“Spiriticchio. I fiori di Moro” in scena dal 29 settembre

Apre la stagione 2023/2024 del Teatro Stabile d’Innovazione – Galleria Toledo, in via Concezione a Montecalvario 34 (Napoli), lo spettacolo Spiriticchio. I fiori di Moro, prodotto da Piccola Città Teatro (impresa di produzione teatrale finanziata dal Mic, www.piccolacittateatro.it).

Scritto da Giovanni Chianelli e Giovanni Conforti, la pièce è interpretata da Ettore  Nigro in scena con il pianista Francesco Capriello che esegue le musiche dal vivo. Firma la regia Mario Autore, mentre Giancarlo Minniti le scene.

Spiriticchio. I fiori di Moro

A parlare è Antonio Spiriticchio, il fioraio ambulante di via Fani che il giorno del sequestro di Aldo Moro non si trovò sul luogo di lavoro, perché i terroristi, la notte precedente, avevano provveduto a forare le ruote del suo furgoncino per impedirgli di essere presente nel luogo del rapimento e sbarazzarsi di uno scomodo testimone.

Spiriticchio è, quindi, il simbolo (e la storia), di chi doveva esserci e non c’è stato, a osservare da vicino uno degli episodi cruciali e più controversi della recente storia d’Italia. Conservato in una scatola nera mai più ritrovata, il sequestro di Aldo Moro assume i contorni mitici di un momento che resterà per sempre impresso nella memoria – Tu dov’eri quel giorno? -.

Ettore Nigro - Foto di Manuela Giusto

Circondato ogni giorno dai colori, l’uomo del popolo, che conosce il linguaggio dei fiori e dispensa consigli in merito ai clienti, incrocia, senza volerlo, la vicenda del presidente della Democrazia Cristiana: la storia con la s minuscola, dunque, entra in contatto con la grande Storia. Un triste intreccio riscattato dalla dolcezza del fiore, trait d’union, secondo Spiriticchio, della sequenza micidiale che portò al rapimento: il cognome di uno dei brigatisti (Raffaele Fiore), il segnale del passaggio delle auto dato con un mazzo di fiori, fino ai petali ritrovati sul cadavere di Moro.

Foto di Manuela Giusto

Le parole del regista

«Raccontare il vuoto, l’attesa di un popolo, attraverso un fioraio che quel giorno non-c’è-Sta-to, e invece avrebbe dovuto esserci, e occupare quell’unico spazio, in via Fani, dove l’automobile di Moro è stata incastrata dai suoi rapitori. Gli occhi del fioraio, Antonio Spiriticchio, sono occhi ingenui che non riescono a capire esattamente quali segreti possano celarsi dietro l’accaduto.

Intercettiamo Antonio, un paio di giorni dopo il rapimento di Moro, lo vediamo alle prese con il suo lavoro, tra i fiori che, ogni giorno, porta con il furgoncino in quel posto. Gli spettatori, come passanti o come anime mute, ascoltano il punto di vista di un uomo “semplice”, che a modo suo, come gran parte degli italiani, aveva un legame affettivo con il Presidente Moro. Anche Antonio “lo conosceva”, perché lui, il presidente, comprava i fiori per la moglie e la figlia.

Per riempire il vuoto lasciato, ri-colmarlo della presenza dello Stato, Spiriticchio ascolterà la radio, leggerà articoli di giornali, ma soprattutto racconterà l’accaduto attraverso il linguaggio e il simbolismo dei fiori, ci farà vedere e sentire il profumo che hanno dentro le persone in base alla tipologia di fiori acquistati.

Spiriticchio riempie lo spazio di fiori, fiori che, come una premonizione, erano sempre stati lì e resteranno ancora per molto come monito su una delle vicende più controverse dello stato Italiano. Forse sono I morti che donano fiori ai vivi?»

Mario Autore

 

Le scene

Giancarlo Minniti, definito “il riciclatore d’arte”, ha voluto ricreare una sorta di stanza della memoria facendo della scena una vera e propria installazione museale. Ha cercato di dar nuova vita a tutto il materiale “riciclato” che è stato utilizzato per la sua ricostruzione.

Albero: realizzato con rami raccolti sul Vesuvio, rami del grande incendio del 2017.

Sgabello: segnale di lavori in corso raccolto per strada dopo la chiusura di un cantiere sulla via Marina di Napoli.

Presidente: costruito con quattro ruote da auto da buttare recuperate da un gommista. Tre tavole di parquet recuperate da materiale avanzato dopo la posa dello stesso presso un appartamento. Le fioriere prendono vita dal recupero di lattine di birra di alluminio.

Cofano: acquistato dopo una lunga ricerca presso una carrozzeria che fa ripristino di auto d’epoca a Giffoni Valle Piana.

Cavalletti: realizzati dopo aver recuperato e duramente la- vorato una vecchia tavola di un cantiere edile in una strada secondaria di San Giovanni a Teduccio.

La Borsa: un ricordo di famiglia, era di mio suocero.

L’Autoradio: un vecchio ricordo di famiglia, era dio mio padre.

Gli Elle Pi: fanno parte della mia piccola collezione di vinili.

La Radio a transitor: fa parte dei piccoli cimeli collezionati.

Gavetta: un cimelio della mia infanzia, la mettevo insieme ad altri alimenti nel mio cestino alle scuole elementari.

Le Macchinine: realizzate con cartoni raccolti dalla strada.

Gli Omini: realizzati con cartoni raccolti dalla strada.

INFO

TEATRO STABILE D’INNOVAZIONE | GALLERIA TOLEDO

www.galleriatoledo.it

081425824 – 081425037

PICCOLA CITTÁ TEATRO

www.piccolacittateatro.it

3471012863 – 3492932028