Veronica Franco, una cortigiana poetessa

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Facciamo un salto a Venezia, nel 1546 per parlare di Veronica Franco, una cortigiana poetessa.

Direte forse che è inutile andare così indietro nella storia per parlare di donne, che i tempi sono cambiati e che sarebbe più interessante conoscere personaggi attuali che si distinguono per il loro impegno nel sociale!

Ebbene, Veronica Franco è una figura, che abbiamo scovato e che vogliamo ricordare, tutt’altro che antica. Racchiude in sé tanta modernità da restare increduli.

Diciamo innanzitutto che era bellissima e anche, cosa molto più interessante, che si chiacchiera  fosse coltissima. Ma sarà vero?

Un po’ di storia

Veronica era una cortigiana, ovvero una prostituta d’alto borgo.

Il fenomeno delle cortigiane era ben tollerato a Venezia; addirittura incentivato a contrasto dell’omosessualità maschile dilagante. In una città cosmopolita, dove gli stranieri andavano e venivano in continuazione, la prostituzione non poteva essere evitata, e la Repubblica ritenne proficuo accettarlo, normarlo e tassarlo.

In ragione della sua comparsa presso gli ambienti più influenti e potenti della città, si prodigò in studi generali per migliorare la sua arte nella conversazione e nella poesia, ottenendo all’età di 20 anni la sua formale iscrizione nel Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia.

Ma ciò che la colloca nella modernità è il suo carattere forte, motore del suo destino, unitamente alla grande sensibilità del suo animo, benché quest’ultima stridesse con ciò che faceva del suo corpo, che le diedero le armi per combattere per le donne contro il dilagante maschilismo dell’epoca e senza una vera e propria base culturale.

Imparò l’arte della seduzione dalla madre che le insegnò già da bambina come utilizzare la propria bellezza e le pratiche del sesso, educandola al profitto ricorrendo alle amicizie potenti ed ai matrimoni favorevoli.

Fu sempre la madre a preparare il matrimonio di Veronica, finanziariamente favorevole, con un ricco medico di età avanzata, Paolo Panizza. L’unione non durò, poiché il medico non sopportava tutti i tradimenti e le attività di prostituzione della moglie.

Nel 1575 a Venezia arrivò la pandemia da peste, denominata Peste di San Carlo che portò disordini sociali e morte. Lei però riuscì, in quegli anni, a far pubblicare un’opera dal titolo Terze rime, contenente 18 capitoli che portavano la sua firma.

Nel 1577 propose al consiglio cittadino di costruire una casa per prostitute e donne indigenti, amministrata da lei stessa, ma rimase inascoltata e non riuscì a raccogliere consensi e finanziamenti.

Nel 1580 pubblicò una seconda produzione: Lettere familiari a diversi, “lettere scritte in gioventù”, che comprendevano 50 lettere e due sonetti in onore del Re Enrico III di Francia, conosciuto anni prima e che fu uno dei suoi illustri amanti.

Nell’Ottobre 1580 fu incarcerata e poi condotta innanzi al Tribunale del Sant’Uffizio, ovvero l’Inquisizione Veneziana, denunciata per vari reati connessi alla stregoneria da testimoni che affermarono di averla vista ricorrere a sortilegi e a invocazioni diaboliche.

Pur difendendosi brillantemente durante il processo, dovette la sua libertà alla testimonianza di illustri personaggi della di Venezia di cui lei conosceva parecchi segreti. Dalle trascritte deposizioni, emersero tutti i suoi legami con buona parte della nobiltà veneziana, che ricattata, contribuì alla sua assoluzione.

Dopo il processo, tutti i suoi clienti della nobiltà veneziana la esclusero da ogni sua partecipazione, ed i pochi documenti ancora esistenti riportano che, anche se ottenne la libertà, perse tutte le ricchezze ed i beni materiali.

Non pubblicò più niente e ciò fece intendere che le sue produzioni fossero solo un dono dei suoi amanti letterati, quali per esempio Domenico Venier, un celebre poeta studioso del Petrarca, che probabilmente la erudì nella carriera letteraria. Venier fu colui che rese possibile la pubblicazione nel 1575, del libro di poesie Terze rime, probabilmente una sua stessa opera concessa alla cortigiana.

Dopo tutti questi dettagli sulla sua vita non sentite anche voi il suo animo pulsare? Di ribellione e rabbia, di coraggio e sfrontatezza? Io sì. A me pare di vederla rincorrere una giustizia che tutt’oggi le donne ancora inseguono. Una parità, una dignità dell’essere persona, prima che donna, anche se costretta alla prostituzione.

Nella cultura femminista, Veronica Franco è stata eletta a simbolo della libertà femminile e vessillo di lotte di genere.

“Se siamo armata e addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come loro; e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte; e a dimostrare ciò è vero, sarò io la prima ad agire, ergendomi a modello”

“La vergogna è nell’alterigia di chi compra.”

La sua vita è stata raccontata in modo libero e romanzesco nel libro di Margaret F. Rosenthal The Honest Courtesan.

Secondo la critica, questo libro “ritrae in modo avvincente la figura di Veronica Franco nel contesto culturale, sociale ed economico di quell’epoca”.

“Rosenthal sottolinea, negli scritti di Veronica Franco, il sostegno spassionato verso le donne indifese, le convinzioni molto forti sulle diseguaglianze e la natura politica e seduttiva delle sue poesie, – che comunque, forse tutte e pienamente sue non erano – scritte in versi usando un linguaggio altamente erotico.”

“È l’introspezione di Veronica Franco nei conflitti di potere tra i due sessi e la consapevolezza di rappresentare una minaccia per gli uomini contemporanei, che hanno reso così attuale le sue opere letterarie e le sue relazioni con gli intellettuali veneziani.”

Dal libro è tratto un film del 1998 Padrona del suo destino (Dangerous Beauty), diretto da Marshall Schreiber Herskovitz   in cui Catherine McCormack interpreta Veronica Franco. La pellicola tuttavia, alla cui sceneggiatura ha collaborato la stessa Margaret Rosenthal, non è fedele alle vicende biografiche di Veronica.

Di seguito vi proponiamo il trailer.

 


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