Roma

Roma capitale anche di curiosità e misteri

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Foto di Nimrod Oren da Pixabay

Roma, la sua longevità è tale che semplicemente il nome può riportare alla mente di ognuno un mistero, una leggenda o un aneddoto curioso.

Il Ficus Ruminalis

Una di queste leggende ve la descrissi nell’articolo dedicato alla leggendaria nascita di Romolo e Remo e della città di Roma. L’origine mitica dei gemelli figli di Marte è così carico di leggenda che per spiegare il tutto è servito un articolo a sè e potete recuperarlo qui.

Ovviamente ciò che di concreto rimane ancora oggi sono i tre alberi del foro romano che sembrano essere comparsi dal nulla. Prima il fico che si dice sia proprio figlio di quel fico che raccolse la ceste contenente i futuri fondatori della città e in seguito un ulivo e una vite.

Le campane parlanti

Un simpatico aneddoto ci rimbalza da una chiesa all’altra, più precisamente da Santa Maria Maggiore a San giovanni in Laterano fino a Santa Croce di Gerusalemme. Portando un po’ di pazienza è possibile udire ancora altre due chiese rispondere. Ma che cosa si dicono? E perché? Iniziamo da quest’ultima domanda.

Le campane hanno un ruolo molto importante nella liturgia cristiana, il loro compito iniziale era quello di allontanare i demoni dai centri abitati e per questo venivano suonate ogni ora. Suonando così spesso e con precisione le campane potevano mettere ordine nel caos dell’andamento del tempo, eliminando così la base di un terreno fertile per il vagabondare demoniaco. A questa prima funzione in poco tempo arrivarono a sommarsi la comodità di sapere sempre quale ora fosse, l’omelia cantata dalle campane per i morti, i rintocchi per festeggiare le unioni e via discorrendo. A Roma, complice il confine con Città del Vaticano e la presenza di circa seicento chiese per un totale di circa 1500 campane, queste tintinnanti presenze acquistano una forte simbologia e una personalità proprie. Così, un po’ per gioco a un ad un certo punto in un momento non precisato i romani decidono che alcune di queste campane non avevano voglia di annunciare solo incendi, arrivo dei predoni o il richiamo liturgico alla preghiera, ma preferivano chiacchierare di cibo e così: Santa Maria Maggiore annuncia:

«Avemo fatto li faciòli, avemo fatto li faciòli, avemo fatto li faciòli!» e le campane di San giovanni di Laterno chiede: «Con che? Con che? Con che?». A questo punto le campane di Santa Croce di Gerusalemme rispondono: «Co’ le cotichelle, Co’ le cotichelle, Co’ le cotichelle!». Aspettando un attimo si uniscono alla discussione Santa Maria in Trastevere che vuole sapere: «Ndò se magna la pulenta? Ndò se magna la pulenta? Ndò se magna la pulenta? ». A dare risposta sono le campane di San Pietro: «In Borgo, In Borgo, In Borgo!».

Marco Aurelio travestito da Costantino

Leggenda vuole che la statua di Marco Aurelio oggi al centro di Piazza del Campidoglio (e che in precedenza per lungo tempo era sita in Piazza San Giovanni in Laterano) sia sopravvissuta al Medioevo solo perché tutti erano convinti che si trattasse di Costantino. La statua infatti porta anche il nome di Constantini Caballus ed è sotto queste mentite spoglie che compare spesso nelle cronache della città. La statua era così amata da essere anche coinvolta nella vita degli abitanti della città, a tal proposito vi cito i festeggiamenti dell’agosto 1347 per il conferimento delle insegne tribunizie a Cola di Rienzo, durante i quali dalle narici del cavallo si lasciavano scorrere in continuazione acqua e vino. Durante il periodo si credeva anche che un giorno, per l’esattezza in corrispondenza del giorno del giudizio, le tracce di doratura presenti sulla statua sarebbero tornate nella loro interezza su Costantino.

I Diavoli del Colosseo

Il Cellini ci racconta come si rivolse ad un prete esperto in negromanzia perché interessato per vedere ciò che non aveva mai visto. Il prete una notte lo condusse al Colosseo dove evocò per il Cellini intere legioni di demoni. Cellini però non era soddisfatto, voleva continuare a prendere parte alle evocazioni, sembrava bramarle, almeno fino a quando: «le legioni eran l’un mille più di quel che lui aveva domandato, e che l’erano le più pericolose». Tra le persone presenti vi era anche un giovane ragazzo vergine, tutti erano terrorizzati e il prete mago non riusciva a tenere a bada le perfide legione, sembravano essere tutti spacciato quando una delle persone presenti, come continua Cellini nel suo racconto: «fece una strombazzata di corregge con tanta abundanzia di merda, la quale potette più che la zaffetica» così i demoni nauseati da quell’odore iniziarono ad andare via.

Anche questa volta ci sarebbe tanto altro da scrivere ma siamo giunti alla fine, per questa volta.


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