L’Italia è un paese che vanta tradizioni antichissime, da festeggiamenti che celebrano l’avvicendarsi delle stagioni a tornei che rievocano grandi battaglie, ma poche, a parte forse il Palio di Siena, rivaleggiano in emozione con la Giostra del Saracino di Arezzo, un torneo così appassionante da lasciare gli spettatori con il fiato sospeso.
Le origini della giostra
La Giostra del Saracino affonda le sue radici nei tempi medievali, in cui i cavalieri si scontravano nelle lizze per mostrare la propria audacia e l’abilità in battaglia. Secondo la leggenda, sarebbe stata istituita per allenare i cavalieri aretini nel combattere i predoni che dalle coste si avventuravano fino nell’entroterra; da qui ha origine il peculiare aspetto del Buratto, il fantoccio metallico che rappresenta l’emblema della manifestazione.
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Il torneo era così noto da comparire anche nei versi di Dante, all’inizio del XXII canto dell’Inferno. Si svolse nella Piazza Grande di Arezzo per tutto il ‘500 e il ‘600; venne organizzato anche in occasione di eventi di rilievo come nozze tra nobili, o in onore di regnanti, principi e cardinali.
Cadde in disuso nel XVIII secolo, per poi essere ripreso in maniera discontinua nei secoli successivi, fino alla sua ricomparsa in pianta stabile nel 1931, anno a partire dal quale la giostra si è rinnovata con regolarità, con la sola esclusione del periodo della seconda guerra mondiale.
La particolarità della Giostra del Saracino
La Giostra del Saracino è una vera e propria competizione agonistica, in cui dei cavalieri vestiti in costumi medievali risalenti al XIV secolo mettono in mostra la propria destrezza. In sella a un cavallo, infatti, devono colpire con una lancia uno scudo retto dal Buratto, un automa girevole che raffigura il re delle Indie, evitando di essere colpiti dal flagello, un mazzafrusto che termina con tre pesanti palle di cuoio, che quest’ultimo proietta sul proprio aggressore ruotando su se stesso.
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Il momento della giostra è ricco di pathos e accompagnato da un tifo prorompente. È un’emozione unica assistere ai cavalieri del torneo che spronano il proprio purosangue al galoppo, cavalcano lungo la lizza alzandosi sulla sella per mantenere la lancia in posizione e centrano il bersaglio con la precisione di un cerusico, riuscendo al contempo a schivare con agilità il contraccolpo del mazzafrusto.
La giostra, un evento atteso tutto l’anno
Il torneo si tiene due volte l’anno: una in notturna, a giugno, per celebrare san Donato, il patrono della città, e una di giorno, a settembre, in onore della Madonna del Conforto.
La giostra è una festa particolarmente sentita da parte degli aretini, che arricchiscono l’evento con musici che suonano le chiarine, particolari trombe in uso già in epoca romana, ed esibizioni di sbandieratori accompagnati dal rullo di tamburi, ma soprattutto accorrendo in massa per assistere al torneo e incitare con calore i propri cavalieri prediletti.
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I giostratori appartengono ai quattro tradizionali quartieri della città che si scontrano tra loro, quello di Porta Crucifera, di porta del Foro, di Porta Sant’Andrea e di Porta Santo Spirito, e gareggiano per conquistare l’ambita Lancia d’Oro, detta il Brocco, in legno ricoperto di foglie dorate e finemente intagliato.
Appassionata di lettura fin da bambina, amo scrivere storie che mi fanno sognare, soprattutto di genere fantasy, fantascienza e romance.
Sulla rivista Il lettore di fantasia ho pubblicato il racconto di fantascienza “Il pianeta della memoria”, con la casa editrice Delos Digital il racconto lungo di genere chick lit “Fil Rouge”, con la casa editrice Wizards & Blakholes i racconti lunghi “L’orologio della verità”, “Alizée” e “Il drago d’acciaio”, e con Nativi Digitali Edizioni il romanzo “Fernweh”, di genere fantascientifico.
Il mio ultimo romanzo pubblicato è “Il Pugnale dei Poeti”, un high fantasy uscito con la casa editrice Lumien, mentre sulla piattaforma Wattpad è disponibile il mio romanzo “Il ragazzo con l’aura d’argento”, un urban fantasy.