Fonte foto: rollingstone.it
A distanza di 28 anni dall’album “The Division Bell” i Pink Floyd si riuniscono per una causa considerevole. Il nuovo brano inedito, a sostegno della popolazione ucraina, “Hey, Hey, Rise-Up!“ è stato pubblicato l’8 aprile con un video ufficiale legato a una raccolta fondi organizzata dalla band britannica, a favore dell’Ukraine Humanitarian Relief Fund.
Nel brano, suonato da David Gilmour e Nick Mason, affiancati da Guy Pratt al basso e Nitin Sawhney alle tastiere, è stata inserita la voce di Andriy Khlyvnyuk, cantante ucraino della band Boombox che ha interrotto il suo tour negli Stati Uniti ed è tornato a Kiev per difendere il suo paese.
La traccia vocale di Andriy Khlyvnyuk è stata estrapolata da un video divenuto virale sui social lo scorso febbraio, in cui si vede l’artista cantare in una deserta e desolata piazza Sofiyskaya, a Kiev.
Il significato del brano
Il brano in questione ha un significato emblematico: “Oy, u luzi chervona kalyna” il titolo originale (Oh, il viburno rosso nel prato), una marcia patriottica scritta nel 1914 da Stepan Charnetskii e tornata popolare in tutto il mondo dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Lo stesso titolo del brano dei Pink Floyd è tratto dall’ultima frase della canzone che recita “Ehi, ehi, alzati e rallegrati!”.
A questo punto vi starete chiedendo, ma cos’è il viburno? Si tratta di una pianta che cresce in modo eretto, molto decorativa perché in primavera produce dei piccoli fiori e delle bacche rosse che durano molto a lungo.
In Ucraina è considerato un vero e proprio simbolo nazionale , ed esiste un detto: “Senza salice e viburno non c’è Ucraina”. Ebbene nella canzone di Charnetskii – riportata alla gloria dai combattenti Ucraini e poi dai Pink Floyd – quel viburno schiacciato dal peso della guerra diventa un simbolo di resistenza e di rinascita.
Quelle parole che danno forza e speranza basterebbero già da sole, ma il lungo assolo di chitarra di Gilmour diventa in qualche modo una terza voce che pretende di essere ascoltata.
Momenti potenti da mettere in musica
In un comunicato stampa lo stesso David Gilmour ha detto di essere stato commosso dal video di Andriy Khlyvnyuk: “È stato un momento potente che mi ha fatto venire voglia di metterlo in musica“.
Gilmour, che ha una nuora e un nipote ucraini, ha aggiunto:
“Noi, come tanti altri, abbiamo percepito la furia e la frustrazione di questo vile atto verso un paese democratico indipendente e pacifico che è stato invaso e il suo popolo è stato assassinato da una delle maggiori potenze mondiali“.
I Pink Floyd avevano già ritirato il loro materiale dai siti di streaming russi e bielorussi per protestare contro l’invasione.
Nel video, diretto da Mat Whitecross e girato nello stesso giorno della registrazione del brano, vediamo alternarsi i musicisti esibirsi in un ambiente cupo e alcune immagini di guerra. Il simbolo che accompagna la canzone è un girasole, ed è stata ispirata da un video virale che mostra una donna ucraina che insulta due soldati russi armati, dicendo: “Prendete questi semi e metteteveli in tasca. In questo modo i girasoli cresceranno quando tutti voi riposerete qui“.
Qui il testo del brano e la sua traduzione.
Versione inglese
Oh, in the meadow a red viburnum has bent down low
For some reason, our glorious Ukraine is in sorrow
And we’ll take that red viburnum and we will raise it up
And we shall cheer for our glorious Ukraine, hey, hey
And we shall cheer for our glorious Ukraine, hey, hey
And we’ll take that red kalyna and will raise it up,
And we shall cheer up our glorious Ukraine, hey – hey!
Traduzione italiana
Nel prato un rosso viburno si è piegato in basso
La nostra gloriosa Ucraina è stata turbata così
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo
E noi, la nostra gloriosa Ucraina, ehi – ehi, ci alzeremo – e gioiremo!
E prenderemo quel viburno rosso e lo solleveremo
E noi, la nostra gloriosa Ucraina, ehi – ehi, alzati e gioisci!
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.