Evita Peron: una stella che brillò di luce propria

Evita Peron: una stella che brillò di luce propria

E’ il 1934 ed Eva Maria Duarte, figlia illegittima di Juan Duarte e della sua amante cuoca, va a Buenos Aires partendo dal suo paesino di nascita, Los Toldos, spinta da desiderio di rivalsa sociale, per realizzare il sogno di lavorare nel mondo dello spettacolo.

Evita ancora non lo sa, ma sta per intraprendere la strada del destino che la consegnerà alla storia del suo Paese come “Capo spirituale della Nazione”, entrando nel mito dell’immortalità per il popolo argentino.

La vita di Evita Peron

Eva, nei primi periodi a Buenos Aires, si arrangia a fare un po’ di tutto, ma finalmente dopo la gavetta, si afferma come attrice radiofonica. Ma la svolta della sua vita avviene quando, nei primi giorni di gennaio del 1944, il terremoto a San Juan accelera gli eventi, facendoli convergere nell’incontro con il colonnello Juan Domingo Peròn. A una raccolta fondi per i terremotati, infatti, la giovane attrice e il militare, vivono il loro colpo di fulmine che li porterà a sposarsi il 22 ottobre 1945. Poco dopo il terremoto, a Peròn viene affidato il Ministero della Guerra e la vicepresidenza della Nazione. Eva sa sfruttare il suo essere donna carismatica accanto a Peròn. No, non è fortuna la sua, non soltanto, perlomeno, è piuttosto il talento che incontra un’opportunità. Lo è, carismatica, quando, con un discorso fortemente emotivo, si pone alla testa del sindacato in quello che sarà ricordato come il “Giorno della lealtà”, in cui i lavoratori chiedono ed ottengono la liberazione del Colonnello marciando in Plaza De Mayo, incarcerato in seguito a un golpe da parte di quelle frange dell’esercito a lui ostili.

Peròn il 24 febbraio 1946 viene eletto Presidente dell’Argentina ed Evita continua ad essere al suo fianco, conquistando l’amore del popolo argentino. Viene idolatrata come portabandiera degli umili per l’assistenza sociale organizzata per i poveri dello Stato. Storicamente e socialmente rappresenta una figura ambivalente che si dedica agli umili con sfarzo di abiti e gioielli, una regina del popolo che sembra una diva di Hollywood.

In quegli anni Peròn ed Evita realizzano ciò che passerà alla storia come “peronismo”, cioè quel movimento politico iniziato con l’ascesa al potere del Colonnello, che perseguì una linea politica da lui stesso denominata giustizialismo, caratterizzata dall’adozione di provvedimenti assistenzialistici ispirati alla demagogia populista e da un’esasperata incentivazione della produttività finalizzata all’autarchia economica, cui faceva riscontro, in politica estera, una netta professione di nazionalismo e di equidistanza dai blocchi capitalista e comunista.

In questa ottica Evita, nomignolo confidenziale che assume in questi anni che la rende “una del popolo”, è un genio del populismo, arringa le folle con la sua attitudine alla spettacolarizzazione della sua personalità, riscuotendo molto più successo del marito e conquistando il cuore del popolo argentino. D’altra parte, quando Evita conosce Peròn, è già un fenomeno nazional popolare grazie al grande successo riscosso con il radiodramma Muy Bien trasmesso da Radio El Mundo.

Il suo pubblico sono le casalinghe, le operaie, le donne delle classi meno abbienti; frange di popolo che lei cerca di tutelare durante tutta la sua vita, per una sorta di riscatto della storia, usando la sua vita quasi come una redenzione alle ostilità e alla cattiveria subite nella sua infanzia, quando la condizione di figlia illegittima l’aveva resa oggetto di soprusi sociali.

Evita diventa così l’ombra del Presidente e il suo impegno, profuso con eccezionale intelligenza emotiva, a favore delle donne, la conduce alla fondazione del Partito Peronista Femminile, nel 1949.

Peròn, dopo la vittoria nelle elezioni, detiene molti incarichi e non può dedicarsi ai diritti dei lavoratori. E’ Eva che si interessa di fare da intermediaria tra le richieste e i problemi degli operai e Peròn. Visita fabbriche, scuole, ospedali, sindacati, club sportivi e culturali, stabilendo una forte relazione coi lavoratori.

Ma il fenomeno Evita, da locale diventa internazionale, grazie a un viaggio in Europa in cui viene incaricata di rappresentare il marito presso i principali governanti europei in un tour che passa alla storia come il “giro dell’Arcobaleno”. Fa tappa nella Spagna di Francisco Franco, l’Italia, il Vaticano, la Francia, il Portogallo dove viene accolta al pari di una regina, viene proclamato un giorno di festa nazionale per il suo arrivo. In particolare in Spagna Evita è già una leggenda, ovunque vada le piazze si riempiono e l’accoglienza è commovente.

Solo in Svizzera viene contestata a causa di un’accusa di portare il tesoro dei nazisti presso le banche di quel paese, unica ombra in un viaggio “presidenziale” conclusosi il 23 agosto 1947, quando torna in Argentina dove l’attende Peròn, la madre, le sorelle, i membri del governo e un tappeto rosso steso alla dogana. La folla è immensa.

Al rientro dal tour europeo, Evita crea la Fondazione Eva Peròn dedicata al miglioramento delle condizioni di vita dei bambini, degli anziani, delle ragazze madri e delle donne del popolo. La Fondazione svolge un ruolo sociale, per gli aiuti finanziari ai richiedenti, la creazione di posti di lavoro, la costruzione di case popolari; educativo, per la costruzione di scuole, mense e per l’accesso all’attività sportiva di bambini provenienti da più di un milione di famiglie povere; di sanità pubblica, con la costruzione di ospedali e case di cura per anziani.

Evita rappresenta l’alba precorritrice della donna in politica, per il ruolo svolto, a lei è paragonabile solo Eleonor Roosvelt, e naturalmente, tutte le figure moderne di donne impegnate nella politica e nel sociale.

In soli 7 anni, cioè fino al 1952, quando muore a 33 anni per un cancro alle ovaie, si dispiega il fenomeno Evita che ha ispirato generazioni di donne, ma anche drammaturghi e registi che hanno cercato di riprodurre la sua breve ma intensa parabola esistenziale in musical (Andrew Lloyd Webber e Tim Rice) e film (Evita, 1996, diretto da Alan Parker, con Madonna e Antonio Banderas). Evita ci lascia un’autobiografia, Le ragioni della mia vita. Quando morì la fila dei visitatori impegnò per chilometri le strade di Buenos Aires pur di dare l’ultimo saluto a Evita.