“Utet Grandi Opere” ha chiuso nel silenzio mediatico


Lo scorso 15 ottobre è stato registrato, senza che la notizia trapelasse subito,  il fallimento della Utet Grandi Opere, la casa editrice di dizionari e libri di pregio la cui fondazione risaliva al 1791. Un tempo Utet Grandi Opere faceva parte della casa editrice Utet, che oggi appartiene al gruppo DeAgostini; da anni non c’erano più legami tra le due società, come ha spiegato Utet tramite i suoi profili sui social network. Il fallimento di Utet Grandi Opere rientra nell’ambito della crisi generale delle case editrici di dizionari ed enciclopedie dovuta principalmente alla diffusione di Internet.

 

Sottolineamo che il fallimento riguarda solo la divisione “Grandi Opere” e non “Utet Libri”, come specificato dalla stessa casa editrice su Twitter: “Siamo davvero molto dispiaciuti per ‘Utet Grandi Opere’, ma ci teniamo a precisare che la notizia non riguarda Utet Libri. Noi continuiamo e continueremo a pubblicare come prima”, rispondendo agli utenti che hanno espresso rammarico per la notizia. La stessa è stata diffusa con un post su Facebook da Raffaele Simone, studioso di linguistica e di filosofia del linguaggio, con alle spalle un lungo insegnamento alla Sapienza: “Ricevo la comunicazione che la Utet Grandi Opere è stata dichiarata fallita. Dopo anni di pene e di gravissimi errori di gestione, chiude la più antica casa editrice italiana, a cui dobbiamo magnifiche collezioni di classici di ogni arte e di diverse scienze e una tradizione di dizionari, dal ‘Tommaseo-Bellini’ al ‘Battaglia’ al ‘De Mauro’ al mio (il ‘Grande dizionario analogico della lingua italiana’), di trattati e di enciclopedie che non ha pari al mondo, per non parlare di collezioni che hanno fatto la storia culturale d’Italia, come la ‘Scala d’Oro’ ”. Lo stesso Simone aggiunge la notizia   che di Utet Grandi Opere era già stato chiesto, otto mesi fa, al Tribunale di Torino il concordato preventivo. La giustificazione: “l’emergenza sanitaria avrebbe reso impossibile elaborare un piano di rilanci”. Gli azionisti della società editrice avevano deciso la liquidazione in una assemblea di fine marzo, come si legge su Soldionline. Si chiamava “Cose belle d’Italia”Ironico o no, questo fa pensare che tra le “cose belle d’Italia”, la Utet ha avuto sicuramente la sua parte, nella testimonianza di cultura e di coraggio imprenditoriale

 

Un po’ di storia

 

A fondare Utet Grandi Opere erano stati i librai Fratelli Pomba. Fu il figlio di Giovanni, Giuseppe Pomba (1795 – 1876) a trasformare la piccola bottega familiare in un’impresa editoriale e tipografica e a fondare la Utet nel 1854.Il nome della casa editrice era l’acronimo diUnione Tipografico-Editrice Torinese.  Fin da subito, quella che sarebbe diventata “Grandi Opere”, si occupò della diffusione del sapere enciclopedico, per poi allargare le pubblicazioni ai grandi classici.L’indirizzo editoriale era già tracciato nella mente di Pomba: le opere enciclopediche e quelle di vasta sintesi nei diversi campi del sapere. Nascono così le prime grandi imprese editoriali: “Biblioteca popolare”, “Storia universale di Cesare Cantù”“Enciclopedia popolare”.

 

Affermatasi definitivamente negli anni ’30, anche per merito della vendita rateale attraverso agenzie diffuse su tutto il territorio nazionale, a partire dal dopoguerra la Utet si specializza ulteriormente nelle “Grandi Opere”, tra le quali spiccano il “Grande dizionario enciclopedico” fondato da Pietro Fedele, il “Grande dizionario della lingua italiana” fondato da Salvatore Battaglia, il “Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti” diretto da Alberto Basso.Altro rilevante settore quello riservato ai “Classici”, che costituiscono una raccolta amplissima dei testi fondamentali del pensiero umano in tutti i campi, dalla letteratura (italiana, latina, greca) alla filosofia, dal pensiero politico a quello religioso, scientifico, storiografico e pedagogico.Forte di una tradizione editoriale specializzata che risale alla metà dell’Ottocento, la Utet vanta una posizione di rilievo anche nel settore giuridico (riviste specializzate, raccolte di leggi e commentari, manuali universitari, editoria elettronica) e in quello della medicina e delle scienze tecniche.

 

A cavallo tra gli anni ‘80 e ’90, la casa editrice attraversa un periodo di forte espansione.Nel 1985 viene costituita la consociata Utet Libreria, nel 1988 nasce Utet Periodici Scientifici e nel 1990 viene acquisita la casa editrice Petrini. Nel 1995, in partnership con Messaggerie Italiane, viene acquisita Garzanti Editrice, della quale Utet manterrà poi il pieno controllo nel settore delle vendite rateali (Garzanti Grandi Opere), delle opere linguistiche (Garzanti Linguistica) e della scolastica (Garzanti Scuola). Nel 2002 la Utet viene acquisita dal Gruppo De Agostini Editore, che detiene ancora oggi la proprietà del marchio.

 

In merito a questo eclatante fallimento vengono facili alcune riflessioni. Innanzi tutto chiediamoci quanto possa essere accettabile la crisi delle case editrici di dizionari ed enciclopedie a favore dell’era della digitalizzazione. È davvero molto facile oggi avere notizie su qualsiasi argomento, chiarimenti sui significati e sull’etimologia della parola, che quasi non ci si rende conto dell’enorme portata della conoscenza a cui si può accedere con un solo clic. Un patrimonio così vasto e così facilmente fruibile, tanto che diventa scontato, che quasi sembra  impoverire e sminuire l’importanza del sapere. Un tempo veniva custodito, gli veniva dato un valore nel raccoglierlo con passione nel tempo. È questa immediatezza offerta in ogni istante, in ogni luogo e a chiunque, che ha messo in ginocchio le imprese che operano nel settore, senza nessuna eccezione, neppure per quelle che come Utet Grandi Opere, hanno segnato la storia del nostro paese. Le vecchie generazioni ricorderanno i sacrifici dello studio enciclopedico, la dedizione e il tempo che si impiegava per imparare e approfondire un argomento, con l’emozione di apprendere respirando il profumo della carta stampata. Ai giovani di oggi invece basta un cellulare, per trovare di tutto e di più. Il vero e il falso, il giusto e il suo contrario, l’etico e il meno etico,  senza nessuna fatica, senza discernimento, senza attenzione, senza sacrificio. Ciò che internet offre avrebbe bisogno di essere collocato esattamente nel contesto di crescita di un giovane, al momento opportuno e con la guida e la supervisione degli adulti, così come succedeva quando i ragazzi di diversi decenni fa avevano come compito a casa la famosaricerca di approfondimento. 

 

In conclusione, un’amara constatazione. La “Utet Grandi Opere” aveva un sito che è stato spento. Rimane invece ancora aperta la sua pagina Facebook. L’ultimo post è una citazione di Oscar WildeÈ assurdo immaginare una regola per cosa si dovrebbe o non si dovrebbe leggere. Bisognerebbe leggere tutto. Più della metà della cultura moderna dipende da ciò che non si dovrebbe leggere”. Suona paradossale che così si congedi, almeno sui social, uno dei marchi editoriali che hanno fatto la storia d’Italia.