"La dodicesima notte" al Teatro Instabile di Napoli

“La dodicesima notte” di Shakespeare al Teatro Instabile di Napoli

La dodicesima notte” di William Shakespeare, con adattamento e regia di Gianmarco Cesario, è una commedia nel contempo  giocosa e malinconica, portata in scena al TIN – Teatro Instabile di Napoli.

Una storia caleidoscopica di amori e inganni, considerata universalmente un esempio perfetto di commedia rinascimentale, che in questa versione presenta una variante liberamente ispirata agli anni ’80.

La Trama

Siamo in Illiria,  territorio che segna il confine tra il mondo reale e quello fiabesco,  sulle cui coste naufragano  i due gemelli Viola e Sebastian.  I due fratelli si perdono  e  le circostanze  spingono la fanciulla a decidere di travestirsi da uomo e, con il nome di Cesario, diventare lo scudiero di un nobile dell’isola, il duca Orsino, del quale però lei si innamora.

Ma ovviamente non è così semplice: il duca Orsino ama la contessa Olivia, la quale a sua volta ne ignora la corte e, anzi, quando si trova davanti al messaggero di Orsino (la giovane Viola camuffata da uomo), se ne infatua, scatenando una serie di eventi e imprevisti che condurranno al lieto fine.

Il cosiddetto subplot è fondamentalmente incentrato su una beffa ai danni di Malvolio, il maggiordomo della contessa Olivia. Tutta la servitù della casa si riunisce e ordisce questa beffa ai suoi danni, facendogli credere che la contessa sia follemente innamorata di lui.

Essendo una commedia poi tutto si risolve per il meglio, tutti gli strani incroci trovano una loro sistemazione e ciascun personaggio raggiunge a suo modo il proprio obiettivo.

L’arte della beffa

Lo spettatore sa perfettamente tutto quello che avviene sulla scena, è al corrente di tutti i travestimenti e di tutte le burle, ma i personaggi no: essi vivono in balia del caso, delle decisioni altrui e sono del tutto allo scuro di ciò che accade alle loro spalle.

Lasciandosi prendere da una completa libertà artistica, qui Shakespeare colloca ciascun personaggio in una realtà intricata, in cui ogni singola azione è motivata da una beffarda casualità.

La vicenda più eclatante è indiscutibilmente quella tessuta ai danni di Malvolio, il maggiordomo segretamente innamorato della contessa Olivia:  emerge qui la bravura di Gianni Sallustro, in grado di figurare al meglio la comicità del personaggio, divenendo anche follemente inquietante quando si presenta sulla scena con calze gialle e giarrettiera a croce per conquistare la sua Contessa.

Nel cast anche la carismatica Nicla Tirozzi, e i giovani brillanti attori Tommaso Sepe, Alessandro Cariello, Davide Cariello, Nancy Pia De Simone, Vincenza Granato, Luigi Guerra, Noemi Iovino, Domenico Liguori, Carlo Paolo Sepe, Salvatore Ciro Tufano, Gennaro Zannelli.

Una storia fuori tempo

Una sintesi compiuta del genere della Commedia degli equivoci, in cui enigmi e beffe trasportano lo spettatore, per circa due ore, in un’atmosfera surreale. Anche i personaggi sono sospesi nel tempo: tra travestimenti e scambi di persona, questi nobili dell’Illiria sembrano concentrati totalmente sulle proprie vicende amorose escludendo le ambizioni di potere, la gloria o la ricchezza.

Alla percezione anacronistica contribuiscono anche le musiche e i costumi scelti da Gianmarco Cesario, che immergono lo spettacolo negli psichedelici anni Ottanta, un decennio sovversivo per la cultura occidentale.

Oggi potremmo definire il testo di Shakespeare una commedia “fluid”, anticipatrice del tema dell’identità di genere. In una storia dove i protagonisti si mostrano attratti in maniera molto naturale da uomini o donne, a prescindere dalla loro appartenenza di sesso, appare infatti quasi superfluo dover individuare una distinzione di genere.

E così i sentimenti semplicemente nascono e seguono il proprio percorso, perché l’amore è un flusso libero e spontaneo.