Drive-in il sogno americano dalle sue origini ad oggi

Drive-in: il sogno americano dalle sue origini ad oggi

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1978. Al cinema esce la commedia musicale destinata a diventare un cult anche per le generazioni future, “Grease”. Sicuramente, avrete tutti, almeno una volta nella vita, assistito alle vicende amorose del dongiovanni della scuola Danny Zucco e di Sandy, la ragazza ligia alle regole che gli ha rapito il cuore.

Ebbene, ricorderete allora anche la famosa scena girata al drive-in, nella quale il personaggio di John Travolta cerca di arrivare ad un approccio “più diretto” con la sua amata, interpretata da Olivia Newton-John (salvo poi ricevere un bel due di picche e ritrovarsi, da solo, a dedicare una struggente canzone alla ragazza).

Quello che ci interessa, oggi, non sono le vicende dei due innamorati, bensì la location sopra menzionata. Dite la verità, quanti di voi hanno sognato, anche solo per un istante, di poter vivere quell’esperienza così lontana, ormai, dai nostri usi?

Le origini del drive-in

6 giugno 1933, Pennsauken, pochi chilometri da Philadelphia: viene aperto il primo drive-in.

Dal fascino retrò, capace di incarnare l’eleganza degli anni Trenta, la versione ufficiale di come questo luogo di ritrovo sia stato ideato non è, poi, così romantica. Si narra, infatti, che il suo inventore, Richard Hollingshead, un rivenditore di parti di ricambio per automobili, ebbe l’innovativa idea di dar vita al drive-in perché sua madre, una donna un po’ in sovrappeso, non riusciva a sedersi comodamente nelle poltrone dei cinema di allora (all’epoca richiamanti ancora la struttura lussuosa dei teatri degli anni Venti).

La soluzione al “problema” della madre balenò nella mente di Hollingshead una sera del 1932: fece sistemare la donna comodamente sul sedile dell’auto di famiglia, dopodiché fissò un lenzuolo tra due alberi in giardino e vi proiettò un film. L’idea piacque così tanto che, successivamente, l’uomo decise di farla diventare il suo business: nel tempo, cercò diverse soluzioni affinché l’esperimento fatto con la sua famiglia migliorasse e potesse essere fruibile da un ampio pubblico. Nel maggio del 1933, con alcuni parenti, costituì una piccola società e registrò il brevetto della sua invenzione.

Arriva così il 6 giugno, data della prima proiezione di un film al drive-in. L’audio era diffuso da altoparlanti direzionali (negli anni successivi, questi furono sostituiti da piccoli altoparlanti posizionati su paletti, uno per ogni auto) e la pellicola prescelta fu la commedia inglese “Beware wife”; il biglietto d’ingresso costava 25 centesimi e, quella sera, fu un vero successo: il primo drive-in della storia registrò il tutto esaurito!

Drive-in: l’alternativa al cinema che ebbe un gran successo

Quest’idea ebbe, nel successivo ventennio, un successo clamoroso negli Stati Uniti: se, nei primi dieci anni dal suo debutto, i drive-in aperti furono un centinaio in tutti gli Stati Uniti, negli anni Cinquanta ne esplose la moda, e il numero arrivò a superare addirittura i quattromila.

Sicuramente, per gli imprenditori questo fenomeno rappresentò enormi potenzialità di guadagno: l’economicità dell’ingresso per gli spettatori ne favoriva la presenza agli spettacoli e il costo per arrangiare un drive-in era sicuramente inferiore rispetto alla costruzione e alla gestione di un cinema. Inoltre, la maggior parte dei guadagni non derivava dal costo del biglietto in sé, quanto dalla frequente consumazione del binomio Coca Cola-popcorn: pensate che, addirittura fino al 90% del costo di questi snack, può rappresentare un guadagno per l’imprenditore. Un binomio davvero vincente: come si suol dire, minima spesa, massima resa.

Una piccola curiosità: si dice che l’usanza di gustare popcorn mentre si guarda un film in sala nasca proprio dal drive-in; nei lussuosi cinema dell’epoca, infatti, difficilmente si poteva entrare con cibo da mangiare con le mani.

Drive-in: il declino di un mito americano

Abbiamo visto come, nel ventennio successivo al suo ingresso nel mondo dell’entertainment, il drive-in abbia spopolato tra gli americani. Che cosa è successo, allora, per farne diminuire la sua presenza a circa quattrocento sedi in tutti gli Stati Uniti e appena un centinaio nel resto del mondo?

Sicuramente sono stati più fattori ha contribuire alla chiusura. In primis, l’avanzare della qualità di video e audio delle pellicole nei cinema, grazie allo sviluppo continuo di nuove tecnologie. Se, infatti, negli anni Cinquanta la qualità tra cinema e drive-in non era così diversa, successivamente lo stacco si fece sempre più notevole, spingendo il pubblico a preferire il primo al secondo.

Inoltre, dobbiamo considerare anche fattori sociali della cultura americana. Negli anni di successo del drive-in, parteciparvi era uno status sociale: le famiglie che partecipavano avevano una macchina e i soldi per poterselo permettere. Oggi, quasi tutti possiedono un tenore di vita tale da potersi permettere entrambi, pertanto non rappresenta più l’eccezionalità rispetto al resto della popolazione meno abbiente.

Infine, tra gli altri, va annoverato anche il fattore costo: dati i bassi investimenti necessari per la sua costruzione, spesso il drive-in apparteneva a piccole società di famiglia, delle quali le generazioni future non hanno voluto continuare l’attività. Inoltre, questi spiazzi erano spesso adibiti nelle periferie delle città: col tempo, e lo sviluppo urbano, sono stati inglobati da esse. I prezzi dei terreni sui quali sorgevano sono schizzati alle stelle: questo, assieme al sempre minor pubblico frequentante, ha spinto molti proprietari a vendere il terreno, per prezzi molto più alti rispetto al costo d’acquisto.

Drive-in: un possibile ritorno?

Oggigiorno, ascoltando il telegiornale alla televisione o leggendo un quotidiano, vi sarete accorti che si è tornati a parlare di drive-in. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, infatti, impone rigorose regole di distanziamento sociale e ancora non si sa come, e soprattutto, quando, cinema e teatri potranno tornare a essere luogo di ritrovo per famiglie e amici.

L’idea di godersi, comunque, la proiezione di un film diventerebbe fattibile, nel rispetto delle regole, se le città aderissero all’iniziativa di predisporre spazi dedicati proprio a questa tipologia di cinema alternativa. Negli Stati Uniti, il Wall Street Journal definisce i drive-in come “luoghi che sembrano essere stati fatti apposta per una pandemia globale” e, sembra, che i pochi rimasti si stiano prendendo la loro rivincita, tornando di moda nel panorama dell’intrattenimento.

Al momento, in Italia è ancora un’ipotesi quella di tornare al cinema in pieno stile anni Cinquanta, ma diverse iniziative stanno a mano a mano prendendo piede in vari Comuni. Che dite, sareste favorevoli a sperimentare questa alternativa? Personalmente, lo troverei decisamente divertente. In fondo, ho sempre sognato di ritrovarmi, un giorno, nei panni dei protagonisti del mio musical preferito (con un diverso finale, ovviamente)!


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