Cinque attori italiani che hanno fatto la storia del cinema

Da sempre il cinema vanta la presenza di interpreti la cui notorietà ha varcato i confini nazionali. Sin dai tempi della cosiddetta “dolce vita”, sono tantissime le personalità che hanno tenuto alta la reputazione della cinematografia, estera ma anche italiana, apparendo in celebri produzioni. Andiamo alla scoperta di cinque attori italiani che si sono particolarmente distinti, raggiungendo la fama mondiale grazie ai personaggi da loro interpretati.

 

cinque attori italiani

Fonte foto: oggiroma.it

Amedeo Nazzari

Originario di Cagliari, dove nacque il 10 dicembre del 1907, Salvatore Amedeo Buffa è passato alla storia per aver interpretato personaggi dall’animo nobile nonché eticamente esemplari.

Meglio conosciuto con il nome d’arte di Amedeo Nazzari, egli è stato uno dei divi più richiesti del cinema prebellico, rafforzando la sua presenza al fianco di dive quali Alida Valli e Yvonne Sanson.

Protagonista indiscusso del cosiddetto filone dei telefoni bianchi, Nazzari aveva esordito negli anni Trenta raggiungendo la popolarità solo negli anni Quaranta, quando fu premiato con la Coppa Volpi e il Nastro d’Argento, rispettivamente nel 1941 e nel 1946.

Fu omaggiato dal maestro Federico Fellini nel film “Le notti di Cabiria” del 1957, dove apparve in un cameo recitando la parte di un maturo latin lover. Molti lo considerano il suo ultimo ruolo di spessore sul grande schermo, anche perché le sue apparizioni iniziarono a diminuire a partire dagli quegli anni.

Morì a Roma nella clinica di Villa Claudia il 5 novembre 1979, dopo aver sofferto a lungo di insufficienza renale. Era da poco diventato nonno.

 

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Fonte foto: Musicaest

Vittorio Gassman

Atletico, avvenente e appassionato di letteratura sin dall’adolescenza, Vittorio Gassman è stato uno degli attori più talentuosi della sua generazione. Nato a Struppa, in provincia di Genova, il primo settembre del 1922, Gassman aveva natali tedeschi da parte di padre.

Si diplomò dal liceo classico dove si appassionò di teatro, ma era incerto se proseguire gli studi universitari (inizialmente pensava di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza). Su consiglio della madre, infine, fece domanda all’Accademia d’Arte Drammatica fondata da Silvia d’Amico.

Nel secondo dopoguerra Vittorio consolidò le sue conoscenze e apparizioni in ambito teatrale, tra cui citiamo i lavori con Paolo Grassi. Insieme avevano avviato una riforma del teatro per valorizzare maggiormente la presenza degli attori rispetto ai registi.

Il suo primo ruolo importante nel cinema fu quello nel film neorealista “Riso amaro” di Dino Risi, tuttavia è grazie alla commedia de “I soliti ignoti” di Mario Monicelli (1958) che ottenne la consacrazione a divo. A questi film poi seguirono tante altre opere di successo, come “Il sorpasso” (1962), “L’armata Brancaleone” (1966), “Profumo di donna” (1974) e “Il deserto dei tartari” (1976).

Continuò a recitare fino agli anni Novanta, anche nel genere d’animazione (doppiò il personaggio di Mufasa nel classico Disney “Il re leone” del 1994).

Morì per un’insufficienza cardiaca, all’età di 77 anni, il 29 giugno del 2000.

 

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Marcello Mastroianni

Nato in provincia di Frosinone il 28 settembre del 1924 e morto a Parigi il 19 dicembre del 1996, Marcello Mastroianni si contende con gli altri cinque attori italiani il titolo di più grande divo del cinema nostrano.

Anch’egli formatosi prima come attore teatrale tra gli anni Quaranta e Cinquanta, Mastroianni lavorò con i più importanti registi del suo tempo. Raggiunse la notorietà grazie a Federico Fellini recitando ne “La dolce vita” (1960) e in “8½” (1963).

Altri film famosi a cui prese parte sono: “Cronache di poveri amanti” (1954), “Il bell’Antonio” (1960), “Ieri, oggi e domani” (1963) e “Una giornata particolare” (1977) (questi ultimi due recitati al fianco della diva Sophia Loren).

Mastroianni ebbe numerose relazioni, spesso con le sue colleghe di lavoro, come Silvana Mangano – con cui ebbe una breve storia in gioventù – e l’attrice Faye Dunaway, che gli preferì l’attore californiano Harris Yulin. Infine, si legò prima alla francese Catherine Deneuve e, poi, alla regista Anna Maria Tatò, rimasta con lui fino alla morte.

 

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Gian Maria Volonté

Originario di Milano, Gian Maria Volonté ha costruito la sua carriera su due fronti, quello italiano e quello internazionale.

Dopo aver preso parte al sceneggiato televisivo ispirato a “L’idiota” di Fedor Dostoevskij, Volonté esordì sul grande schermo con il film “Sotto dieci bandiere” di Duilio Coletti, mentre grazie ai suoi ruoli ne “La ragazza con la valigia” di Valerio Zurlini e in “Un uomo da bruciare” di Paolo e Vittorio Taviani, Volonté ottenne presto il plauso della critica.

Iscritto al Partito Comunista Italiano, a cui restò associato fino a buona parte degli anni Settanta, accettò inizialmente con riluttanza il ruolo del contoverso Ramón Rojo del film western “Per un pugno di dollari” (regia di Sergio Leone).

Nel 1966 partecipò a un altro film di grande successo, “L’armata Brancaleone”, diretto da Mario Monicelli, con Vittorio Gassman e Catherine Spaak tra i protagonisti.

Agli anni Settanta risalgono le sue collaborazioni con alcuni registi che hanno diretto film politicamente impegnati, interpretando ruoli rimasti impressi nell’immaginario collettivo. Tra gli altri, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e “La classe operaia va in paradiso”, entrambi diretti da Elio Petri (1971); “Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco Bellocchio (1972) e “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi (1979).

Venne stroncato da un improvviso infarto, all’età di 61 anni, durante le riprese del film “Lo sguardo di Ulisse” di Theo Angelopoulos (1994).

 

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Fonte foto: vanityfair.it

Massimo Troisi

Protagonista del nuovo cinema italiano, antieroe sulla scia di Woody Allen, Massimo Troisi ha esordito negli anni Ottanta, rinnovando il linguaggio cinematografico.

Temi portanti della sua breve ma intensa carriera furono: le donne, viste alla luce dei movimenti femministi che effettivamente scossero il paese in quegli anni; l’individualismo; il tramonto dei sentimenti religiosi; la ribellione giovanile.

Scrisse e diresse il suo capolavoro “Ricomincio da tre” nel 1981, dove recitava anche nel ruolo di Gaetano, un timido ragazzo napoletano che va a Firenze in cerca di nuove esperienze. Il film ottenne un successo clamoroso, benché fosse recitato quasi tutto in dialetto; inoltre raggiunse  il record di film rimasto in proiezione più a lungo nelle sale cinematografiche, incassando circa 15 miliardi di lire.

Troisi, che ebbe la fortuna di collaborare con gli ultimi grandi nomi del cinema italiano classico, come Marcello Mastroianni, perse la vita poco dopo aver terminato le riprese del suo ultimo film, “Il postino“, diretto da Michael Radford, con Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta.