Bob Marley ci lasciava l’11 maggio 1981

Bob Marley ci lasciava l’11 maggio 1981

Bob Marley ci ha lasciati da ormai 43 anni eppure quando alla radio passa una delle sue canzoni alzare il volume e cantarci sopra è un automatismo ancora per tanti. Nelle sue canzoni invitava tutti i popoli di colore ad essere uniti nella ricerca della libertà e dell’uguaglianza ma anche chi non coglie la connotazione politica dei suoi testi ama farsi cullare dalle sue musiche. Andiamo a scoprire qualcosa di lui.

Bob Marley ci lasciava l’11 maggio 1981

Fonte foto: repubblica.it

Sensibilità alla causa razziale

Il padre di Bob, Norval Sinclair Marley, era un giamaicano bianco di origini inglesi mentre la madre, Cedella Booker, una giamaicana nera. Il loro matrimonio provocò scandalo e la famiglia di Marley diseredò il figlio. Forse l’amore non era tale o forse per la disapprovazione della famiglia, fatto sta che Norval Sinclair Marley abbandonò la moglie mentre era in attesa del figlio. Cedella Booker, però, non gli serbò mai rancore ed ebbe modo di dichiarare:

«Resterà un buon uomo, costretto ad agire male dalla sua famiglia e dalle regole della società.»

Bob Marley ci lasciava l’11 maggio 1981

Fonte foto: dolcevitaonline.it

Pregiudizi razziali

Le sue origini miste causarono a Bob Marley l’essere oggetto di pregiudizi razziali. Forse non aver avuto il padre al suo fianco per difenderlo causò in lui un senso di rifiuto per chi lo aveva abbandonato.

«Non ho avuto padre. Mai conosciuto… Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta.»

Dovendo affrontare molto presto la questione della sua identità razziale maturò l’interesse per la lotta contro l’oppressione politica e razziale che portò avanti anche attraverso le sue canzoni.

«Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezzosangue, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, né per l’uomo bianco né per l’uomo nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato sia dal nero che dal bianco.»

Fonte Video: youtube.com

Musica e politica

Bob Marley si può definire ancora oggi l’icona della musica Reggae, ma non fu solo un cantante e compositore. Divenne un leader politico, spirituale e religioso e nel 1978 ricevette dalle Nazioni Unite la Medaglia della Pace a nome di cinquecento milioni di africani. Si può dire tranquillamente che l’aspetto politico prevalse su quello artistico nella vita di Bob Marley. Aveva solamente 36 anni quando morì per un melanoma acrale che cresceva sotto l’unghia dell’alluce destro. Nonostante la malattia si stesse diffondendo nel suo corpo lui non rinunciò a cercare di mettere pace tra i due partiti in guerra in Giamaica ed organizzò l’ennesimo concerto politico dal titolo   One Love Peace Concert. Riuscì a portare sul palco i due leader che si strinsero la mano.

Bob Marley ci lasciava l’11 maggio 1981

Fonte foto: dailygreen.it

Alcune curiosità

Quand’era piccolo gli piaceva leggere la mano riuscendo a fare previsioni molto accurate e riscuotendo un certo successo. Un giorno disse che non lo avrebbe più fatto e si sarebbe dedicato alla musica perché aveva “visto” che quello era il suo destino. Era amico della madre di Naomi Campbell e, forse in virtù di questo, la modella comparve nel video della canzone Is this love. Inizialmente Redemption Song era eseguita da Bob Marley accompagnato dai Wailers, fu il discografico Chris Blackwell a proporgli di eseguirla da solo accompagnandosi con la chitarra acustica. Nella sua vita non si era mai preoccupato di mostrare la sua agiatezza per cui fu una  sorpresa per tutti quando acquistò una BMW ma lui spiegò che gli piaceva l’acronimo che poteva essere interpretato come Bob Marley Wailers. Si dice che quando la parcheggiava per le strade di Kingston non la chiudesse mai a chiave ben sapendo che nessun giamaicano si sarebbe mai permesso di rubargliela.

 

Fonte video: youtube.com

Il reggae e la Giamaica

Il reggae, di cui Bob Marley è il rappresentante per eccellenza, deriva dallo ska ma comprende alcuni ritmi della musica popolare giamaicana quali il mento e il calypso. L’artista era molto legato alla sua terra e l’ha sempre portata nel cuore. Era anche molto generoso nei confronti delle persone del suo Paese, sembra infatti che circa tremila persone vivessero grazie alle sue donazioni. Bob Marley era rastafariano, ovvero un seguace del culto religioso giamaicano che non considera illegale l’uso della marijuana che permetterebbe, invece, di raggiungere una maggior consapevolezza e un livello più alto di spiritualità. A tal proposito Bruce Springsteen racconta che nel 1975, dopo aver visto un concerto di Marley in un locale di New York, lo andò a trovare in camerino: non capì nulla di quello che l’artista gli disse ma ricorda perfettamente la fitta nebbia dovuta al fumo di marijuana in quella stanza.

E al fondatore del movimento Rastafari, Leonard “The Gong” Howell, era ispirato il suo soprannome tuff gong che identificava una persona di speciali caratteristiche fisiche e spirituali. Marley lo usò per varie imprese commerciali tra le quali la sua etichetta discografica.

 

Bob Marley ci lasciava l’11 maggio 1981

Fonte foto: caradisiac.com

 

Bob Marley rifiutò, per motivi religiosi, l’amputazione dell’alluce destro che, forse avrebbe potuto arrestare la diffusione del tumore al resto del corpo. Tentò cure alternative in Germania ma quando capì che non c’era altro da fare decise di tornare a casa. Purtroppo durante il viaggio si aggravò e morì a Miami. Fu però sepolto in Giamaica assieme ad un pallone da calcio, la sua chitarra Gibson Les Paul e a un germoglio di marijuana. Direi che non occorre aggiungere altro.