Pompei e Stabia, restituiti 6 frammenti d’affresco trafugati negli anni Settanta

7 Giugno 1749Su volontà di Re Carlo di Borbone ebbero ufficialmente inizio gli scavi per riportare alla luce la zona antica di Stabiae, odierna Castellammare di Stabia, seguendo le indicazioni dell’antica Tavola Peutingeriana, stradario romano risalente al IV secolo d.C. Iniziarono così a riaffiorare i resti di Villa San Marco, Villa di Anteros ed Heraclo, Villa del Pastore e Villa Arianna; ma il sito venne gradualmente abbandonato in favore della ben più vasta Pompei e presto le antiche ville furono nuovamente dimenticate nel sottosuolo.

Fu il preside e appassionato archeologo Libero D’Orsi a riprendere gli scavi nel 1950, seguendo le annotazioni lasciate dalle ricerche borboniche. Ed è grazie a lui che oggi possiamo ancora ammirare le meravigliose Ville San Marco e Arianna, sul pianoro del Varano, depositarie di splendide opere d’arte e di dettagli d’eccezionale raffinatezza. L’antica Stabiae venne fondata tra VII e VI a.C. e fu una delle mete preferite da parte dell’aristocrazia romana, motivo per il quale custodisce imponenti e lussuose residenze. La città venne sepolta assieme a Pompei ed Ercolano nella tragica eruzione del 79 d.C., la quale ne ha tuttavia permesso un incredibile stato di conservazione.

E, proprio il 18 Maggio 2021, Stabia e Pompei sono tornate alla ribalta della cronaca per la restituzione dei sei frammenti d’affresco trafugati decine di anni fa e databili al I secolo d.C.

Tre degli strappi appartengono alle due ville sopracitate di Stabia, mentre gli altri tre provengono dalla villa suburbana del Sauro Bardato a Civita Giuliana, 700 metri a nord ovest di Pompei, purtroppo meta d’incursione, in passato, da parte dei tombaroli: partendo dal pozzo di un terreno privato nelle vicinanze, i tombaroli erano riusciti a scavare un tunnel che raggiungeva la villa, derubandola nel tempo di chissà quali tesori. L’attività è stata fortunatamente fermata dal Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata e dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli.

Civita Giuliana è stata inoltre protagonista del ritrovamento nel 2017 di tre cavalli di razza bardati e nel Novembre 2020 dei corpi di due fuggitivi, in merito al quale avevamo pubblicato un articolo.

Il rinvenimento dei frammenti d’affresco è frutto di un’operazione congiunta tra il Nucleo dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale di Napoli e di Monza: le indagini erano partite dal capoluogo partenopeo nel 2012 e hanno raggiunto la provincia di Monza e Brianza nel 2020, dove sono stati di fatto recuperati alcuni dei reperti. I beni non erano presenti nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, un vastissimo database di opere d’arte rubate nel mondo, e si suppone fossero stati trafugati a partire dagli anni Settanta, per poi essere successivamente esportati e passati per le mani di acquirenti americani, svizzeri e inglesi. Le operazioni hanno visto anche la collaborazione dell’archeologo Domenico Camardo, consulente tecnico della Procura della Repubblica di Torre Annunziata.

Fonte delle immagini: pagina Facebook del Parco Archeologico di Pompei

La restituzione allo Stato dei preziosi reperti è avvenuta il 18 Maggio con una cerimonia ufficiale tenutasi presso la Reggia di Quisisana e proiettata anche in diretta Facebook. All’evento hanno preso parte importanti ospiti, quali Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei al Ministero della Cultura ed ex-Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, attuale Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Gaetano Cimmino, Sindaco di Castellammare di Stabia, Laura Pedio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Maria Rispoli, responsabile della Reggia di Quisisana, Silvia Bertesago, responsabile delle Ville di Stabia, Anna Onesti, responsabile dell’Ufficio Tutela, ed infine Raffaele Adorante, rappresentanza del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale di Monza.

Nel suo intervento, il Direttore Massimo Osanna ha affermato come “La restituzione di questi frammenti è significativa per più ragioni e viene ricomposto un contesto archeologico che era stato violato e che permette di restituire completezza allo scavo. Ogni reperto costituisce un tassello importante della storia e della conoscenza di un luogo e va sempre tutelato e preservato. Ma, soprattutto, è una vittoria della legalità, contro il fenomeno degli scavi illeciti e del traffico di opere d’arte e reperti antichi, e una conferma dell’importante ruolo delle forze dell’ordine nella tutela del patrimonio culturale e della fondamentale collaborazione con le istituzioni del Ministero della Cultura”.

Si spera che le operazioni del Nucleo dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, le quali proseguono oramai da anni, possano continuare a salvaguardare l’incredibile patrimonio artistico e culturale che ci appartiene.