Jane Austen: colei che fu definita “l’artista più perfetta tra le donne” da Virginia Woolf


Fonte immagine di copertina: The Philadelphia Inquirer

 

In tutte le librerie delle lettrici e dei lettori più romantici, di sicuro c’è almeno un suo romanzo. Parlo di Jane Austen, autrice britannica conosciuta in ogni parte del globo, che occupa un posto d’eccezione nella letteratura neoclassica.

 

Le sue origini

 

Figlia di un pastore anglicano, Jane Austen nacque a Steventon, nello Hampshire, nel 1775. Di otto figli, lei era la penultima ed aveva uno stretto legame con la sua unica sorella, Cassandra (anche quest’ultima, come Jane, non contrarrà mai matrimonio). Tra le due è noto esserci stata una fitta corrispondenza, purtroppo non arrivata ai posteri in quanto andata prevalentemente distrutta.

 

La passione della Austen per la letteratura fu una spontanea conseguenza dell’ambiente in cui crebbe: un circolo vivace e intellettualmente stimolante. Fin da giovanissima, infatti, fu istruita alle lingue straniere dal padre, il quale si occupò personalmente della sua educazione insegnandole il francese e le basi dell’italiano. Inoltre, le mise a disposizione la sua vasta libreria, una collezione unica composta da circa cinquecento volumi (il sogno di ogni divoratore di libri!), e si assicurò che sia lei, che la sorella, proseguissero i loro studi nella prestigiosa Oxford.

 

I suoi (capo)lavori

 

L’avvio di quella che, a posteriori, sarebbe stata una carriera che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia della letteratura, avviene tra il 1787 e il 1793, quando Jane scrive tre prime raccolte a carattere gotico-umoristico (le cosiddette Juvenilia), contenenti racconti, poesie, bozze di romanzi e parodie della letteratura dell’epoca. Lo scopo di questi scritti era far divertire la ridotta cerchia di amici e parenti: tutte le varie parti delle raccolte, infatti, erano loro dedicate. Tra questi Juvenilia, il più conosciuto (e, in un certo senso, propedeutico alle future opere della Austen) è Amore e amicizia, con il quale l’autrice fa il verso ai racconti romantici del suo tempo utilizzando lo stile epistolare. Le protagoniste della narrazione si raccontano a vicenda le loro pene d’amore, utilizzando toni non adatti al decoro e al buon senso che le ragazze erano tenute a rispettare all’epoca. Chi ha letto le opere dell’autrice, coglierà sicuramente un parallelismo tra questo racconto e il personaggio di Marianne Dashwood del successivo romanzo Ragione e Sentimento.

 

Tratto dal film “Becoming Jane”

 

Altro parallelismo che possiamo trovare tra l’opera appena citata e, questa volta, la vita dell’autrice, è l’allontanamento dell’innamorato delle “protagoniste”. Come ben saprete (vi prego, non ditemi che vi faccio uno spoiler!), in Ragione e Sentimento, quando la moglie del fratellastro delle protagoniste viene a sapere che Elinor, la figlia maggiore, si innamora di suo fratello Edward, fa di tutto per allontanarlo dalla ragazza, in quanto non ritenuta socialmente un buon partito per il giovane. Stessa cosa accade nella vita reale a Jane: infatuata del nipote di alcuni suoi vicini di casa a Steventon, non vede mai questa storia d’amore evolversi a causa dell’allontanamento del giovane da parte della sua famiglia. A differenza del romanzo però, nel quale il lieto fine è assicurato, la povera Jane non corona mai il suo sogno d’amore, restando nubile per tutta la sua vita.

 

La stesura del romanzo che divenne la sua punta di diamante, Orgoglio e Pregiudizio, viene terminata nel 1797, quando Jane aveva solo 21 anni. Conscio del genio letterario della figlia, il reverendo Austen propone il manoscritto a un editore, il quale però lo boccia. Stessa sorte capita ad un altro caposaldo della sua opera, L’abbazia di Northanger, i quali diritti vennero acquistati da un altro editore, ma non vi seguì mai una pubblicazione. Cosa non darei per poterli guardare ora mentre, da lassù, si stanno ancora mangiando le mani per l’occasione persa! Diciamocelo, quante volte può capitare che una bozza da te rifiutata diventi un capolavoro immortale della letteratura?

 

Fortunatamente, qualcuno in grado di riconoscere il vero potenziale degli scritti di Jane c’è: l’editore Egerton decide di pubblicare, nel gennaio del 1813, Orgoglio e pregiudizio. Inutile dire che l’opera ottiene da subito il favore del pubblico e che si rende necessaria una seconda edizione addirittura nell’ottobre dello stesso anno.

 

L’ultimo romanzo pubblicato da un noto editore londinese mentre Jane era ancora in vita è Emma (che, permettetemi di dirlo, è una lettura davvero piacevole che vi consiglio caldamente!). I suoi capolavori Persuasione (scritto nel 1815) e L’abbazia di Northanger vengono, infatti, pubblicati postumi (nel 1816 la Austen si ammala di una grave malattia all’epoca incurabile; a nulla valse il trasferimento a Winchester, dove muore e viene sepolta nella cattedrale).

 

Una piccola curiosità: sebbene l’enorme successo ottenuto, i romanzi vennero pubblicati anonimamente, con la semplice dicitura “by a Lady” o “by the author of Sense and Sensibility” (dall’autrice di Ragione e Sentimento). Solamente dopo la morte di Jane, uno dei suoi fratelli rivelò al pubblico che era lei l’autrice delle opere.

 

Le donne al centro della storia

 

Sebbene visse durante il periodo delle guerre napoleoniche, il tema bellico non entrò mai a far parte delle opere di Jane Austen, restando come mero sfondo ai racconti incentrati sulle protagoniste femminili. Ciò di cui scriveva l’autrice, infatti, aveva a che fare con l’universo femminile dell’epoca: travagliate storie d’amore, l’etichetta da rispettare in società, la mentalità spesso ristretta della campagna inglese. Al centro di ogni storia vi è sempre una o più donne che, badate bene, non sono eroine idealizzate senza macchia e senza paura, ma vengono descritte con intelligenza e ironia in tutti i loro pregi e, spesso, difetti. La società dell’epoca impone che una donna di tutto rispetto debba possedere virtù quali la moderazione e il buon senso; se avete letto qualche scritto della Austen, allora sapete bene come molte delle sue protagoniste non rientrino nei canoni sopra descritti. Ciò che importa, tuttavia, è che quando il lettore giunge alla fine del romanzo nota chiaramente il percorso di maturazione delle ragazze (prendiamo, come esempio, la protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, Elizabeth Bennet, la quale, seppur partendo prevenuta nei confronti di Mr. Darcy, alla fine si ravvede e capisce di averlo giudicato prematuramente) e, ovviamente, l’immancabile e onnipresente presenza del tanto desiderato matrimonio.

 

Se già non lo siete come la sottoscritta, spero di avervi fatto appassionare un po’ allo straordinario talento di questa Donna, dalla penna immortale. Vi lascio con una citazione alquanto attuale tratta dal mio romanzo preferito in assoluto, Orgoglio e Pregiudizio:

 

“L’orgoglio è un difetto assai comune. Da tutto quello che ho letto, sono convinta che è assai frequente; che la natura umana vi è facilmente incline e che sono pochi quelli che tra noi non provano un certo compiacimento a proposito di qualche qualità – reale o immaginaria – che suppongono di possedere.”