Pompei e Sorrento due mete per un week-end plain air

Pompei e Sorrento due mete per un week-end plein air

Pompei e Sorrento sono mete ambite da qualsiasi turista. Qui storia, natura e cultura si sono inseguite nel corso dei secoli plasmando questo affascinante lembo di terra, da sempre sospesa fra leggenda e realtà, in bilico fra antico e moderno, in eterna contrapposizione fra sacro e profano. Due mete in grado di appagare con il loro vasto patrimonio, non solo tutti i sensi ma soprattutto lo spirito.

Che voi abbiate un camper, una roulotte, una tenda o che siate semplicemente viaggiatori seriali a cui piace sempre improvvisare, non vi resta che mettere in moto, partire e seguirci in questo mini tour campano.

Pompei

Arrivati a Pompei consigliamo di alloggiare in camper o roulotte, in un’area sosta alle porte del paese a circa un km dalla piazza centrale. “La terrazza di Hermes” oltre ad essere ben pulita, ordinata e dotata di ogni confort, regala un panorama mozzafiato che vede protagonista indiscusso sua maestà il Vesuvio.

Fonte foto: la terrazza di Hermes

Con una bella passeggiata a piedi si raggiunge agevolmente piazza Bartolo Longo, dove troneggia solenne il Santuario della Beata Vergine del Rosario.

Santuario

Il santuario, uno dei maggiori centri di devozione mariana, custodisce sull’altare maggiore la venerata Madonna di Pompei, tela risalente al ‘600 della scuola di Luca Giordano.

Foto di Giuditta Colucci

L’ingresso al Santuario della Beata Vergine del Rosario arricchisce lo spirito, ma senza dubbio regala un abbagliante spettacolo agli occhi. Impossibile non perdersi nella magnificenza dell’affresco che arricchisce le due cupole.  L’opera di Angelo Landi di Salò rappresenta “La visione o sogno di San Domenico”.

Pompei dal presente al passato e viceversa

Uscendo dalla Basilica proseguendo a destra per Via Roma è possibile passeggiare in questa via principale rigogliosa di negozi e locali di vario genere dove le papille gustative potranno intonare tutte le nove sinfonie di Beethoven. Un luogo fra questi, assolutamente imperdibile, è sicuramente la pasticceria “De Vivo” dove potrete degustare un ottimo caffè ma soprattutto deliziare delle prelibatezze di ogni genere, dalla favolosa sfogliatella al gustoso babà passando per una incantevole pastiera, questo ed altro ancora per allietare gusto e olfatto con sapori e aromi che sanno di Campania.

Sazi e soddisfatti non resta che tornare alla base. Il giorno seguente sarà una giornata dedicata agli scavi ed è assolutamente preferibile prenotare una guida che riesca con professionalità e competenza, a farci sbirciare dal buco della serratura quella che è stata un tempo la mitica Pompei. L’agenzia Enjoy Pompei ed in particolar modo la guida Salvatore riusciranno nell’intento. Sasà rapisce. E’ un vero maestro, estremo conoscitore della vita quotidiana di Pompei, capace come pochi di ammaliare i visitatori raccontandone le vicissitudini. Per oltre due ore sembra di essere proiettati al 79 d.c. poco prima del suo ultimo giorno di vita. Ed è proprio vero, i resti di Pompei parlano e raccontano. Il segreto è saperli ascoltare. Pompei è la città più viva fra le città morte.

Foto di Giuditta Colucci

Al termine della visita ci si sente un po’ orfani dei racconti della guida Sasà ma c’è ancora tanto da vedere e la visita può proseguire fino a quando la stanchezza non reclama la ritirata. Allora non resta che rifocillarsi per recuperare le energie e cosa potrebbe esserci di meglio di una buona pizza accompagnata da una dissetante birra alla spina. Tornando in centro a Pompei “Alleria Pizzeria Newpolitana” si rivela una piacevolissima sorpresa. Il locale, arredato con gusto in uno stile che richiama quello newyorkese, delizia con ottime birre alla spina, in grado di soddisfare diversi gusti e preferenze, da una corposa e fruttata ipa alla semplice bionda danese. Le pizze non deludono assolutamente le aspettative, leggere e soffici in ogni variante. Una nota di merito all’impasto senza glutine. Superlativa. Pizzeria consigliatissima.

Sorrento

La domenica mattina la circumvesuviana, dal centro del paese, con solo un cambio tratta, in mezz’ora circa porta a Sorrento. Una volta arrivati, uscendo dalla stazione, la prima impressione è quella di entrare a far parte di un nuovo mondo. L’innegabile cambio cromatico è abbagliante. Il tipico aspetto monocolore che caratterizza le periferie della zona, visibili per tutto il tratto ferroviario lascia il posto ad una serie di colori caldi che ben contrastano con l’intenso azzurro del cielo sorrentino.

Proseguendo verso il centro si arriva in Piazza Tasso, la piazza principale dedicata al poeta Torquato Tasso che nacque proprio qui. Ad accogliere l’ingresso in piazza, in realtà, è la statua di Sant’Antonino, protettore di Sorrento, alle sue spalle bar e locali brulicano di turisti. Sulla sinistra si trova la statua dedicata al poeta mentre a destra ci si può affacciare al belvedere sul sottostante Vallone dei Mulini. Piazza Tasso infatti è stata costruita sopra una dei tanti valloni, dove ci sono ancora dei resti di un mulino e di una falegnameria.

Foto di Giuditta Colucci

Da piazza Tasso si prosegue lungo Corso Italia, la famosa via del passeggio piena di negozi. Meraviglioso perdersi nei vicoli fra gli innumerevoli negozietti artigianali tipici. Questo piacevole cammino non può non culminare alla villa comunale per ammirare il panorama sul Golfo di Napoli, e la piccola ma suggestiva spiaggia di Marina Piccola. Merita una visita anche il chiostro di San Francesco del 1300. La passeggiata può proseguire verso Marina Grande dove è possibile fermarsi a pranzo. Qui si trovano tantissimi ristoranti in riva al mare.

Foto di Giuditta Colucci

Mentre la domenica volge al termine non resta che tornare in stazione per tornare al nostro campo base. Spostarsi con la circumvesuviana, seppur caotica, permette di evitare traffico all’ingresso del paese ma soprattutto risolve il complicato problema della ricerca di parcheggi nei pressi di centri che, per ovvi motivi, sono inibiti a mezzi imponenti come i camper.

Pompei e Sorrento conquistano. Immerse nei loro agrumeti, sospese fra mare e collina, ritraggono il frutto di una storia vissuta all’ombra del Vesuvio che da anni, imponente, intimorisce ma allo stesso tempo ammalia al primo sguardo.