Galateo, esiste ancora come stile di vita?

Eccoci, come promesso, alla quarta puntata degli articoli sul quesito: Galateo, esiste ancora come stile di vita? Se ve li siete persi vi riassumiamo gli ambiti che ci hanno interessato fin qui: abbigliamento, presentazioni e saluti, la comunicazione.

Oggi cercheremo di esplorare il mondo ostico e delicatissimo della conversazione. Se è vero che capi si nasce, conversatori di diventa. Basta imparare alcune semplici regole di buone maniere.

Saper ascoltare

La prima è sicuramente quella di sapere ascoltare. Prima di parlare, si sa da tempo immemore, è doveroso ascoltare con interesse, educatamente, dando segnali al nostro interlocutore, di attenzione. Sarà bene perciò non distogliere per troppo tempo lo sguardo da lui,  non interrompere il suo intervento, togliendogli la parola nel bel mezzo dell’esplicazione del suo pensiero.

Non essere quindi invadenti imponendo la propria visione delle cose per dominare la discussione, non avvicinarsi toppo a chi parla e intervenire solo quando si rende necessaria una replica o una domanda sono piccoli espedienti per essere in linea con il Galateo.

Un buon conversatore è attento alle reazioni altrui, anticipa lo sbadiglio di chi gli sta di fronte, non assilla con un unico tema che gli sta a cuore, perché potrebbe interessare solo a lui, non si confessa in pubblico, non si altera, accetta l’opinione altrui senza sminuirla. L’idea di fondo è che la conversazione è un dialogo tra due o più persone, altrimenti si chiama monologo ed è accettabile solo dallo psicanalista o a teatro.

In questo contesto è bene evidenziare che un buon conversatore sa sempre dosare il tono della sua voce: non grida, ma neppure sussurra. Nelle discussioni, benché animate, mantenere un tono di voce normale indica tranquillità e serietà. Urlare manifesta invece il vero spirito, maleducato, di chi ricorre all’accesso, se non all’aggressione verbale, per far valere le proprie ragioni. Sussurrare è allo stesso modo maleducato perché non rispettoso verso chi siede più lontano o semplicemente verso chi potrebbe avere problemi di udito.

Riflessione estemporanea

Già a questa prima regola si può disegnare il quadro della nostra società. Quanti buoni ascoltatori-conversatori conosciamo? Non credo che mi si possa smentire se affermo che la maggioranza dei nostri dialoghi sono fortemente compromessi dalla maleducazione e dalla mancanza di un vero interesse che poi è il motore che alimenta la generatività delle relazioni. Siamo specchio dell’indifferenza, del menefreghismo, dell’individualismo. Tutti aspetti che vanno in antitesi con quello che dovrebbe essere il modo corretto di interfacciarsi con il prossimo.

Rompere il ghiaccio

Quando si conoscono persone nuove, dopo essersi presentati, guardandole in faccia con un sorriso accogliente è ben accetto che si pongano delle domande aperte, cioè quelle che non necessitano come risposta un semplice o no e che naturalmente non siano indiscrete.

Per esempio, se siamo a casa di una nostra amica e non conosciamo gli altri ospiti una domanda per rompere il ghiaccio potrebbe essere quella di chiedere informazioni sull’amicizia, sul rapporto che lega il nostro interlocutore alla padrona di casa, evidentemente amica che abbiamo in comune. Ma porre la domanda in un certo modo piuttosto che in quello corretto potrebbe essere una carta giocata a nostro sfavore. In questo caso perciò dire: “Come vi siete conosciuti?” piuttosto che “Conosci bene la padrona di casa?” sarà certamente più garbato.

Il video che segue spiega meglio cinque modi per rompere il ghiaccio.

Argomenti da evitare

Per trascorrere una serata in armonia con persone conosciute da poco sarà bene non parlare di età, denaro, sesso, politica, segni zodiacali o in generale di grandi temi filosofici. Amore, morte, immortalità dell’anima sono temi adatti ad altri contesti.

Per esempio, domande del tipo: “Quanto ti è costato?”, “Per chi hai votato?”, “Ti vedi con qualcuno?”, “Sono veri questi gioielli?”, “Quanti anni hai?” sono quanto di più sgarbato si possa adoperare in una conversazione. Se qualcuno le dovesse porre a voi, educatamente sareste autorizzati a rispondere: “Sono domande un po’ personali, non credi?” e nessuno potrebbe darvi torto.

Lusinghe no, complimenti sì

In un primo incontro le discussioni generative sono quelle mirate alla conoscenza, quella discreta che fa parte dell’accoglienza di un nuovo membro in una comunità. Le lusinghe sono inopportune. I complimenti, veri e sinceri, invece, sono un ottimo stile da seguire.

Facciamo alcuni esempi. “La tua collana è magnifica” detto così a spiovere, senza che magari si stia parlando di moda o di look può sembrare falso. Però possiamo tranquillamente dirlo se la nostra interlocutrice gesticola spesso, toccandola. Forse è a disagio e ha bisogno di un apprezzamento, quindi con il complimento, se effettivamente è un bell’accessorio anche a nostro gusto, potremmo renderle la serata più piacevole e agevolare uno scambio di  informazioni su se stessi.

Allo stesso modo se riceviamo un complimento sarà giusto accettarlo con garbo, sorridendo, ringraziando per non sembrare snob o presuntuosi, ma solo ben educati. Alzare gli occhi al cielo e rispondere: “Stai scherzando?”, “Ma dai!”, “Smettila, io odio i miei capelli” è assolutamente da evitare.

Conversazioni difficili

A volte, negli scambi sociali, capita di dover gestire momenti delicati. In questi casi è bene reagire con grazia e disinvoltura cercando di non urtare i sentimenti di nessuno. Se ci dovessero invitare a partecipare a eventi per i quali non abbiamo interesse, evitiamo di mentire con un: “Sì, certo ci sarò!”. È molto più garbato dire: “Grazie dell’invito Beatrice, la serata di beneficenza è da non perdere, purtroppo però ho già un altro impegno.” 

Se qualcuno tenta di convincerci, convertirci, farci cambiare idea a tutti i costi, è bene ascoltare con attenzione, poi con pazienza, infine con rassegnazione. Non cambieremo la nostra idea ma capiremo benissimo che effetto fa chi tenta di imporre le proprie.

Opportunismo

È buona regola non sfruttare le conversazioni per carpire informazioni. Perciò non domandiamo aiuto a un fiscalista per compilare la dichiarazione dei redditi, per esempio, se non siamo nel suo ufficio.

“Fare complimenti”

Anche se molti pensano che si doveroso, secondo il Galateo è sbagliato dire quando si offre qualcosa da bere e da mangiare: “Su, non fare complimenti”. È come accusare l’altro di essere un ipocrita che vorrebbe abbuffarsi, ma sa che non si deve. Le persone educate non fanno mai complimenti, ma si controllano perché sono misurate. Sono anche capaci, però, se vedono che c’è abbondanza per tutti, di chiedere il bis e manifestare pubblicamente il proprio apprezzamento.

Gaffe

Capita a tutti. Il solo modo per uscirne elegantemente è glissare, lasciare scorrere via come se nulla fosse successo. Ogni tentativo di riparazione non farebbe che peggiorare la situazione.

Pettegolezzi

Astenersi è sempre il must. In un’epoca in cui il gossip occupa le prime pagine dei quotidiani e i notiziari televisivi, il pettegolezzo si rivela in tutta la sua pochezza. Fare commenti negativi su chi non è presente e non può difendersi non è saggio e neppure elegante. Tanto meno generativo. Avere una parola cattiva per questo o quell’altro non ci renderà amabili neppure se abbiamo il dono dell’ironia e del senso dell’umorismo.

Ma davvero il galateo esiste ancora come stile di vita? Ce lo chiederemo ancora nei prossimi articoli.