Simbologia della maschera, una volta l'anno è lecito impazzire

Simbologia della maschera, una volta l’anno è lecito impazzire

Non esiste Carnevale che si rispetti senza la maschera. Possiamo definire il Carnevale come la festa più democratica in assoluto? Non ha limiti d’età, nessuna censura nella maschera che si sceglie di indossare e ogni deformazione dei sentimenti è per un giorno consentita.

La maschera per sua natura nasconde, elude le emozioni, mistifica i sentimenti, ma non solo: contiene, impedisce, trasforma e ammalia.

Il suo fascino è senza tempo, seppur l’utilizzo agli arbori non era certo quello goliardico di oggi. Tralasciando lo studio antropologico della maschera, cerchiamo di capire qualcosa in più della maschera utilizzata a Carnevale che giunge al termine proprio in questi giorni. Anche se  molte città italiane non rispettano il calendario ufficiale, come nel rito ambrosiano che ritarda di 4 giorni la Quaresima, fortunati i milanesi.

Le origini

Se ci divertiamo a mascherarci ancora oggi, lo dobbiamo alle sue origini che risalgono all’Antica Roma quando durante le feste dionisiache era lecito lasciarsi andare e mascherarsi per rendersi invisibili. Il ricco e il povero per un giorno erano uguali e sai che soddisfazione.

Uno dei proverbi del tempo citava infatti così:

“Semel in anno licet insanire.”

(Una volta all’anno è lecito impazzire).

La volontà di indossare una maschera nasce dall’irresistibile desiderio di assumere le sembianze di qualcun altro, ma non ci si limita all’aspetto, si entra nella parte del personaggio imitandone i comportamenti e la personalità. Si diventa ciò che si vorrebbe essere? Molto probabilmente sì, ognuno di noi indossa la maschera che sente sua e gioca a interpretare il suo ruolo con serietà.

Ma la maschera ti permette di dire verità scomode, difficili da sostenere nella realtà. Un esempio sono Arlecchino, Pulcinella, Brighella e Colombina che rappresentano le maschere dei servitori senza scrupoli che si prendevano gioco dei padroni. La burla e la trasfigurazione dei potenti sono un copione che ancora oggi aleggia sopra i grandi carri mascherati per le vie delle città italiane. Celati dietro l’ironia si è più coraggiosi.

Una grande storia per soli due usi: rituale e spettacolo. Ci sono popoli che hanno conservato tradizioni e cultura attorno alla maschera e le chiavi di lettura dei riti esoterici e pagani sono la testimonianza di quanto la maschera sia un fruitore di energia fortissimo, persino durante il pazzo Carnevale. Le maschere rappresentano quindi i vizi e le virtù della gente, conservando l’anonimato si dà libero sfogo al divertimento e alla follia. In ogni caso resta l’espressione dell’invisibile, capace di esprimersi liberamente e se lo facessimo con maggiore consapevolezza potrebbe essere un inizio di un viaggio iniziatico verso una vera trasformazione.

Nel suo senso più profondo mi piace definire la maschera di Carnevale il nostro vero Io, quello che mascheriamo ogni giorno per non farci riconoscere, ma questa è tutta un’altra storia.