Il fascino orientale ha trovato dimora in Emilia Romagna


La nostra curiosità nello scovare posti incantevoli e singolari, oggi ci porta in Emilia Romagna. Terra dei tortellini e del mare, del divertimento e del fascino delle sue risorse naturali, ospita in un luogo suggestivo e particolare, l‘Appenino Bolognese,  un castello dall’architettura orientale che riporta alla mente  il mondo di Aladino e Jasmine e che, grazie alle sue particolarissime atmosfere, è stata anche lo sfondo di un romanzo giallo dello scrittore bolognese Loriano Macchiavelli, “Delitti di gente qualunque”, e set cinematografico dei film “Balsamus, l’uomo di Satana” (1968) , “Tutti defunti tranne i morti” (1977) di Pupi Avati e “Enrico IV” (1984) di Marco Bellocchio. Stiamo parlando della Rocchetta Mattei.

 

Un pò di storia

 

ll castello definito “Rocchetta Mattei” deve il suo nome al conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare, e divenne la sua dimora, nella seconda metà del XIX secolo, sulle rovine di una antica costruzione risalente al XIII secolo, la Rocca di Savignano.  Prima di scegliere come luogo per la costruzione del suo castello la località Savignano, pare che Cesare Mattei avesse visitato diversi luoghi. Quello che scelse fu preferito per molte ragioni: la comodità dell’accesso, l’isolamento del rialzo roccioso formante un gigantesco piedistallo naturale, la situazione del luogo sulla confluenza dei fiumi Limentra e Reno, le vallate dei quali fiumi,  domina sovrano questo scoglio in faccia al pittoresco gruppo di Montovolo e Monvigese.  

 

La struttura del castello fu modificata più volte dal conte durante la sua vita e dai suoi eredi, rendendola un labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, camere private che richiamano stili diversi, mescolati in modo eclettico: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco, stile prevalente, al Liberty.

 

Il conte Cesare Mattei fu letterato, politico e medico autodidatta fondatore dell’elettromeopatia, pratica fondata sull’omeopatia.Il 5 novembre 1850 , dunque, venne posta la prima pietra della Rocchetta e già nove anni dopo fu considerata abitabile, tanto che Cesare Mattei non se ne allontanò più. All’interno della Rocchetta il conte conduceva una vita da castellano medievale e arrivò addirittura a crearsi una corte, con tanto di buffone. Il castello ospitava illustri personaggi che arrivavano da ogni dove per sottoporsi alle cure di Mattei. Sembra che, addirittura, ospiti della Rocchetta siano stati Ludovico III di Baviera e lo Zae Alessandro II. Persino Dostoevskji cita il Conte ne “I fratelli Karamàzov”, quando fa raccontare al diavolo di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie a un libro e alle gocce del Conte Mattei.

 

Durante laguerra le truppe tedesche danneggiarono gli interni dell’edificio, tanto che, a conflitto ultimato, l’ultima erede, Iris Boriani, non riuscendo a vendere la Rocchetta, la offrì gratuitamente al Comune di Bologna, che però non accettò la donazione. Nel 1959 la Rocchetta venne acquistata da Primo Stefanelli che trasformò una delle costruzioni minori, già adibita a padiglione da caccia, in accogliente albergo con annesso ristorante, dal quale accedere all’adiacente ombroso parco, vera oasi di quiete e serenità. Stefanelli si pose l’obiettivo di riparare i danni per riportare il castello nelle originarie condizioni, per farne una meta turistica di notevole interesse.

 

 

 

Nel 1989 Stefanelli morì e la situazione precipitò: per problemi vari la Rocchetta fu definitivamente chiusa al pubblico.Nel 1997 nacque un comitato per la tutela del castello che, nel totale abbandono dei proprietari e delle istituzioni governative, sembrava destinato alla rovina. Vengono promosse molte iniziative al riguardo, una catena umana attorno alla Rocchetta, conferenze e dibattiti, che riscuotono molto successo. Nel 2000 viene istituito un museo sul Conte Cesare Mattei, la Rocchetta Mattei e l‘Elettromeopatia in Via Nazionale 117 a Riola di Vergato, sede del Comitato “Archivio Museo Cesare Mattei“, il quale continua tutt’oggi nella raccolta di reperti storici inerenti la vita del Conte Cesare Mattei.

 

Nel 2006 la Fondazione  della Cassa di Risparmio in Bologna ha ufficialmente annunciato l’acquisizione della Rocchetta Mattei, sottoposta a lavori di restauro, terminati con la riapertura al pubblico del 9 agosto 2015. Da questa data il castello è meta di visite turistiche e anche sede per eventi speciali, come banchetti nuziali, convegni e meeting d’èlite. Il costo dei biglietti è pari a E. 10,00 per quello intero, e E. 5,00 il ridotto. Gli orari di visita  sono:

 

 
Sabato Invernale: 10:00-15:00 / Estivo: 9:30-13:00 e 15:00-17:30
Domenica e festivi  Invernale: 10:00-15:00 / Estivo: 9:30-13:00 e 15:00-17:30

 

È necessaria la visita guidata obbligatoria.

 

Gli interni

 

L'entrata della Rocchetta
 
 
 
 

Il cortile principale
 
 
 
 

 
La cappella
 
 
 

 
La Sala dei Novanta
 
 

L’ingresso principale si apre sulla strada provinciale n. 62, diramazione della strada statale 64 di Grizzana Morandi, Bologna. Una larga e comoda scala conduce al vestibolo del corpo abitato. Un ippogrifo è a guardia dell’entrata, per la quale si passa in un cortile scavato nella roccia. Due gnomi a guisa di cariatidi sostengono lo stipite di una porta di faccia.  In questo cortile, entrando, nell’angolo sinistro il 5 novembre 1850, alla presenza di pochi amici, Cesare Mattei pose la prima pietra della costruzione, da lui chiamata col vezzeggiativo di Rocchetta. Dallo stesso lato una porta conduce a una scaletta e poi al magnifico loggiato noto come Loggia Carolina in stile orientale. La scala della Torre conduce, attraverso un ponte levatoio, a una stanzetta dalle finestre piccole e dal soffitto a stalattiti, che fu la camera da letto del Conte , in cui sono ancora conservati i mobili originali e le pipe di sua  proprietà . Quasi di fronte si trova la scala delle visioni dove una fantasia allegorica nella volta rappresenta la nuova scienza omeopatica che vince la vecchia medicina. La scala conduce alla sala inglese sull’alto del torrione principale. Ritornando nella Loggia Carolina si trovano la camera bianca e la camera turca. Dopo un breve tratto di roccia scoperta, rupe e balcone allo stesso tempo, si trova il cortile dei Leoni, la parte meglio riuscita dell’intero edificio, riproduzione del cortile dell’ Alhambra di Granada.  A lato del cortile dei Leoni si trova l’ingresso a una specie di vasta cantoria, che sovrasta l’interno della chiesa del castello. Entro un’arca rivestita di maioliche  si trovano le spoglie di Cesare Mattei

 

Ripassando dal cortile dei Leoni si entra nel salone della pace, così chiamata in omaggio alla fine vittoriosa della Grande Guerra, e successivamente nella sala della musica, nella chiesa, imitazione della cattedrale di Cordoba. Accanto alla chiesa si trova il salone dei novanta, così chiamato perché il Conte Mattei avrebbe voluto tenervi un banchetto di vecchi nonagenari quando avesse raggiunta questa età. Morì prima del tempo senza aver vista la sala compiuta, che fu terminata dal figlio adottivo Mario Venturoli Mattei. Si esce nel parco e da qui una elegante scala in macigno conduce alla Porrettana. Varie costruzioni minori, destinate un tempo a locali di servizio e oggi trasformate in villette, coronano il corpo principale.

 

Nel cuore della nostra terra, dunque, un angolo d’Oriente per sentirsi sultani per un giorno.