In tanti associano l’Emilia-Romagna al buon cibo spesso senza sapere che forse ci sono più leggende, che hanno come protagonisti i castelli e i fantasmi che li abitano, che ricette tipiche. Volendo parlare tanto delle leggende quanto delle scintillanti mura con le quali sono indissolubilmente legate mi trovo costretta a poter approfondirne, per il momento, solo alcune.
Iniziamo con il castello Bardi di Parma che oltre ad essere un castello storico e ben curato che grazie ai restauri a cavallo fra gli anni Settanta e ottanta viene riportandolo allo splendore, che aveva ai tempi della storia che stiamo per scoprire, per essere adibito a museo. Il castello inizia a prendere le sembianze attuali a partire dal 1257 quando viene acquistato dai Landi e raggiunge le fattezze con le quale lo conosciamo nel giro di quattro secoli. La fortuna del luogo viene dettata dal fatto che la famiglia Landi si schiera con i ghibellini e grazie a questo nel 1551 quello che era il semplice borgo Val di Taro diviene il Principato di Landi. Proprio a questo periodo di prosperità risale il tragico amore Soleste, la figlia del castellano ed il comandante delle truppe Moroello. Lei è promessa a un feudatario scelto dal padre ma i due giovani possono contare sulla complicità della balia di Soleste. Quando, a seguito di una battaglia, Soleste vede dalla torre più alta del castello le truppe di ritorno senza scorgere Moroello. Nell’incapacità di sostenerne la perdita sceglie di lanciarsi nel vuoto.
Moroello però era fra i soldati di ritorno, forse nascosto agli occhi della sua amata dai vessilli dei nemici portati a palazzo per esaltare propria vittoria. Il comandante delle guardie anche se abituato alla perdita dei propri soldati, non regge al colpo del suicidio di Soleste e la segue nella morte. Da questo momento lo spirito di Moroello abita la zona intorno alla torre senza disturbare ma anche senza sottrarsi a chi desidera vederlo. Mentre all’interno del castello si trovano: il museo archeologico caratterizzato da reperti dell’età del bronzo, il museo della fauna e del bracconaggio che dedica una parte dell’area al trappolaggio. Nell’ala sud, che all’epoca di Moroello e Soleste è dedicata agli alloggi dei cortigiani, oggi si trova il museo della civiltà Valligiana che ospita mobilia e oggetti di uso quotidiano dell’epoca.
Sempre a Parma, fra le mura del castello di Montechiarugolo allo scoccare della mezzanotte del diciannove maggio torna a passeggiare la Fata Bema. Bema è una donna affascinante che nel 1593 arriva al castello per praticare le sue arti magiche di divinazione, prende l’abitudine di esibirsi su un palco immerso nei boschi limitrofi alle mura del castello. Qui Bema predice il futuro a chi si avvicina per conoscerlo, la sua bellezza e il mistero che la circonda attira l’interesse del duca Ranuccio Farnese che la invita al castello concedendole il permesso di entrarne ed uscirne a suo piacimento. Il duca, di indole volubile e capricciosa, in poco tempo si convince che Fata Bema si sia servita delle arti magiche per ottenere da lui questo tipo di favore e la fa rinchiudere nella prigione della rocchetta.
Da qui in avanti la favola diviene tragedia, una tragedia in cui Bema viene brutalmente torturata e in seguito scarcerata grazie alle pressioni dei popolani che pensano sia stata imprigionata senza motivo. Continua la sua vita e si innamora di Pio Torelli che ne corrisponde i sentimenti, lei per proteggerlo rifiuta le sue attenzioni ma il diciannove maggio del 1612 fra gli uomini che vengono decapitati per aver congiurato contro il duca c’è anche il suo amato Pio. Montechiarugolo oltre ad essere stara la cornice della tragedia di Fata Bema è a oggi uno dei borghi più belli d’Italia ed i castello oltre ad essere visitabile ospita eventi e cerimonie. Un luogo che non poteva che ospitare la leggenda di una creatura magica, vi si accede attraversando un ponte levatoio venendo accolti da mura costeggiate da roseti.
All’ombra della corte d’onore, sotto la più alta delle torri, il visitatore si trova in compagnia delle stupende statue settecentesche.
Nonostante la sua struttura chiaramente creata intorno al 1406 a scopo difensivo, le stanze del castello sono arricchite da decorazioni che vanno dal tardo gotico al manierismo.
Dobbiamo tanta bellezza a Pomponio Torelli che in vista della visita da parte di Papa Paolo III e del re di Francesco I re di Francia, chiama a corte nel corso del ‘500 svariati artisti per aumentare il prestigio delle sale.
Una piccola saletta nota come saletta della Fata Bema ospita una mummia ritrovata nel castello nel corso del XVIII secolo e che, nonostante sia egizia, la tradizione vuole che la si consideri come la salva di Bema.
A soli diciannove chilometri da Parma, nel comune di Fontanello, ci aspetta la piccola Maria Sanvitale, il fantasma di una bimba che in vita dimostra di avere spiccate propensioni artistiche che a soli cinque anni sette mesi e sette giorni scompare prematuramente. Sentendo il dolore dei propri cari la dolce Maria decide di restare e, ancora oggi, abita questa Rocca da favola. Sita nel centro del borgo e circondata da un bel fossato, la Rocca custodisce al suo interno l’unico esemplare che abbiamo, ancora intatto ed in funzione, di camera ottica. Questo però non è che uno dei tesori protetti dalle mura poiché è qui che si trova anche uno degli esempi più alti del nostro manierismo: il mito di Diana e Atteone dipinto dal Parmigianino nel 1524.
Spostandoci al primo piano troviamo la sala dei ricevimenti dove è esposto il teatrino dei nipoti di Maria Luigia d’Austria e dove coincidenza vuole che la piccola Maria, nipote dell’imperatrice, sia più disponibile a farsi vedere. La Rocca di Fontanello ha un legame speciale con i più piccoli ed ogni fine settimana vi si organizzano le Domeniche Magiche caratterizzate da laboratori e attività per i più piccoli. A Reggio Emilia troviamo Everelina. Anche lei si getta da una torre poco distante dal castello in cui vive e compie questo gesto per sottrarsi alle nozze combinate. Si dice che oggi abiti alcune stanze vicine alla torre che, a seguito dei restauri avvenuti nel 2007, è oggi visitabile. Per incontrarla dobbiamo spostarci nella Riserva Naturale Orientata della Rupe di Campotrera.
Oggi il castello Rossena è di proprietà della diocesi e visitabile nei fine settimana, si tratta di una dimora modesta rispetto a quelle che abbiamo incontrato sino ad ora ma Everelina non è che la figlia di uno dei vassalli di Matilde di Canossa e tanto l’abitazione quanto la torre avevano il fine di servire e difendere Canossa dagli attacchi in arrivo dalla valle dell’Enza. Ciò che non si trova all’interno delle mure in questo caso lo si può trovare al loro esterno, dove più della metà dell’area del parco è formata da boschi misti di querce che si alternano a zone di prateria.
Questa diversità garantisce la sopravvivenza di un gran numero di piante e animali.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.