Una delle arti più raffinate e colte, conosciuta anche al di fuori dei confini nazionali come il “bel canto” e, tradizionalmente, rappresentata nella sua lingua originale, l’italiano. Stiamo parlando dell’Opera, che nel nostro Paese ha trovato la sua massima espressione con Maestri del calibro di Verdi, Rossini, Puccini, Donizetti e Bellini, giusto per citarne alcuni. Proprio quest’ultimo compositore dà il nome al Teatro lirico che è stato definito dal tenore Beniamino Gigli (uno dei più celebri cantanti operistici del XX secolo) come la sala teatrale avente l’acustica migliore al mondo.
Il progetto
Siamo nel 1870. Inizialmente, all’architetto Andrea Scala viene affidato l’incarico di trovare un sito adatto per la costruzione del nuovo Politeama, finanziato dalla Società Anonima del Politeama. L’area fu identificata in Piazza Cutelli e il progetto dello Scala per la nuova struttura venne approvato; egli si fece aiutare dall’architetto milanese Carlo Sada nel portare avanti i lavori. Tuttavia, la società pativa di problemi finanziari già all’epoca della commissione dei lavori, così, nel 1880, fu messa in liquidazione e il progetto passò nelle mani del Comune di Catania. Questi decise di destinarlo a solo Teatro lirico, apportando consistenti modifiche al progetto iniziale. I lavori durarono in tutto sette anni, tuttavia, ancora per mancanza di fondi, si dovette aspettare fino al 31 maggio 1890 affinché la sala potesse essere inaugurata.
Cosa che avvenne attraverso la rappresentazione di una delle opere, a mio avviso, più belle e difficili da interpretare del nostro ampio panorama operistico: la Norma del compositore catanese Vincenzo Bellini. Pensate che, data la difficoltà nel raggiungere note talmente alte, non tutte le cantanti/attrici soprano sono in grado di interpretare il ruolo protagonista femminile, fattore che ha reso quest’opera più famosa di quanto sia in realtà rappresentata. Per rendere l’idea di quanto una delle arie della protagonista sia così complicata nell’esecuzione, basti pensare che, negli anni, è diventata cavallo di battaglia di artiste quali Maria Callas, Joan Sutherland e Montserrat Caballé.
La struttura
La facciata della struttura, in pieno stile neobarocco, si ispira alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, mentre il corpo laterale si discosta nettamente da questo stile, assumendo l’aspetto di un classico teatro.
La sala, disposta a ferro di cavallo, ha una capienza di milleduecento posti, suddivisi tra il loggione e quattro ordini di palchi; è presente anche la cosiddetta “fossa” per l’orchestra (la quale conta 105 elementi e un coro di 84 voci). Considerata una tra le più belle costruite in Italia nell’Ottocento, è riccamente decorata e i soffitti… un vero e proprio capolavoro del pittore Ernesto Bellandi, il quale affrescò le allegorie delle più celebri opere di Bellini: oltre alla già citata Norma, troviamo rappresentate anche La sonnambula, I puritani e Il pirata. In questo teatro, anche la tenda del sipario storico è decorata: il pittore catanese Giuseppe Sciuti vi ha, infatti, rappresentato la Vittoria dei catanesi sui libici.
Nel ridotto (zona del teatro dove generalmente gli spettatori si raccolgono durante gli intervalli o nelle attese) ampio ed elegante, riccamente decorato con stucchi e marmi, è posta una statua bronzea dedicata al compositore Bellini.
Grandi nomi sul suo palco
Nei decenni successivi alla sua inaugurazione, celebri artisti di fama internazionale hanno calcato il palco del Massimo Bellini di Catania. Nel 1933, un’edizione de La Traviata vide la partecipazione di Mercedes Capsir (soprano spagnolo tra i più celebri del suo tempo, particolarmente presente sulle scene italiane tra gli anni Venti e Quaranta); nel 1934, Gianna Pederzini portò in scena la Carmen, mentre nel 1941 furono rappresentati la Bohème di Puccini con Mario del Monaco e il Don Pasquale di Donizetti con Antonietta Meneghel.
Il secondo conflitto mondiale obbligò ad una pausa nelle rappresentazioni e alla chiusura del Teatro fino al 1944. Nel 1950 fece il suo debutto la divina Maria Callas, in niente di meno che la Norma, opera della quale è stata protagonista applauditissima anche l’anno successivo. Sempre nel 1951, la Callas apparì anche in un’altra opera belliniana, I puritani.
La storia recente
Nel 1966 la gestione del Teatro viene presa in carico dal Comune di Catania, non più da un impresario terzo. Vent’anni dopo, nel 1986, la struttura è dichiarata Ente Autonomo Regionale da un’apposita legge emanata dalla Regione Sicilia. Nel 2002, sempre la Regione, dà inizio all’iter per far diventare il Massimo Bellini una Fondazione; tuttavia, questa ha poca vita, in quanto solamente cinque anni dopo, nel 2007, l’Assemblea regionale torna a dichiararlo come Ente Autonomo.
Nell’aprile 2018 avviene un fatto storico: per la prima volta nella sua storia, il Teatro ospita un’orchestra di fiati non professionista.
Le visite guidate
Oggigiorno, il Teatro organizza la possibilità, per tutti gli interessati, di visitare l’interno dell’edificio, dalla platea al foyer, dai vari ordini di palco al Palco Reale.
Il prezzo del biglietto, acquistabile all’ingresso, è di 6.00€ per l’intero, 4.00€ per il ridotto (under 18 e over 65) e per le scuole.
Le visite, disponibili sia in italiano che in lingua inglese (per ulteriori lingue è necessario fare richiesta all’atto della prenotazione; ciò richiede costi aggiuntivi), sono organizzate al mattino ed hanno una durata di circa 45 minuti; i turni si svolgono nei seguenti orari: 9.30, 10.30, 11.30, 12.30.
È possibile, inoltre, prenotare visite di gruppo: dai 10 ai 35 membri il costo del biglietto corrisponde a quello ridotto per ogni partecipante e si viene inseriti insieme ad altri visitatori, mentre per gruppi superiori alle 35 persone, si rende necessario un turno apposito, pertanto il costo del biglietto viene maggiorato di 1.00€. Per servizi personalizzati, infine, i costi possono variare a seconda di ciò che viene richiesto.
Una curiosità
L’acustica di questo teatro è considerata una tra le migliori al mondo per due motivi che possiamo definire “naturali”. La struttura sorge, infatti, sopra una colata lavica, sotto la quale scorre il fiume sotterraneo Amenano, sepolto sotto la città insieme alla Catania antica dall’eruzione dell’Etna avvenuta nel 1669.
Proprio questi due elementi contribuiscono all’ottenimento di un’acustica a dir poco eccellente: lo strato di lava preistorica, infatti, invece di assorbire il suono, crea grazie alla sua composizione chimica una specie di cassa di risonanza, facendo rimbalzare le onde sonore sulle pareti e distribuendole in modo omogeneo. Allo stesso modo, anche l’acqua del fiume contribuisce alla diffusione omogenea del suono, mantenendolo pulito e avvolgente.
Oltre a questi due elementi, precisiamo che anche la classica disposizione a ferro di cavallo della sala e i bassorilievi che adornano il teatro (che non svolgono, dunque, una mera funzione decorativa) aiutano a distribuire il mix di note e parole in modo del tutto estasiante per l’ascoltatore.
Laureata in Finanza e Mercati, sono da sempre appassionata di arte e letteratura. Uno dei miei migliori difetti: divoratrice (e compratrice) compulsiva di libri – soprattutto rosa! Nel 2021 esce il mio romanzo di esordio, “Ho provato a non amarti”.