nelle sue ventidue primavere e qualche rondine persa.
Ma lascio a lei la parola in questa schiettissima intervista:
Parlami un po’ di te, passioni, hobby, dubbi amletici, persone che ami, altre che cancelleresti, chi è Giuliana prima oltre ad essere una grande scrittrice?
“Togli ‘grande’ prima di scrittrice, per favore. Per definirmi uso spesso una citazione di uno dei film che preferisco, Fiori d’acciaio (se non lo hai visto recuperalo): non so se grattarmi l’orologio o caricarmi il culo. Poi non è così vero, perché in realtà mi rendo conto che le mie idee sono ben precise, so esattamente da che parte voglio stare, quella dei buoni tipo Atticus Finch. I miei riferimenti sono spesso cinematografici o letterari ma le storie e i personaggi che ho incontrato nella vita fanno un po’ parte di me e li uso senza problemi. Ecco, io spesso mi sveglio e davanti a quello che succede nel mondo penso ‘anche oggi avrei voluto essere Atticus Finch’, quello che difende un uomo innocente contro tutto e tutti e perde, ma se domani si trovasse di nuovo davanti alla scelta, fare la cosa giusta o quella facile, sceglierebbe di nuovo quella giusta. E qui ho citato Silente. Sono anche una lettrice di Harry Potter, forse sto già rispondendo a una delle domande successive.
Va da sé che non mi piacciono i cattivi, gli ignavi, gli ipocriti, quelli che si voltano dall’altra parte se c’è da chiamare un’ambulanza perché vanno di fretta e non possono perdere tempo, quelli che non riescono a essere empatici nemmeno se si sforzano e i cinici a tutti i costi. Non mi piace Voldemort, mi sta sul cazzo Cornelius Fudge e detesto Dolores Umbridge. Se avessi letto fino in fondo i Miserabili odierei pure Javert e fino a dove ero arrivata in effetti non l’ho trovato la persona che inviterei volentieri a cena.
Però non cancellerei nessuno. Le persone che fanno schifo servono come servono i buoni. Se non altro servono a spiegarti cosa potresti diventare se non stessi in guardia tutti i santi giorni. Va da sé che domani potrei nominare altri personaggi completamente diversi, oggi è così. Mi sto un po’ grattando l’orologio.
Oltre alle storie che leggo e vedo nei film, e ne ho lette e viste una modica quantità, mai quante avrei voluto e mai tutte quelle che dovrei per poter dire di avere una buona cultura letteraria e cinematografica, mi piace l’arte, mi piace la Storia, quella con la S maiuscola che secondo De Gregori dà torto o dà ragione, ma in realtà non è vero, la Storia non dà niente, dice solo come sono andate le cose, mi piace cantare e una volta, secoli fa, lo facevo anche in un coro in chiesa. Mi piace camminare per ore a cercare cose belle e da qualche anno mi sento un po’ Clara, la sorella di Benjamin MAlausséne che usa le foto per fare i conti con le sue emozioni. Poi mi piacciono gli animali di pezza. Ho una famiglia di peluche. Se mi regalano un pinguino sono contenta.”
Passione scrittura: da dove viene? Dalla tua infanzia? Oppure è scoccata la scintilla solo dopo aver capito che le superiori servivano a qualcosa?
“Non so da dove mi viene la passione per la scrittura che per quanto mi riguarda a volte è stata una maledizione. So che sono arrivata in prima elementare che conoscevo già l’alfabeto e che quando dovevo esprimermi già allora preferivo la scrittura a qualunque altro mezzo.
Poi la scrittura mi ha salvato la vita quando ero adolescente perché ho smesso di parlare con chiunque a parte con tutti i diari che ho riempito durante le ore di lezione a scuola. Ho cominciato a scrivere storie perché mi servivano mondi diversi in cui rifugiarmi. Non mi piacevo e mi inventavo personaggi che facevano le cose che io non riuscivo a fare. Niente di che. Anche solo parlare con qualcuno invece di restare muta in disparte. Io non lo facevo. Loro sì. Il fatto è che quando scrivevo esistevo e avevo un mio spazio. E me lo sono tenuto.”
Autori preferiti?
“Ho amato Pennac, che è finito anche nel mio romanzo. Ora non ci finirebbe più ma all’epoca la scoperta che si poteva scrivere a quel modo per me è stata una rivoluzione copernicana. Ma da bambina ho letto Agatha Christie. Ho cominciato a 10 anni, credo. Mia zia portava sempre gialli di Agatha Christie in viaggio quando veniva a trovarci. Li lasciava lì, e io li leggevo. Ci ho messo anni ma credo di averli finalmente letti tutti. Però se ne scopro uno che mi manca lo leggo subito, lascio giù qualsiasi altra cosa.
Ho amato Dickens, più tardi. Ho letto tutta Jane Austen, che ormai conosco a memoria. Ho amato Guareschi, un altro che rileggo quando mi serve. In genere quando devo ridere. Ho amato Piccole donne e Le piccole donne crescono, lo rileggo ogni anno. Ah, ho letto tutto quello che ha scritto J.K. Rowling, inclusi i gialli firmati come Robert Gailbraith. Ovviamente rileggo Harry Potter una volta l’anno, mi serve quando lavoro con i bambini (faccio la tata) ma è la scusa ufficiale. Ufficiosamente lo rileggo per me. Poi i Peanuts. E Zerocalcare.”
Un libro che parla anche di te? Un libro che invece parla con te? (So che è una domanda difficile ma ci tengo a fartela!
“Non so se c’è un libro che parla anche di me. Non ricordo libri in cui mi sono riconosciuta tanto. Ci sono stati momenti di libri in cui mi sono sentita coinvolta come se stessi vivendo io quella cosa. In Wonder per esempio c’è un momento toccante in cui la sorella di Wonder racconta della nonna che è la sua nonna, e la nonna glielo dice esplicitamente, perché per Wonder ci sono tutti, ne ha bisogno, ma lei sceglie la nipote perché non ha nessun altro. Quando la nonna muore lei si sente sola come non si è mai sentita. Non lo racconta a nessuno ma è di una tristezza infinita, è triste perdere l’unica che sembra essersi accorta della tua esistenza quando tutti gli altri sono troppo presi da cose molto più serie e gravi e ti lasciano sullo sfondo.”
Quando scrivi ascolti musica? Oppure preferisci il silenzio?
“Scrivo dove e quando capita perché passo molto tempo a elaborare mentalmente e quando mi scappa scappa. Rumore o meno. Comunque scrivo a casa di solito, o in posti tranquilli. A mano o al computer. Il rumore non mi dà fastidio ma non ho l’abitudine di ascoltare musica. Anche perché mi metterei a cantare. Ecco, ho ascoltato solo una volta musica. Classica. Mentre sistemavo una scena del romanzo. Era la Patetica di Beethoven.”
Quando hai iniziato a pensare alla storia di Claudia? E come hai fatto a delineare un personaggio così “strano” come Federico?
“Non ho iniziato a pensare alla storia di Claudia perché Claudia è comparsa da sola. Come tutta la storia. Federico era la rappresentazione di tutto quello che Claudia non riesce a esprimere. E non poteva sopravvivere nel mondo reale.”
In che personaggio ti rivedi maggiormente tra quelli di cui ha parlato nel libro?
“Mi rivedo in Claudia ma mi ci rivedo come ero a 22 anni. Adesso ho cambiato idea su un sacco di cose. Prima tra tutte l’aborto. E ora so un sacco di cose che Claudia nemmeno immaginava a 22 anni.”
Due cose che odi di Claudia? Due che ami follemente?
“A me Claudia sta terribilmente sul cazzo. Come mi stavo io sul cazzo alla sua età. Passa il tempo a farsi un sacco di seghe mentali quando dovrebbe prendere e limonare, scusa la brutalità. Poi a volte dovrebbe dire a sua madre che è ora di fare la madre invece di piantarla con i suoi fratelli di continuo. E dovrebbe piantarla di partire prevenuta con chiunque. Invece mi piace il modo in cui ama tutte le persone che si trova intorno, che non è mio e non so da dove sia uscito.”
Aneddoti simpatici riguardo la stesura di questo libro?
“Mentre scrivevo le rondini passavo le sere a raccontare le scene a una mia carissima amica, ci trovavamo dalle parti del Barrio’s dietro casa mia, chiacchieravamo, poi lei mi riaccompagnava a casa in compagnia del suo cane Rudi che è morto qualche anno fa. Ecco, adesso che sto scrivendo il nuovo romanzo mi manca parlarne con qualcuno mentre lo scrivo.”
Quale è stata la tua prima reazione quando hai visto il tuo libro proprio a forma di libro?
“‘Ma quanto ho scritto?’ E meno male! Meno male che questo libro, che consiglio vivamente al globo intero, dia modo, non solo a me, ma anche a molte altre persone di ritrovarsi, perdersi o semplicemente, non tornare. Anche se è primavera, anche se si dovrebbe, ma si sogna di rimanere dove si è. Forse qualcuno ci potrà pure attendere, forse no, ma la cosa fondamentale è saperci “aspettare” senza fretta da noi, senza che ci sia qualcuno, per forza al davanzale a contemplare che si apra il portone sotto casa nostra. Se invece, qualcuno, ci aspetta, ma guarda il cielo… beh quella è tutta un’altra storia!”
Grazie a Giuliana per questa opportunità più unica che rara!
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.