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Perché mai dovremmo avere meno latte dagli allevamenti situati in Pianura Padana? Non perché siamo stati dei “cattivi cittadini” o per chissà quali motivi astrusi. Il motivo è molto più semplice e vicino a noi di quanto possiamo pensare.
Infatti, l’estate 2022 è stata dominata in gran parte dalla siccità, che ha provocato diversi danni, tra i quali la secca di numerosi fiumi (il Po ne è un esempio, ma non è l’unico: tutta l’Italia settentrionale ha visto sparire i propri corsi d’acqua e non solo), una conseguente scarsità di acqua e, come in una reazione a catena, una netta diminuzione dei raccolti e delle produzioni degli allevamenti.
E la produzione di latte vaccino proveniente dalla Pianura Padana (non che sia l’unica ad essere toccata) vedrà un calo del 25%. Per il resto d’Italia non va affatto meglio: si stima infatti un calo minimo del 10%, che non è poco.
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L’allarme lanciato dall’AIA
A lanciare l’allarme, infatti, è Mauro Donda, il direttore generale dell’AIA (Associazione Italiana Allevatori), che ha in associazione circa 20.000 allevamenti in tutt’Italia. In un’intervista rilasciata a Adnkronos, egli afferma:
“Le alte temperature di questi giorni e la siccità stanno creando grandi problemi agli allevamenti italiani, in particolare di bovini del centro nord Italia, nella Pianura Padana, dove si sta combattendo per arginare un calo produttivo di latte fino al -25%”.
Continua, inoltre, asserendo che a causa della siccità, che tra l’altro ha colpito in modo particolare proprio quest’area del Nord Italia, “Le vacche in questo periodo sudano e bevono il doppio, dunque necessitano di 140, 160 litri al giorno di acqua.“. Le temperature ideali per i bovini (e non solo), infatti, si aggirano tra i 22 e i 24°C, e una volta che si superano, questi produrranno meno latte. Se consideriamo che quest’anno abbiamo toccato temperature pari a 46/48°C, ci renderemo conto che sono praticamente il doppio!
Gli allevatori non sono di certo rimasti con le mani in mano, e hanno tentato di migliorare la situazione di stress e sofferenza in cui vertono gli animali, aprendo le docce e avviando gli impianti di ventilazione, ma ciò non solo non è bastato, ma ha fatto lievitare i costi di produzione anche del 40%, portando a un peggioramento ulteriore delle già scarse finanze aziendali di questi allevamenti.
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Non solo la Pianura Padana
Lo stesso Donda, nell’intervista per Adnkronos, rivolge la sua preoccupazione anche verso i pascoli allo stato brado situati nelle zone appenniniche, che percorrono quindi tutta la penisola dal centro-nord al “profondo sud”. Il motivo risiede nel fatto che le precipitazioni di quest’estate sono state così scarse che gli allevatori sono stati costretti a trasportare l’acqua negli abbeveratoi anche per quattro volte al giorno.
Classe 1996. Sono appassionata di molte cose, tra cui la fotografia.
Nasco in un borgo del Centro Italia e quando ne ho la possibilità faccio dei piccoli viaggi (o gite fuori porta, come preferite) nei luoghi più disparati della mia terra, ossia proprio l’Italia Centrale.
Quella di Hermesmagazine è la mia prima esperienza in assoluto da pubblicista; dietro le quinte ho curato, insieme ad altre persone, i testi di alcuni articoli per il sito leviedelcinema.it (Rassegna del film restaurato che si tiene non molto lontano da casa mia). Nel tempo libero gestisco una piattaforma personale in cui ho catalogato i miei scatti in giro per il Centro Italia (e non solo) e in cui scrivo qualcosa riguardo i miei spostamenti.