Un canto di Natale – Processo al Consumismo

Un canto di Natale – Processo al Consumismo” è andato in scena per la sua prima al teatro Sannazaro lo scorso venerdì 10 marzo. Abbiamo avuto il piacere di esserci e vi raccontiamo com’è.

Un canto di Natale alternativo

Uno spettacolo frutto del lavoro di due centri di produzione Casa del Contemporaneo e Tradizione e Turismo, risultato di due messe in scena contemporanee e speculari, identiche nella regia, nell’abbigliamento, nella sceneggiatura, ma diversa nel cast. Uno femminile, sul palco della sala Assoli, composto da Anna Carla Broegg, Francesca De Nicolais, Rita Russo. Un cast maschile, in scena al teatro Sannazaro, composto da Alfonso D’Auria, Riccardo Marotta, Fabio Rossi.

Ph Pino Miraglia

Un’opera intensa, che ruba la struttura al celebre Canto di Natale di Charles Dickens, tre fantasmi inclusi, per condurre un processo serrato in cui l’imputato ha un nome Scrooge e un cognome Consumismo.

L’ambiente, il lavoro, la famiglia e l’inquietante futuro

Tre sono le scene che pongono una lente di ingrandimento sul Consumismo del passato, del presente e del futuro, sugli effetti devastanti ed altrettanto angosciosi che hanno avuto e stanno avendo sulla nostra società e collettività.

Tra cinguettii, musiche assillanti e sullo sfondo video stranianti, i tre attori si alternano in movimenti scattosi, nervosi, coperti da passamontagna ora bianchi, ora colorati per un susseguirsi di emozioni, dal pianto disperato alla risata isterica, tra invettive e denunce di cui l’unico destinatario è l’uomo del passato e del presente, aprendo una finestra su quello che sarà il suo futuro.

I video proiettati sullo sfondo, coltivazioni intensive in serra, fabbriche dismesse ed un treno che viaggia verso il vuoto, conferiscono un’intensa drammaticità, un profondo turbamento su quello che siamo stati, siamo tuttora e saremo. L’indifferenza alle tematiche ambientali, la deriva del mondo del lavoro e della famiglia, incline sempre più al superfluo e meno agli affetti ed un’inquietante prospettiva di futuro vengono illuminate da alientanti luci al neon, urla, e rassegnazione.

I quesiti posti lasciano un retrogusto amaro e turbante. È davvero quello proiettato e rappresentato il nostro futuro? I fantasmi delle tre scene ci porteranno davvero alla redenzione? “Il silenzio costringe a pensare” recita una delle numerose frasi che fanno da sfondo alla scena finale.

Lo spettacolo giunge al termine. Il senso straniante, riflessivo ed intenso ci metterà un po’ prima di abbandonare lo spettatore e sarà proprio questo che confermerà la riuscita dell’opera.

Un Canto di Natale – processo al consumismo, con la magistrale regia di Pino Carbone e l’ambizioso lavoro del Progetto Nichel è in scena al Teatro Sannazaro e Sala Assoli fino a domenica 12 marzo,

Ph Pino Miraglia