Un nuovo trailer rilasciato a dicembre conferma l’uscita a febbraio su grande e piccolo schermo del documentario su Billie Eilish, “The World’s a Little Blurry”, prodotto da Apple Original Films per la regia di R. J. Cutler, noto per aver firmato altri celebri documentari come The war Room, The September Issue su Vogue, nonché la serie tv Nashville.
Il film, che dovrebbe essere un classico coming-of-age movie, incentrato sulla storia del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, è in lavorazione in realtà da diversi anni, nonostante la giovane età di Billie: una troupe ha seguito passo passo l’artista durante il tour del 2019, anno della pubblicazione del suo clamoroso album di esordio, When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, ma secondo alcune voci riportate da Variety le riprese sarebbero iniziate addirittura nel 2016.
L’ampiezza del periodo di vita immortalato in “The World’s a Little Blurry” la conosceremo soltanto a partire dal 26 febbraio 2021, data prevista per la première su Appletv e, apparentemente, anche al cinema. Secondo quanto visto dal trailer, permetterà ai suoi fan di sbirciare da vicino nell’album di famiglia dell’artista, con spezzoni di Billie Eilish bambina al pianoforte o che canticchia col fratello, ripresa dai parenti. Le intenzioni di Cutler, in effetti, sono di offrire uno scorcio intimo e privato sul viaggio straordinario di una teenager che in poco tempo è stata sbalzata agli onori della cronaca e sotto le luci, a volte spietate, dei riflettori.
Interesse suscita l’approccio scelto dal regista anche per le passate dichiarazioni di Billie in merito all’ingerenza a volte eccessiva dei fan nella sua vita, in particolare riguardo al vergognoso body-shaming di cui a volte è stata oggetto (ricordiamo, durante il 2020, le critiche seguite ad alcune sue foto girate sui social dove appariva vestita casual e, secondo alcuni utenti, un po’ “fuori forma”). La Eilish ha ribadito la sua posizione nella storia Instagram del 21 dicembre scorso, in cui ha annunciato che dopo l’uscita di questo documentario cambierà la sua iconica capigliatura nera e verde acido.
“[The World’s a Little Blurry] sarà la fine di un’era. Vi darò una nuova era”, dichiara Billie, dopo aver scherzato con i suoi follower dicendo che la devono lasciare in pace e smettere di prenderla in giro per i suoi capelli, perché se non la smettono lei non pubblicherà il suo nuovo album, attualmente in lavorazione.
Non resta quindi che attendere la fine di febbraio per dare un’occhiata più da vicino al percorso che ha portato nel 2020 Billie Eilish al record storico di diventare la più giovane artista ad essere non solo nominata nelle quattro più importanti categorie dei Grammy Awards, ma anche a vincerle tutte e quattro.
Ricordandosi, quando ci si accingerà a guardarlo, l’ammonimento che la stessa Billie ha tenuto a darci nel suo intenso e profondo cortometraggio Not My Responsability:
“Is my value based only on your perception or is your opinion of me not my responsibility?” (Il mio valore si basa solo sulla vostra percezione o la vostra opinione su di me non è una mia responsabilità?).
La responsabilità è sempre di chi esprime l’opinione, e lo sarà anche quando lei ci avrà permesso, grazie a questo documentario, di guardarla e di conoscerla un po’ più da vicino.
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.