Ed eccoci arrivati, anche in quest’anno particolare, alla cerimonia degli Oscar 2021, dove sono stati premiati i migliori prodotti e i migliori protagonisti del cinema targato 2020. Infatti, proprio questa notte, tra il 25 ed il 26 di aprile, con almeno un paio di mesi di ritardo rispetto al solito, è andata in onda la premiazione più attesa e più spettacolare dell’anno in ambito cinematografico.
Come dicevo, questa è stata una delle edizioni più particolari di sempre, e questo perché pochissimi, per non dire rari, film nominati sono usciti in sala: la quasi totalità delle pellicole presenti in questa serata, infatti, li abbiamo visti direttamente in streaming a causa delle chiusure dei cinema, una delle tante conseguenze della pandemia. Questo “piccolo” particolare ha dato l’impressione generale che questa fosse un’edizione “scarsa”, ossia che il livello qualitativo fosse più basso rispetto al solito. A mio parere queste voci derivano solo da una percezione dovuta dall’allontanamento del pubblico dalla sala: l’impressione che i film visti sdraiati comodamente sul divano o, ancora peggio, visti sullo schermo di un PC o di uno smartphone valgano meno di quelli che andiamo a vedere sul grande schermo di una sala cinematografica, ancora persiste salda nel nostro immaginario.
Un altro fattore importantissimo, sempre secondo me, è dato dal livello meno “pop” dei nomi presenti durante la serata, soprattutto se confrontati con quelli dell’anno scorso: se facciamo un veloce confronto tra le due edizioni, l’anno scorso erano presenti nomi come Tarantino e Scorzese alla regia, e film che hanno fatto tanto parlare di sé come Parasite, Joker e Jo Jo Rabbit, oltre alla schiera di attori/attrici dal grande fascino popolare seduti in platea. Capisco che, quest’anno, l’impressione è di avere una cerimonia vuota, semplicemente perché il taglio dei film in gara pare essere più indipendente, più cinefilo e per la maggior parte in mano a degli sconosciuti, o quasi, ignoti al grande pubblico. Senza ombra di dubbio, un altro fattore di penalizzazione è stata la difficoltà di reperirli tra piattaforme streaming, siti on-demand e uscite posticipate. Resta comunque il fatto che, ad un’attenta analisi, ci si può accorgere dell’alta qualità dei film in gara, soprattutto di quelli premiati.
Highlights della serata, tutti d’un fiato
Matthew Maconaghy, in versione Jesus Christ Superstar texano, dà il benvenuto alla riapertura delle sale, mostrandoci tanti trailer delle prossime uscite cinematografiche (che emozione, noi non vediamo l’ora!). Paillettes, lustrini, colori colorati e tessuti presi in prestito da ogni ambito del nostro quotidiano (come ci dimostrano Amanda Seyfried ed il suo abito rosso fuoco fatto con della carta crespa oppure Carey Mulligan vestita da Ferrero Roches o, ancora, Laura Dern ed il suo amico struzzo) invadono il Red Carpet, ma tutti a distanza di sicurezza per fortuna: anche perché sono tutti senza mascherina e questo è un vero shock per me, non sono più abituata a vedere gente che non la indossa! Ma è arrivato il momento di ignorare il presentatore ed i suoi intervistati in primo piano e gettare un occhio sullo sfondo, per farci due risate: la lounge, piena di divanetti in pieno stile terrazza-di-hotel-di-tendenza-in-località-marina-di-tendenza, con tanto di lanterne simil-orientali appese sopra la testa degli avventori (saranno veri almeno loro?), è frequentata da bella gente, via via sempre più ubriaca. Che sorpresa! Ci sono i titoli di testa! Sembra un film! E che scenografia! Una sala che pare provenire da uno speakeasy anni ’20, intima, con lampade sui pochi tavolini presenti, posti ad anfiteatro, e un sipario blu molto maestoso… sembra quasi di stare all’Overlook Hotel! Per la seconda volta nella storia dell’Academy una regista donna vince l’Oscar e per la prima volta è anche una regista donna cinese. Quante chiacchiere quando ritirano il premio! Un grazie a tutti basterebbe, non c’è bisogno di nominare tutte le pagine bianche della vostra provincia d’origine! Ci fanno sapere un dettaglio super importante: la statuetta dell’Oscar pesa quasi 5 kg. Per favore, date un Oscar supplementare alla signora Yuh-Jung Youn per la straordinaria verve e per l’eccezionale spirito («…finalemente mr. Pitt! Finalmente la conosco!») che ci ha fatto fare quattro risate tra i vari temi importanti che sono stati trattati dai vincitori per tutta la serata. Un altro meraviglioso momento: vedere Glenn Close ballare il “Da Butt” a 74 anni non ha prezzo, anche lei, grande spirito. Evvai! Anche quest’anno, nonostante le tre meritatissime nomination (miglior canzone originale, migliore trucco e parrucco e migliori costumi) l’Italia non porta a casa nemmeno un Oscar; forse dovremmo rivedere qualche piano. Come ogni anno, è stato fatto il toccante omaggio a tutte le figure del mondo del cinema scomparse nell’anno precedente sulle note di “As” di Stevie Wonder, tra le quali ricordiamo Sean Connery, Ennio Morricone e Chadwick Boseman; so che quest’anno è stato un anno tremendo e pieno di vittime, ma forse una carrellata lievemente meno veloce, giusto per aver il tempo di leggere i nomi di chi non c’è più, sarebbe stata più rispettosa. Ma ora andiamo alla parte più interessante di tutte:
Le premiazioni (in grassetto i vincitori)
Miglior film:
Una donna promettente
The Father – Nulla è come sembra
Judas and the Black Messiah
Mank
Minari
Nomadland
Il processo ai Chicago 7
Sound of Metal
Miglior regista:
Lee Isaac Chung per Minari
Emerald Fennell per Una donna promettente
David Fincher per Mank
Thomas Vinterberg per Un altro giro
Chloè Zhao per Nomadland
Miglior attrice protagonista:
Viola Davis per Ma Rainey’s Black Bottom
Andra Day per The United States vs. Billie Holiday
Vanessa Kirby per Pieces of a Woman
Frances McDormand per Nomadland
Carey Mulligan per Una donna promettente
Miglior attore protagonista:
Riz Ahmed per Sound of Metal
Chadwick Boseman per Ma Rainey’s Black Bottom
Anthony Hopkins per The Father – Nulla è come sembra
Gary Oldman per Mank
Steven Yeun per Minari
Miglior attrice non protagonista:
Maria Bakalova per Borat – Seguito di film cinema
Glenn Close per Elegia americana
Olivia Colman per The Father – Nulla è come sembra
Amanda Seyfried per Mank
Yuh-Jung Youn per Minari
Miglior attore non protagonista:
Sacha Baron Cohen per Il processo ai Chicago 7
Daniel Kaluuya per Judas and the Black Messiah
Leslie Odom Jr. per Quella notte a Miami…
Paul Raci per Sound of Metal
Lakeith Stanfield per Judas and the Black Messiah
Migliore sceneggiatura originale:
Will Berson e Shaka King per Judas and the Black Messiah
Lee Isaac Chung per Minari
Emerald Fennell per Una donna promettente
Darius Marder e Abraham Marder per Sound of Metal
Aaron Sorkin per Il processo ai Chicago 7
Migliore sceneggiatura non originale:
La tigre bianca
Borat – Seguito di film cinema
The Father – Nulla è come sembra
Quella notte a Miami…
Nomadland
Migliore film internazionale:
Un altro giro (Danimarca)
Collective (Romania)
The Man Who Sold His Skin (Tunisia)
Quo vadis, Aida? (Bosnia ed Erzegovina)
Shàonián de nǐ (Hong Kong)
Miglior film d’animazione:
Onward – Oltre la magia
Over the Moon – Il fantastico mondo di Lunaria
Shaun, vita da pecora: Farmageddon – Il film
Soul
Wolfwalkers – Il popolo dei lupi
Migliore fotografia:
Judas and the Black Messiah
Mank
Il processo ai Chicago 7
Nomadland
Notizie dal mondo
Miglior montaggio:
Il processo ai Chicago 7
The Father – Nulla è come sembra
Sound of Metal
Una donna promettente
Nomadland
Migliore scenografia:
Mank
Notizie dal mondo
Tenet
The Father – Nulla è come sembra
Ma Rainey’s Black Bottom
Migliori costumi:
Emma
Pinocchio
Mulan
Ma Rainey’s Black Bottom
Mank
Miglior trucco e parrucco:
Pinocchio
Elegia americana
Emma
Ma Rainey’s Black Bottom
Mank
Migliori effetti speciali:
L’unico ed insuperabile Ivan
Mulan
Tenet
The Midnight Sky
Love and Monsters
Migliore colonna sonora:
Da 5 Bloods – Come fratelli
Minari
Notizie dal mondo
Mank
Soul
Migliore canzone originale:
Fight For You in Judas and the Black Messiah
Hear My Voice in Il processo ai Chicago 7
Husavik in Eurovision Song Contest
Io sì (Seen) in La vita davanti a sé
Speak Now in Quella notte a Miami…
Miglior sonoro:
Sound of Metal
Soul
Mank
Greyhound – Il nemico invisibile
Notizie dal mondo
Miglior documentario:
El agente topo
Collective
Crip Camp: disabilità rivoluzionarie
Il mio amico in fondo al mare
Time
Miglior cortometraggio:
Feeling Through
The Letter Room
The Present
Due Estranei
White Eye
Miglior cortometraggio documentario:
Colette
A Concerto is a Conversation
Do Not Split
Hunger Ward
A Love Song for Latasha
Miglior cortometraggio d’animazione:
Genius Loci
Ja-Folkio
Opera
Se succede qualcosa, vi voglio bene
La tana