Sanremo 2024

Sanremo 2024: come sono le 30 canzoni in gara?

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Sanremo 2024 ha inizio. Si accendono finalmente le luci dell’Ariston per la 74esima volta  e siamo tutti lì, incollati alla Tv neanche fossero gli anni ’80. Millennials, boomer e sì, anche quelli della Gen Z. “POV: sei a Sanremo 2024” direbbero loro, ben rappresentati da Mattia Stanga nel Prima Festival.

Chi a cena, chi in pigiama sul divano, chi in gruppo di ascolto. Tutti presenti e consapevoli della lunga, lunghissima notte che si prospetta. Le canzoni in gara da ascoltare saranno tutte e 30, come se qualcuno ci avesse consigliato di toglierci il pensiero in una sola volta e alleggerirci per le prossime serata. Quel qualcuno, Amadeus, nostro fidato amico di Festivàl, per la prima serata si lascia co-condurre da un inaspettato Marco Mengoni, ultimo vincitore di Sanremo 2023 e piacevole intrattenitore della serata.

Nessun monologo, poche incursioni esterne, deo gratias. Si parte carichi, si prosegue tra un “Daje siamo quasi a metà” ed un abbiocco rapido. Eppure in qualche modo, si sopravvive fino alla fine. Probabilmente in pochi, ma si sopravvive.

 Al primo ascolto, le 30 canzoni urlano insufficienze piene, con rare, rarissime eccezioni di qualità.

Clara – Diamanti Grezzi

I fan di Mare Fuori intoneranno Appiccia n’ata sigarett ma no, o almeno non in questa sede. I più agée chiederanno a figli/nipoti “Clara chi?” eppure ha già all’attivo 3 dischi di platino, con annessa vittoria facile a Sanremo Giovani. Un pezzo per la sua generazione di gggiovani che speri finisca il prima possibile.

Sangiovanni – Finiscimi

Fa le smorfie prima di cominciare, si aggiusta il ciuffo come i 15enni pronti per uscire con il date adolescenziale. Cavalchiamo proprio quell’onda della coppietta, con una lettera di scuse all’ex nota fidanzatina. Ballad confezionata unicamente per far parlare il fandom.

Fiorella Mannoia – Mariposa

Un po’ De Andrè, un po’ Capossela/Mannarino. Tra le donne della canzone, lei sceglie di essere quella scalza, vestita da sposa. Ahi ahi che voglia di saltellare sotto braccio con persone a caso, facendo svolazzare il gonnellone prontamente indossato per l’occasione primomaggesca.

LaSad – Autodistruttivo

Loro sembrano cattivissimi, rebel e pazzerelli. Poi, però, con Riccardo Zanotti Dei Pinguini Tattici Nucleari che si presta alla composizione, si rivelano essere una versione Gen Z dei Finley. Messaggio di un certo livello e su questo non si discute. Però. pur sempre Finley. Con tutto il rispetto eh.

Irama – Tu no

Orchestra pomposa nell’intro e necessità di un interprete. Quasi impossibile decifrare le parole. Un classico suo. Niente di piu, niente di meno. Applausi tiepidissimi.

Ghali – Casa mia

Superospite al primo anno di Amadeus. Da concorrente, per la prima volta all’Ariston, in un ipnotico completino twin set tempestato. Il pezzo ha un paio di elementi che ti rimangono impressi. Testo assolutamente non trascurabile, cavalcando attualità e tematica che ricorda un suo enorme successo passato.

Negramaro – Ricominciamo tutto

Esplosione pomposa alla Coldplay, complici gli archi di Davide Rossi. Giuliano Sangiorgi è carico, eccessivamente carico. Emozione pura diranno alcuni. Malesseri indefiniti, altri. Acchiappano l’applausone come se gli fosse dovuto. Sicuramente il pezzo non lascia indifferenti. Non del tutto.

Annalisa – Sinceramente

Il pubblico etero e non l’ha già decretata vincitrice prima che salisse sul palco. “Mi sento scossa”  ma non si tratta dei Prozac+. Purtroppo. Lei continua a cavalcare l’onda di questo superpop, intrappolata in vesti succinte che chiaramente non le appartengono fino in fondo. Ma alla fine, parliamoci chiaro, cosa non si fa per vincere.

Mahmood – Tuta Gold

Siamo lontani da  Brividi, lontanissimi da Cocktail d’amore. Tuta Gold è ballabile, trascinante. Funziona come le mossette, come solo lui sa fare. Capire il testo impossibile, ma viene voglia di riascoltarla subito e cantarla con 5 cellulari nella Tuta Gold, rigorosamente in periferia.

Diodato – Ti muovi

Quando hai gia vinto con un pezzo come Fai Rumore è difficile replicare. Ti muovi ci prova, si apre con l’orchestra e coinvolge col corpo di ballo. Non conquista a primo impatto come nel 2020, ma rapisce per delicatezza ed eleganza musicale.

Loredana Bertè – Pazza

Il pezzo va in secondo piano, perchè siamo tutti letteralmente pazzi delle sue gambe, del suo carisma, della sua presenza. Applausi incontenibili. Tutto strameritato.

Geolier Geolier – I p’me tu p’te

Provate a pronunciare il titolo senza cacciare qualche ml di saliva incontrollata. Autori plurimi, ortografia napoletana bistrattata e ridotta a codice fiscale. Geolier te l’immagini in tuta e invece ti stupisce in nero che, sapientemente, sfina e dona quell’eleganza da matrimonio neomelodico. Il pezzo, però, pare funzioni.

Alessandra Amoroso – Fino a qui

Il “sanremese” musicalmente è un genere ben preciso: una ballad che oscilla tra orchestra e noia. Amoroso debutta sul palco dell’Ariston con un tipico sanremese. Nient’altro da aggiungere. Che è meglio.

The Kolors – Un ragazzo una ragazza

Prossimo trend TikTok e tormentone. Pronti con i vostri pargoli a fare la mossetta di Stash ai villaggi turistici sotto palco con gli animatori? Non fate gli snob, vi vedo. Ci sarete tutti.

Angelina Mango – La noia

La canzone, scritta da Madame e Dardust, è fresca, originale, catchy e lei credibilissima, con la presenza scenica di chi eredita inconsapevolmente le 7 volte in gara all’Ariston del padre. Bravissima. Attenzione, allarme vincitrice.

BigMama – La rabbia non ti basta

La 23enne campana dedica alla sè del passato questa canzone con tutta la voglia di divertirsi. Canzone meh, lei però ti conquista con il suo sorriso e la sua voglia di fare.

Il Volo – Capolavoro

Attenzione, è un’esercitazione di judo? Dov’è il tatami? Il judoka in organza ruba la scena. Poi inizia a cantare con gli altri due ed inzia una dura lotta intestina: vince chi assume la posa più melodrammatica. In atto, una riuscita operazione svecchiamento. Ma ricordiamolo, hanno ancora, e solo 30 anni.

Ricchi e poveri – Ma non tutta la vita

Quell’incredibile capacità di rendere tutto leggero e spensierato tra fiocconi e ballerini. Sorridi e te li fai andare bene, nei limiti del possibile, sia chiaro.

Emma – Apnea

Concorrente, vincitrice, ospite, co-conduttrice. Che Sanremo le piaccia è chiaro. Quest’anno è travolgente, grintosa e sinceramente divertita in un pezzo 80s alla Viola Valentino. Come trend musicale vuole.

Renga e Nek – Pazzo di te

Accontentiamo tutte le 40/50enni con il duo pop ruock italiano. Per un attimo, data l’inconsistenza del pezzo, ti lasci trasportare dall’immaginazione e dalle ipotetiche dinamiche interne al duo: Renga tronfio del suo vocione e del riccio fascinoso vuole puntualmente strafare, mentre Filippo Neviani, pregio e difetto “troppo buono” glielo lascia fare. Nel frattempo la canzone è finita, meglio così.

Mr Rain – Due Altalene

Io e teeeee potrebbero essere gli stessi supereroi della scorsa edizione, tant’è che si continua a trarre ispirazione da quelle scenografie Defilippesche, quelle delle storie strappalacrime a C’è posta per te. Il Signor Pioggia porta Due altalene sul palco dell’Ariston. Letteralmente, materialmente. Troppo.

BNKR44 – Governo punk

Codice fiscale o targa di auto? Chi può dirlo. Questo gruppetto ggiovane era già salito sul palco dell’Ariston con Sethu, l’ultimo classificato della 73esima edizione del Festival. Quest’anno sembrano rimasti nel loro garage di provincia, saltellanti qua e là, in sincrono o come cavallette impazzite. Pezzo senza pretese.

Gazzelle – Tutto qui

Ti immagini un amore indie pop a Roma Nord, tra parka e occhialetti da sole e invece ti ritrovi un “sanremese” in felpetta. Piano e orchestrona possente, Flavio al limite dell’imprecisione, ma potrebbe migliorare con le serate.

Dargen D’Amico – Onda Alta

Lui è il tipico amico da situazioni imbarazzanti, sia per i suoi look che per quelle freddure per cui ti trovi costretto a ridere per cortesia. Poi, invece, ti parte al Festivàl con un pezzo a cassa dritta e truzza, sormontata da un testo che non fa ridere, anzi. Salvo in corner dal bis di Dove si Balla.

Rose Villain – Click boom!

Anima urban, voce impeccabile. Ma incuriosisce più il titolo che la canzone.

Santi Francesi – L’amore in bocca

Sanno quello che fanno e all’una di notte inoltrata sono in grado di farti riaprire gli occhi per capirci meglio. Tanto synth, tanto pop, su una struttura del pezzo solida e credibile. Promossi.

Fred De Palma – Il cielo non ci vuole

Ana Mena dove sei? Che ne è stato del ragazzo che canta di amori e passioni spiaggesche? Ecco la quota tamarra di quest’edizione. “Ci ha fatto piangere piangere”, ma non nel senso buono.

Maninni – Spettacolare

Carino e sorridente, ma porta un “sanremese” alle 2 di notte. Ritenta la prossima sera, sarai più fortunato.

Alfa – Vai!

Uh uh!  Stupore per uno che cantava e sbancava streaming e vendite con “Sei così bella, anzi bellissimissima“. Sonorità internazionali e fischietto furbetto che ti entra in testa. Sorpresa, anzi sorpresissimissima.

Il Tre – Fragili

Un nome, un orario di esibizione, ironizzava lui nel pomeriggio. Non sappiamo esprimerci a riguardo. Lui si scusa, forse un po’ per tutto e lo perdoniamo, fosse anche per i punti al FantaSanremo.

E così, alle due di notte, in anticipo rispetto a quanto si vociferava, la serata si conclude e stenti a crederlo. Con le poche forze rimaste, si annuncia la classifica provvisoria della Sala Stampa, Tv e Web e tu, telecomando alla mano, pronto per spegnere tutto, ti chiedi come hai fatto a sopravvivere a 30 canzoni, sketch e medley. È trascorsa una sola serata, sembra una vita. Pensiamoci liberi, almeno per questa notte.

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