Siamo nella Grecia antica, attorno al 500 a.C. La Grecia era una fervente terra di cultura e arte e nel mar Egeo, sull’isola di Lesbo, scriveva Saffo, poetessa che rimase immortale nella storia e nella letteratura.
Ma chi era Saffo, questa autrice sulla quale si sprecano miti e leggende? La sua infanzia trascorse crescendo in una famiglia aristocratica fortemente impegnata nella lotta politica al punto che vissero un periodo di esilio in Sicilia per poi tare ritorno a Ereso.
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Quello per la scrittura era un talento innato per Saffo, in grado di comporre versi delicati e pieni di significato che ammaliarono già i suoi contemporanei. Scriveva d’amore e questo ha creato nella storia fraintendimenti e addirittura scandali per il suo dedicarsi sovente alla donna.
Su di lei non si contano più le leggende ma la sola cosa certa relativa alla sua vita è che oltre a comporre versi aveva una scuola frequentata dalle giovani aristocratiche. A loro Saffo insegnava a condurre la vita matrimoniale e la ritualità domestica, il canto e la danza seguendo il culto della dea Afrodite, la dea della bellezza con particolare attenzione a cultura e religione, cosa che ha reso possibile classificare la scuola come tìaso.
Il tìaso era una struttura che si riuniva intorno al tempio e allo stesso tempo anche un centro di cultura dove si produceva e si cantava poesia. È difficile definire cosa fosse un tìaso perché al di là di scopi religiosi non era chiaro a cosa servisse. Questo aspetto non ha fatto altro che alimentare le voci sulla pratica omosessuale tra Saffo e le sue allieve.
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A molte di queste allieve Saffo dedicò poesie e versi che facevano intendere ci fosse stato di più di un semplice rapporto di istruzione.
La storia ci ha riconsegnato circa duecento frammenti provenienti dai suoi libri (si stima fossero otto o nove), spesso opera di ricostruzioni ipotetiche. Tra le poesie più belle si ricordano Inno ad Afrodite, Tramontata è la luna, Nozze di Ettore e Andromaca e Preghiera per Carasso.
Era particolarmente cara agli epitalami, ccanti nuziali per celebrare i matrimoni ambientati a casa dello sposo e nel letto coniugale. Erano le spose a recitarli la sera prima delle nozze e il mattino successivo. In queste odi chiamava sempre in causa Era, dea delle unioni e in alcuni frammenti di queste poesie si possono identificare velate polemiche rispetto a una cultura che imponeva le regole del vincolo matrimoniale e a una società patriarcale in cui il ruolo delle donne era irrilevante.
Le leggende riguardano anche la morte della poetessa, attestata al 570 a.C. Si pensa potesse aver raggiunto la vecchiaia e ciò lo si deduce dai suoi scritti in cui parla di “decadimento fisico”. La storia, rafforzata dai racconti dell’Heroides di Ovidio vede Saffo morire suicida, morta gettandosi dalla rupe di Leucade poiché non corrisposta da Faone.
Tutto ciò è universalmente riconosciuto come leggenda ma questa immagine è rimasta molto forte nella storia tanto che nei secoli successivi anche Giacomo Leopardi ne scrive dedicandole “L’ultimo canto di Saffo”, dove parla della lettera che la poetessa avrebbe scritto a Faone preannunciandogli il suicidio.
Questa è un frammento della storia della donna che è stata Saffo, tra verità e finzione, tra prosa e poesia.
Bergamasca, ma nomade per il nord d’Italia, classe 1989 e di professione navigo nel mondo del marketing e della comunicazione.
Mi contraddistinguo per la testa dura e la curiosità che mi portano ad interessarmi sempre a ciò che succede nel mondo. Amo l’arte in maniera viscerale, leggo sempre troppo poco per quanto vorrei, cucinare e camminare. Hermes mi da la possibilità di raccontarvi con le mie parole questi mondi e di portarvi a spasso con me.