Il libro di Giulia Zollino risponde a queste domande senza retorica, focalizza il dibattito sui diritti e i doveri e si discosta dalle polemiche paternalistiche e giudicanti.
L’autrice, infatti, compie un vero e proprio viaggio partendo dal significato del termine, soffermandosi poi sulle varie realtà oggettive (lo sfruttamento e la tratta degli immigrati, le persone che comprano, la narrazione intrisa di moralità) e riportando infine la sua esperienza di ricerca sul campo.
Gli operatori che si occupano di sessualità sostengono a gran voce il loro desiderio di autodeterminarsi e la facoltà di scegliere in modo consenziente il mestiere che preferiscono. Vogliono essere liberi di esercitarlo alla luce del sole, vogliono pagare le tasse a testa alta, vogliono essere tutelati come gli altri cittadini italiani.
Sex work is work mette in luce tutto ciò.
“Questo libro non ha la pretesa di essere esaustivo, ma vuole essere un piccolo contributo in direzione della normalizzazione del lavoro sessuale e soprattutto della lotta contro lo stigma che colpisce le persone convolte in mercati sessuali. (G. Z.)”
La recensione
L’opera conta 62 pagine ed è composta da 5 capitoli, l’introduzione e la conclusione.
Il narratore è interno in quanto la scrittrice è testimone diretta degli accadimenti di cui narra. Ciò rende il testo in alcuni passaggi un po’ più riflessivo e intriso di pathos di quanto ci si aspetterebbe da un saggio, ma si tratta di un valore aggiunto: lo spazio dedicato all’emotività, ai dubbi e a una narrazione che tiene conto in primis degli esseri umani e poi del fenomeno, arricchisce l’esperienza di lettura e permette di immedesimarsi e seguire il ragionamento con facilità. Spesso questo fenomeno sociale viene narrato attraverso la fredda lente del giudizio, senza realmente entrare nelle cose, mentre l’opera di Zollino analizza i processi della mercificazione del corpo, le leggi che la regolamentano e gli eventi strettamente collegati senza dimenticare l’impegno civile, le situazioni di disagio di chi opera nel settore, i bisogni dei singoli e le necessità collettive.
Questo saggio diviene spunto di riflessione sulla condizione della donna in generale, sul patriarcato imperante e sul diritto sacrosanto di definirsi senza essere stigmatizzati.
“Lo stigma della puttana è un preciso dispositivo di controllo che non disciplina mai unicamente la sfera sessuale, bensì la condotta femminile nel suo complesso. […] è una minaccia costante: non essere aggressiva, non importi, non farti sentire né vedere. Scegli: o santa o puttana. (G.Z.)”
Approfondimento
È definito sex worker il lavoratore che offre prestazioni di natura sessuale in cambio di denaro. Oggi il termine è sdoganato grazie anche alle nuove piattaforme come Only Fans, in cui gli utenti vendono foto e video intimi, intrattengono relazioni virtuali e instaurano un legame con i propri clienti in cambio di un contributo mensile (abbonamento). I ragazzi appartenenti alla Gen Z si sentono più sicuri nel parlarne apertamente, rompendo un antichissimo tabù.
Eris Edizioni
Eris Edizioni è una casa editrice nata nel 2009 specializzata in opere che raccontano la società e il mondo da punti di vista insoliti, lontani dai circoli culturali elitari, dal basso. La collana di cui fa parte Sex Work is work è quella dedicata ai saggi brevi, ovvero BookBlock: un progetto dedicato alla pubblicazione di tutti gli opuscoli che possono essere “strumenti di autodifesa culturale”. Il prezzo di copertina è economico, solo 6 euro.
Chi è Giulia Zollino
Giulia Zollino è un’antropologa esperta di educazione sessuale. È una divulgatrice e si impegna nella sensibilizzazione della massa rispetto ai temi del sex work e della sessualità in generale. È molto attiva sui Social Network. Questo è il suo primo libro (2021, Eris Edizioni). Sempre della stessa autrice: Scopriti. Perché le battaglie femministe iniziano tutte dal corpo (2023, Mondadori).
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.