E passato poco tempo dalla nostra “semilibertà” e siamo finalmente usciti da casa, ma qualche giorno fa è uscito nelle sale italiane “State a casa”. Il nuovo film targato Roan Johnson, che al di là del titolo, non è una pellicola incentra sulla pandemia, anzi, come sottolinea il regista: “Qui il Covid è una sorta di scusa”. Il virus di cui parla è qualcosa di insito nella natura umana: “L’avidità, l’egoismo, la gelosia, la possessività è la parte peggiore della nostra società”.
A mostrarci i peggiori lati umani sono quattro coinquilini interpretati da Dario Aita, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani e Martina Sammarco. Essi si trovano bloccati dalla pandemia e chiusi in lockdown all’interno di un piccolo appartamento a Roma dove troveranno l’occasione di fare soldi facili a scapito del loro ambiguo padrone di casa di nome Spatola, interpretato da Tommaso Ragno. Nel cast anche un portiere e una donna delle pulizie moldava interpretati da Fabio Traversa e Natalia Lungu.
Di questo film il regista parla cosi: “Non c’è un personaggio totalmente positivo o negativo, come poi sono gli esseri umani. Forse il più cattivo è Spatola. La nostra natura duplice è stata estremizzata dal Covid e dalla pandemia. In questa bolla abbiamo dovuto far fronte ai nostri demoni e ai nostri mostri. Il Covid ci ha fatto fermare e guardare allo specchio. In vitro veritas dentro questo laboratorio, in quella piccola casa, mi sono chiesto: se i nostri peggiori istinti prevalessero dove andremmo a finire? Questo è l’ammonimento e il vaccino che vorrebbe portare questo piccolo film”
La pellicola è stata girata tra novembre e dicembre in un’unica location all’interno di un palazzo nella città di Roma. “Anche se l’unico elemento romano veramente è il portiere. La città non viene infatti mai nominata. Siamo rimasti vaghi perché è una storia che sarebbe potuta avvenire ovunque… a Torino o a Milano, così come in Francia o a New York”, specifica Johnson che prima di iniziare a riprendere ha fatto due settimane di prove dentro quell’appartamento.
Insomma un film che parla, in stile noir, e anche un po’ dark, con qualche elemento di terrore di quanto la paura e di quanto la vera guerra, l’abbiamo vissuta tra le mura di casa nostra e non necessariamente fuori. Anche se cosi, molto spesso ci hanno fatto credere.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.