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Catherine Deneuve è una delle ultime leggende del Cinema rimaste in vita. Incarnazione di una sensualità delicata ed eterea, Catherine si è sempre distinta per il carattere forte e tenace, espresso in ogni momento della sua vita, tanto a livello professionale quanto personale.
L’attrice, modella, cantante e produttrice cinematografica francese è ancora oggi considerata una delle più grandi interpreti di sempre. Dopo aver ricevuto il Leone d’Oro alla carriera nella scorsa Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, quest’anno invece sarà omaggiata durante il Festival di Cannes. La giuria, infatti, le ha dedicato il poster ufficiale, che coincide con una foto scattata in Costa Azzurra il 1 giugno 1968. Allora Catherine si trovava sul set del film La Chamade di Alain Cavalier: sullo sfondo, compariva la spiaggia di Pampelonne.
Scopriamo come questa attrice europea dai folti capelli biondo platino è riuscita a costruirsi una carriera senza subire lo stigma della ragazza immagine.
Fonte foto: Harper's Bazaar
L’infanzia. Una figlia d’arte dal futuro promettente
Catherine Deneuve, figlia d’arte, è nata a Parigi il 22 ottobre 1943: i suoi genitori, entrambi doppiatori, erano Maurice Dorléac e Renée Deneuve. Ha inoltre avuto tre sorelle, di cui una da un altro padre, rispettivamente: Françoise (deceduta prematuramente a 25 anni in un incidente d’auto e con la quale ha recitato nel famoso musical Les Demoiselles de Rochefort ), Sylvie e Danielle.
Quando era ancora una ragazzina, Catherine iniziò ad apparire in alcuni spot pubblicitari, comprese delle particine in film di scarsa importanza, cosa che la portò a non desiderare più una carriera nell’audiovisivo. Ma l’aiuto di sua sorella Françoise si sarebbe presto rivelato prezioso, perché fu introdotta al regista Jacques Demy, che la scritturò per una parte del film Les Parapluies de Cherbourg (1964).
Catherine (a destra) e Françoise sul set di Les Demoiselles de Rochefort Fonte foto: SF Chronicle Datebook
La consacrazione a diva
Il film di Demy proiettò la giovane Catherine nello star system. Le sue doti attoriali emersero nei film dei più grandi registi dell’arte cinematografica, come Roman Polanski, che la volle nel suo capolavoro thriller Répulsion (1965), oppure Luis Buñuel, che la diresse in Belle de jour (1967). L’interpretazione di quest’ultimo è stata inserita da Premiere Magazine tra le migliori 100 di sempre.
Alla loro uscita entrambi i film fecero scandalo: nonostante trattino rispettivamente di sessuofobia e disinibizione, possono comunque essere considerati “affini”. Se nel primo Catherine interpreta una donna che rifugge qualsiasi tipo di contatto fisico, cadendo presto in paranoia, nel secondo è l’annoiata moglie di un medico che cerca rifugio in una casa di tolleranza, dove può dare sfogo alle sue pulsioni.
Fonte foto: Harper's Bazaar
Il nome di Catherine Deneuve comparve anche in importanti produzioni italiane, dove recitò accanto ad alcuni dei più grandi divi nostrani. Ad esempio, fu la coprotagonista di Vittorio Gassman in Anima persa (1977), film diretto da Dino Risi e tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Arpino, ma recitò anche con Marcello Mastroianni ne La Cagna (1972) per la doppia regia di Dino Risi e Mauro Bolognini. A questi si aggiungono film con divi del calibro di Omar Sharif e Jack Lemmon.
Tornò a lavorare per François Truffaut negli anni Ottanta apparendo ne L’ultimo metrò, dopo che avevano lavorato insieme in La mia droga si chiama Julie (1969). Il suo impegno nel cinema non si è mai interrotto, ma anzi è sempre proseguito portando Catherine a una maturazione impressionante, tanto da farsi dirigere da nuove generazioni di registi emergenti, come François Ozon e Lars Von Trier.
Nasce a Milano il 31 agosto 1998 da madre e padre egiziani, originari del Cairo e cresce con il piede in due staffe: da un lato, viene educata in seno alla cultura italiana, ampiamente assorbita sui banchi di scuola iscrivendosi al liceo classico, dall’altro si nutre di tutto ciò che ha a che fare con il mondo arabòfono. Di fatto è bilingue, ma non chiedetele quale dei due idiomi preferisce: sarebbe come scegliere tra mente e cuore. Inoltre, mentre cerca di capire cosa fare da grande (in verità le piacerebbe tornare bambina e passare i pomeriggi a guardare cartoni animati alla televisione), si dedica alla scrittura di articoli online per testate giornalistiche.