Romolo e Remo giungono a Roma


Eravamo rimasti al momento in cui la cesta di Romolo e Remo viene adagiata sulle rive del Tevere. A fermare la navigazione del fiume è un’insenatura dove cresce un fico.Eravamo rimasti al momento in cui la cesta di Romolo e Remo viene adagiata sulle rive del Tevere. A fermare la navigazione del fiume è un’insenatura dove cresce un fico.

Il Ficus Ruminalis

Il fico ai piedi del quale la lupa trova i due gemelli in fasce. Ora, siccome questa leggenda per secoli è stata storia ognuno dei posti cruciali per la salvezza dei futuri fondatori della città è stato custodito con cura per più tempo possibile, con cura e attenzione. Ecco perché ancora oggi possiamo intraprendere questa passeggiata. Oggi scegliere di visitare questi luoghi è un po’ diverso rispetto a chi lo faceva intorno al 700 a.C. ma rimane comunque affascinante. Iniziamo dall’albero di fico. Quelle di oggi non sono le fronte di ieri ma la leggenda vuole che quando il fico leggendario cessò di esistere, prima di abbandonare questo mondo il fico leggendario si curò di lasciar in germoglio il suo successore, il quale germogliò spontaneamente all’interno del Foro. Ancora oggi il fico (o comunque un fico), un ulivo ed una vite formano il cuore verde del Foro Romano.

La prima casa dei gemelli

La Casa Romuli è quella che oggi non si può più visitare poiché si trattava di un umile capanna di legno fatta con giunchi di paglia e sita sulla collina del Palatino sull’angolo sud-occindetale. In questo luogo si vocifera che Romolo e Remo avessero vissuto la propria adolescenza felici e in semplicità. La devozione nei confronti di questo luogo era così elevata che grazie ad assidui restauri la capanna rimase in piedi fino al IV secolo d.CDi questa capanna che non misurava più di quattro metri per quattro, non rimane più nulla. Ciò che rimane sono le fondamenta in pietra antecedenti la nascita della famosa città e sulle quali venne eretta la capanna. tali fondamenta vennero scoperte nel 1946 durante degli scavi archeologici e risalgono all’età del ferro.

La Lupa e il Lupercale

Ho tenuto per ultima la grotta che veniva chiamata Lupercale (da luperco, nome con il quale ci si riferiva al dio Fauno) dove la lupa allattò i piccoli in fasce poiché era la meta più importante. Non è difficile comprendere l’importanza di questo luogo guardano dalla tradizione della popolazione. Dal lupercale e dalla grotta nacquero quasi sicuramente i famosi Lupercalia. La grotta è tutt’oggi visitabile e vista la devozione dei secoli passati si tratta di una grotta decisamente sontuosa. Alta poco più di sette metri e con un diametro di poco più di sei metri è caratterizzata da una volta decorata a mosaico e conchiglie. Ovviamente la lupa è l’unica parte della storia che non si può rivivere ma ci si può consolare pensando che nemmeno chi compiva questa escursione in tempi antichi poteva incontrarla e nemmeno sperava di farlo.

Il simbolo

La lupa però è divenuta il simbolo stesso della città. Nonostante non sia la tradizionale Lupa Capitolina il massimo esempio di simbologia legata alla lupa, poiché svariate analisi la pongono tra il periodo etrusco e quello medievale, è innegabile come la lupa che allatta i piccoli re fosse già presente sulle monete nonché scolpita. Un esempio pratico di queste sculture, risalenti al primo secolo d.C., sono oggi conservate al Louvre. Non serve però andare fino a Parigi, per ritrovare nella statuaria del periodo la madre animale dei piccoli basta recarsi al Museo del Palazzo Massimo alle Terme (Rome)dove potete ritrovarla nell’altare di Venere e Marte (opera in marmo del secondo secolo d.C.). 

Romolo e Remo

Fonte foto: wikipedia