Tiriamo le somme sulla settantasettesima mostra del cinema di Venezia

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Cos’è successo alla settantasettesima edizione della Mostra del cinema di Venezia? Dal punto di vista della sicurezza è stata sicuramente impeccabile: neanche un contagio, il festival non ha spostato un solo evento in forma virtuale ed ha utilizzato tutte le risorse possibile per dimostrare che non solo si può andare al cinema, ma che si possono guardare spettacoli per ore, per giorni interi senza che il Covid rappresenti una minaccia.

 

Una mostra perfetta almeno fino alle premiazioni? Infatti la domanda che alcuni si pongono è se questa attenzione per la sicurezza non sia andata a discapito dell’attenzione della giuria nei riguardi della valutazione dei film in concorso.

 

Vale la pena a questo punto chiedersi, prima di vedere in che modo sono stati assegnati i premi, quale sia il metro di valutazione che dovrebbe essere preso in considerazione per una manifestazione di tale portata.  Ovviamente non esistono regole scritte, quello che non bisogna dimenticare è che si tratta di una evento che ospita pellicole provenienti da ogni parte del mondo e per questa ragione incredibilmente diverse e ricche di quella personalità dettata dai differenti luoghi di origine. Proprio sulla base di questo, è possiblile affermare con certezza che la mostra forse non è stata in linea con le edizioni che la hanno preceduta e forse proprio per questo apprezzabile.

 

Questa edizione incerta, che doveva non esserci, ha finito per essere l’edizione anomala: quella dove i grandi nomi sono stati esclusi ma come sottolinea la presidente della giuria Cate Blanchett, nessuna decisione è stata presa alla leggera.

 

La serata delle premiazioni inizia con un sentito discorso introduttivo di Anna Foglietta “ma ce la vogliamo fare una promessa? Vogliamo provare a cercare adesso un luogo segreto dove nascondere fra la testa e il cuore, il ricordo più prezioso di questa edizione. Io voglio metterlo qui sulla mia guancia, come un bacio schioccato e dentro ci metto gli occhi di tutti quanti voi. Gli occhi di persone così intelligenti, piene di talento, curiose! Che di certo si, guarderanno al futuro con speranza. Ma! Adesso: hanno una forza esplosiva ed io, questo non lo dimentico! […] Adesso? Io adesso mi sento come una regina, ho lo scettro. Ma ce l’ha anche lei signora e anche lei , anche lei”.

 

Anna Foglietta si sente come una regina, perché non solo la presidente della settantasettesima edizione è Cate Blanchett, ma anche perché a vincere è Nomadland, un film con una regista (Chloé Zhao), che ha come attrice protagonista una donna di nome Fern (interpretata da Frances McDormand) e affronta temi attuali e controtendenza.

 

Infatti chi contesta la vittoria del film poiché di nazionalità americana e girato da Chloé Zhao, già famosa per il blockbuster The Eternal, in uscita per il 2021. Finisce per sminuire il fatto che Nomadland rimane di indiscutibile bellezza. In questo lavoro Chloé Zhao è riuscita a presentare la vita dei senzatetto in modo diverso, ossia dal punto di vista dei senzatetto stessi. La storia è quella di Fern, una donna che dopo essere rimasta vedova perde tutti i suoi averi e inizia a vagare fra la natura brulla e selvaggia del Nevada. Il trascorrere del tempo viene scandito dalle ampie riprese dei deserti rese ancora più suggestive dalle musiche di Ludovico Einaudi. Nel suo viaggio Fern incontra molte persone nella sua stessa situazione, si tratta di personaggi reali. Senzatetto per scelta, perché in questo modo hanno trovato loro stessi e si sono accorti di come condurre una vita fuori dalla società imposta permetta di essere liberi di assaporare la solidarietà. Una vita diversa dove la serenità è possibile perché in questa tipologia di esistenza l’individualismo non ha motivo di esistere. Quando Fern inizia questo viaggio è una donna sola che non sa come fare per liberarsi della solitudine ma più va avanti e più ritrova se stessa, il contatto con la natura e l’unione con la vera essenza delle persone che hanno accettato la realtà delle proprie esistenze.

 

Bellissime anche le parole di Pietro Castellitto: “Dedico il premio a chi non la pensa come me. Perché e solo legittimando chi non la pensa come noi che riusciremo ad avere un nuovo scontro culturale che è fondamentale per riuscire a creare poi delle nuove metafore e nuovi simboli in grado di reinventare la modernità” uno dei vincitori del premio orizzonti per la miglior sceneggiatura.

 

Ed ecco tutti i premi:

– LEONE D’ORO per il miglior film a: NOMADLAND di Chloé Zhao;

– LEONE D’ARGENTO Premio per la migliore regia a: Kiyoshi Kurosawa Film: SPY NO TSUMA;

– LEONE D’ARGENTO – Gran Premio della Giuria a: NUEVO ORDEN di Michel Franco;

– COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile: Vanessa Kirby, film PIECES OF A WOMAN;

– COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile: Pierfrancesco Favino, film PADRENOSTRO;

– PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a: DOROGIE TOVARISCHI! di Andrei Konchalovsky;

– PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a: Pietro Castellitto, film I PREDATORI;

– PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a: Chaitanya Tamhane, film THE DISCIPLE;

– PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a: Rouhollah Zamani, film KHORSHID;

– IL PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a: DASHTE KHAMOUSH di Ahmad Bahrami;

– LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA (LUIGI DE LAURENTIIS) a: LISTEN di Ana Rocha de Sousa.


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