Storia del teatro romano di Verona

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Proprio come scriveva e consigliava Vitruvio, nel corso del I secolo a.C. per la creazione del teatro romano di Verona viene scelto un luogo fresco, non paludoso e con la presenza di un pendio sul quale far poggiare la cavea per rendere meno onerose le spese di realizzazione. Così il progetto e la messa in opera vedono il coinvolgimento del colle San Pietro, tale sito però non viene scelto solo per via di quanto scritto sopra, uno dei motivi più rilevanti è dato dal fatto che Verona ricopre un’importante posizione geopolitica nell’età augustea.

Infatti Verona è la città che fa da porta d’ingresso per l’Impero sul fronte Nord-Ovest della penisola, per questa ragione il teatro deve sorgere maestoso e ben visibile. Così gli architetti dell’epoca studiano l’impatto scenico del teatro sulla città ispirandosi ad uno dei teatri che all’epoca viene considerato come uno dei più belli, il teatro ellenico di Palestrina e combinandone gli elementi quali: terrazze, rampe e cavea in modo da ottenere l’effetto desiderato. 

I lavori da svolgere sul pendio di colle San Pietro non sono pochi, la zona era occupata da vecchie case che vengono smantellate ed in seguito viene modificata la fisionomia stessa del colle con importanti sbancamenti. Una volta ottenuta la forma voluta si procede con i terrazzamenti studiati in modo da partire dalla riva del fiume Adige, che scorre alle spalle del palco, per raggiungere la cime del colle. Viene studiato per essere incorniciato da due porte urbiche (una delle quali ritrovata in via del Redentore) a loro volta affacciate su due ponti ed è molto probabile che la cavea e il palco in età romana si presentano unite da arcate che creano veri e propri palchi d’onore.

La datazione di questa maestosa opera che una volta portata a termine misura 150m di altezza per 100m di profondità ed oltre 60m di altezza, è confermata da ordini, capitelli, statue e cornici. Sempre entro la fine del I a.C. ma sul finire del secolo viene realizzato, in una zona poco distante al lato Sud-Est del teatro, l’odeon destinato agli spettacoli di mimo e pantomima. Ed ecco così che, nell’arco di un secolo, con la realizzazione del teatro, con l’odeon, il ninfeo e l‘anfiteatro prende vita un vero e proprio quartiere dedicato agli spettacoli e all’intrattenimento. Costante mantenuta nel tempo, quando si sceglie di realizzare il teatro filarmonico della città in prossimità dei suoi antenati.

Quella dei palchi d’onore non è l’unica costante che viene in seguito mantenuta nel teatro moderno, nel tetro romano di Verona (così come nei successivi teatri romani) troviamo anche l’introduzione del sipario e delle porte per fare entrare e uscire dalla scena gli attori. Ma la parte che ci ha permesso di poterlo vivere ancora oggi è legata alla progettazione e agli accorgimenti presi per il mantenimento della struttura. I più ovvi e che saltano facilmente all’occhio sono quelli di rivestire con stucco e materiale lapideo tutta la parte portante della struttura realizzata in tufo e la realizzazione delle parti decorative, quali statue ed elementi architettonici d’impatto scenico, con materiale lapideo più resistente o in tufo più compatto. E come sempre la parte più significativa e affascinante è quella che rimane nascosta. Sto parlando del poco visibile ma ben studiato sistema per la canalizzazione delle acque, del quale potete trovare traccia nelle semi colonne del teatro. Questo sistema cattura e veicola l’acqua in modo da non farla scorrere lungo le mura. L’altro lavoro strutturale oltre a veicolare l’acqua impedisce agli smottamenti del colle di influire sull’opera architettonica ed è stato realizzato mediante un taglio largo 2m e profondo 18m.
Taglio che viene praticato nella collina per separarne la gradinata sorretta da 3 segmenti che raccolgono in una sorta di abbraccio l’intera cavea dal retro.

Dopo quanto letto possiamo facilmente intuire che non ci troviamo davanti ad un teatro qualunque e che se non si fosse trovato ad essere utilizzato durante il medioevo come punto d’appoggio sul quale far sviluppare abitato e coltivazioni, sarebbe giunto a noi in condizioni decisamente migliori.

Così la domanda sorge quasi spontanea: chi ha voluto e finanziato la costruzione del teatro romano di Verona?

Domanda semplice dalla risposta complicata! Infatti della stele che riportava il nome del committente non rimangono che pochi frammenti che non permettono di decifrarne il nome. Da una seconda iscrizione si evince che si tratta di un personaggio di spicco pronto ad offrire alla città il denaro necessario per la realizzazione di un edificio di pubblica utilità. Del committente senza nome sappiamo che era conosciuto per le sui imprese militari e i suoi legami con la città di Roma è quindi possibile, viste le dimensioni e la cura per i dettagli nella realizzazione, che l’edificazione sia avvenuta per volontà della famiglia imperiale stessa.
Questo però è un mistero che solo il teatro conosce e che tiene gelosamente per sé. A noi lascia la possibilità di vivere ancora la catarsi e di poter godere di spettacoli all’aperto in un contesto magico cullati dallo scorrere del fiume Adige.


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