Neet: il triste record italiano

Neet: il triste record italiano

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L’Istat lo conferma: la percentuale di Neet in Italia è spaventosamente alta, record imbattuto in tutta l’Europa dal 2019.

Prima di andare avanti, però, è giusto spiegare chi siano i Neet: si tratta di giovani, solitamente nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni (con un’alta percentuale di donne), che per diversi motivi non studiano, né lavorano o seguono corsi di formazione per l’inserimento lavorativo. Il termine è un acronimo inglese: Not in Education, Employment or Training. In Italia, si tratta del 23,3% del totale. Questo significa che un quarto dei giovani non sono nelle condizioni di lavorare e/o studiare.

Contrariamente a quanto si possa pensare, questo non avviene solo per indolenza, anzi. I fattori che rendono i giovani Neet sono svariati e certo la pandemia non ha aiutato.

Fenomeno Neet: uno sguardo sulle cause

Una delle prime cause dell’alta percentuale di Neet in Italia è il costo dell’istruzione, che va sempre più fuori dalla portata di diverse famiglie. Un altro fattore è la disabilità, che spesso rende difficoltosa anche a chi non ha una percentuale alta la ricerca di un lavoro o la possibilità di terminare gli studi.

Influisce anche la nazionalità: per un ragazzo immigrato è statisticamente più difficile studiare o inserirsi in un ambiente lavorativo. Le lacune linguistiche rappresentano un intoppo non da poco. Altri fattori sono l’indisponibilità a cercare lavoro e la continua ricerca di un ambiente che sia congeniale alla propria personalità. Ultimi, ma non meno importanti, sono i Neet volontari: giovani che, per scelta, decidono di prendersi un periodo di pausa per andare a fare volontariato.

Le conseguenze del fenomeno Neet

Uno dei tanti svantaggi dell’essere un Neet è la difficoltà sempre crescente a inserirsi nel mondo del lavoro. Non accumulando esperienze o conoscenze, è ben difficile essere accettati come dipendenti di una qualsiasi azienda. Questo può portare a problemi anche a livello personale: un Neet, salvo non lo sia per fare volontariato, ha più probabilità di sviluppare problemi di autostima, che gradatamente possono sfociare in depressione e comportamenti antisociali. Anche la salute, in queste condizioni, può rimetterci: senza uno stipendio, è più difficile accedere a eventuali cure.

Tutto ciò ricade a cascata sull’economia globale: con l’aumento dei Neet, in Italia il PIL ha subito un ulteriore crollo. Non contiamo poi il minore introito fiscale nelle tasse dello Stato, che porta a una diminuzione del Welfare.

Possibili soluzioni

Le soluzioni al fenomeno Neet sono poche e, ormai, molto urgenti: bisogna investire nella formazione scolastica, in modo che diventi accessibile a tutti, e potenziare la formazione lavorativa, magari tramite corsi dati dallo Stato o fondi alle aziende. Un altro sistema è il potenziamento della transizione tra la scuola e il lavoro, con maggiori supporti a entrambe le parti in causa (l’azienda e il potenziale dipendente).

Fortunatamente, anche alcuni componenti della classe politica si stanno interessando ai Neet, puntando a una modifica strutturale della società che dia una possibilità in più ai nostri giovani. Ne abbiamo decisamente bisogno.


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