Il 5 aprile 1994, a soli 27 anni, Kurt Cobain è stato trovato morto da un elettricista giunto sul luogo per mettere in sicurezza la sua casa. Ripercorriamo insieme le tappe dell’ascesa del giovane rocker maledetto.
Gli esordi
Kurt Donald Cobain nasce nella seconda metà degli anni Sessanta ad Aberdeen, nella provincia degli Stati Uniti. La prima parte dell’infanzia del cantautore trascorre felice, assieme ai genitori e alla sorellina Kimberly. La passione per la musica e per l’arte in generale si manifesta sin da subito e il bambino impara a suonare il pianoforte già all’età di quattro anni. Tuttavia, la vera svolta arriva all’età di quattordici anni, quando il ragazzo riceve in dono da una zia una chitarra elettrica.
È proprio in questi momenti che inizia una vera e propria produzione artistica: Cobain impara subito a suonare lo strumento e scrive i primi testi. Nel frattempo, la sua vita inizia a cambiare in peggio: i genitori divorziano e lui, non riuscendo ad accettarlo, diventa sempre più chiuso in sé stesso e riottoso. Anche a scuola le cose vanno male e, allontanato dalla madre, inizia ad avvicinarsi agli stupefacenti. Nonostante la vita vada a rotoli, Kurt vive un proficuo periodo artistico e trasferisce sul foglio tutte le emozioni contrastanti del tempo. È proprio durante questa fase di travaglio e difficoltà che nasce la canzone Something in the Way, di cui ricordiamo alcune strofe:
“Underneath the bridge
Tarp has sprung a leak
And the animals I’ve trapped
Have all become my pets
And I’m living off of grass
And the drippings from my ceiling”
L’incontro con i Nirvana
Nel 1987, dall’incontro tra Kurt Cobain e Krist Novoselic, nascono i Nirvana. Quest’ultimo diviene il bassista del gruppo, mentre Kurt suona la chitarra, canta e scrive la maggior parte dei testi. Il batterista ufficiale è Chad Channing ma, in realtà, tantissimi musicisti hanno ricoperto questo ruolo per brevi periodi.
La musica suonata è il grunge, ovvero un tipo di rock alternativo che riunisce insieme vari generi, tra cui il punk e l’hard rock. Il successo arriva quasi subito e il singolo Smell Like Teen Spirit ottiene risultati inaspettati, vendendo più di 200.000 copie. L’album Nevermind raggiunge presto le vette della classifica delle raccolte discografiche più vendute negli Stati Uniti e durante i tour c’è sempre il tutto esaurito. I Nirvana diventano il gruppo di punta degli anni ’90 e sono richiestissimi a tutti gli eventi.
Il tragico evento
Tuttavia, nonostante la sua vita professionale sia arrivata alla massima espressione del trionfo, Kurt attraversa il periodo più buio della sua esistenza. È depresso e stanco e fa ampio uso di eroina. La dipendenza dalla droga lo porta alla paranoia: è ossessionato dall’idea di aver perso il suo talento, mal tollera la pressione dei mass media e inizia a litigare frequentemente con i suoi partners. Anche dal punto di vista romantico trascorre un momento di difficoltà, in quanto il matrimonio con Courtney Love è ormai arrivato all’epilogo.
È proprio in Italia, a Roma, che Cobain tenta per la prima volta il suicidio. Dopo essere giunto nella nostra capitale per prendersi un periodo di pausa, infatti, durante una notte trascorsa all’Hotel Excelsior di via Veneto, decide di ingoiare un enorme quantitativo di farmaci per farla finita. Fortunatamente il suo tentativo non va a buon fine e in pochissimo tempo il cantante si riprende. Le cose vanno ugualmente a rotoli e all’episodio sfortunato se ne susseguono tantissimi altri. Nonostante la moglie abbia tentato più volte di farlo disintossicare, assumendo addirittura un investigatore privato per ritrovarlo quando decide di scomparire per qualche tempo, Kurt Cobain il 5 aprile 1994 riesce a togliersi definitivamente la vita.
Il suo corpo viene trovato qualche giorno dopo nella sua abitazione vicino al Lake Washington Boulevard, l’8 aprile, da un operaio giunto sul luogo per installare un sistema di sicurezza adeguato alla casa. L’artista, al momento del ritrovo, è sdraiato come addormentato e dal suo orecchio si intravede un rivolo di sangue. Accanto a lui si trova un fucile e una lettera al suo amico immaginario Boddah. Cobain dichiara per iscritto:
“Io non posso più imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100 per cento. Mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza).”
Muore così il simbolo del grunge in tutto il mondo.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.