Ciao, grande Mattatore – L’addio a Gigi Proietti

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Ha scelto il suo compleanno per l’ultima scena. Oggi ha compiuto 80 anni, ha visto il giorno e si è spento alle 5.30 di questa mattina.  Ha salutato la vita terrena con il suo amatissimo sorriso, ne siamo certi! Da due settimane era ricoverato in clinica per gravi problemi cardiaci e ieri le sue condizioni si erano aggravate.

 

Grande attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, poeta e scrittore. Amava definirsi “un esibizionista allegro” e noi lo ricorderemo sempre per questo suo grande pregio: manifestarsi sempre, irrompere sulle scene generoso e allegro, ironico, giocoso.  Eclettico, geniale, dinamico, ci lascia un patrimonio artistico di immenso valore, e un’impronta umana di grandiosa, unica bellezza.  

 

Era figlio di Romano e della casalinga Giovanna e aveva una sorella maggiore. Di lui raccontano fosse un bambino molto vivace e che spesso rubava qualche spicciolo dalle tasche della giacca del padre. Gigi Proietti da piccolo giocava a ping-pong e a baseball e frequentava l’oratorio della sua borgata, il Tufello. Frequentò il liceo classico, grazie al quale si appassionò molto alla lingua latina. Dopo il diploma si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, senza però riuscire mai a laurearsi.  Il suo più grande amore fu il teatro dove debuttò nel 1963, a soli 23 anni, con lo spettacolo Il Can Can degli italiani, diretto dal suo insegnante di recitazione Giancarlo Cobelli. Nei dieci anni successivi ottenne più ruoli in numerose opere teatrali e cinematografiche. Alcuni tra i titoli più importanti ai quali ha contribuito sono Le piacevoli notti, L’urlo, Il circolo Pickwick, Alleluja brava gente e Brancaleone alle crociate.

 

Iniziò anche la carriera da doppiatore e il primo personaggio sul quale lavorò fu il gatto Silvestro dei cartoni animati, ma non il solo in questo genere. Lo ricordiamo infatti anche come il genio della lampada di Aladino a cui aveva prestato la voce nel cartoon Disney.  Nel 1974 fu protagonista del programma Sabato sera dalle nove alle dieci. Il 1976 fu l’anno della vera e propria consacrazione di Gigi Proietti. Prima scrisse e mise in scena uno spettacolo tutto suo, dal titolo “A me gli occhi, please” che ottenne un grande successo, poi partecipò al film di culto “Febbre da cavallo”, nel quale interpretò lo scommettitore Mandrake, uno dei suoi ruoli più celebri. Nello stesso anno doppiò anche un altro personaggio di culto del cinema: Rocky.

 

I suoi tanti talenti hanno divertito il pubblico in ogni sua esibizione. Cantava, si dirigeva, recitava monologhi   spassosi, imitava, ballava, senza mai risparmiarsi. Un uomo dalle mille facce: capace di essere un Mangiafuoco spaventoso nell’ultimo “Pinocchio” di Garrone e un Maresciallo Rocca rassicurante per milioni di italiani che lo vedevano su Raiuno.  Romano fino al midollo, ma aperto al mondo e alla cultura, si fece promotore della costruzione di un Globe Theatre shakespeariano nel 2003, all’interno dei giardini di Villa Borghese, per commuovere il pubblico più largo possibile con la poesia e la tragedia del Bardo.

 

Un uomo tanto generoso sul palco e nella vita pubblica – solo di recente ricordiamo il suo appello ai nonni d’Italia perchè non si mettessero a rischio di contagio Covid – quanto riservato nella vita privata, sposato dagli anni 60 con Sagitta Alter, guida turistica svedese, dalla quale ha avuto due figlie: Susanna e Carlotta.

 

Grande figura di maestro e insegnante per i giovani, scopritore di talenti al Teatro Brancaccio di Roma, dove negli Anni 70 aveva creato un laboratorio di esercitazione sceniche. Diceva spesso, con la sua ironia affettuosa: “Ai giovani attori, ho insegnato tutti i miei difetti“. Enrico Brignano, Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi, per citarne solo qualcuno, vengono dalla sua scuola.   

 

I classici sono tali perché non ‘chiudono’, non finiscono mai di interessare” diceva Proietti di Shakespeare.

 

O ancora: “Nella totale perdita di valori della gente, il Teatro è un buon pozzo dove attingere.” 

 

Non possiamo pensare a definizioni migliori per augurargli buon viaggio. Lì dove andrai, continuerai.  


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