Il cioccolato è quella dolce tentazione a cui pochi riescono a resistere. Tra le varietà esistenti ve ne vogliamo raccontare una, il cioccolato di Modica, o cioccolato modicano, una varietà tipica dell’omonima cittadina Ragusana famoso in tutto il mondo.
Il cioccolato di Modica lo si riconosce subito, ancor prima di averlo assaggiato: ha una texture grezza, opaca che di per se lo discosta dai cibi belli ai quali ci siamo abituati nell’epoca social in cui viviamo. All’assaggio ci si rende poi conto della sua consistenza particolare, granulosa quasi. Tutte queste caratteristiche sono conferite per via della speciale lavorazione della massa di cacao.
Fonte foto: Wikimedia commons
Il cioccolato di Modica, l’origine
L’amore di Modica per il suo cioccolato ha origini antichissime: la dominazione spagnola portò il cioccolato e la sua lavorazione nel Regno delle Due Sicilie nel 1500 ma la ricetta del cioccolato modicano è ancora più antica, importata sì dalle Americhe, ma di derivazione Azteca!
Nel XVI secolo la Contea di Modica era lo stato feudale più importante del sud d’Italia, dotato di prestigio, fama e autonomia amministrativa. Non è un caso dunque che si fosse sviluppato proprio lì un’interesse particolare dei conquistatori e il conseguente sviluppo economico-culturale.
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Sull’origine di questo cioccolato non ci sono molti dubbi e persino incartamenti storici attestano la nascita ufficiale del prodotto precisamente nel 1747. Questo dato certo è fornito dagli archivi ufficiali della famiglia Grimaldi, i regnanti del Principato di Monaco, che nel XVI secolo si stabilirono a Modica e lì erano soliti far preparare tavolette e cioccolatini secondo la ricetta ereditata dagli Aztechi grazie agli spagnoli, per l’appunto.
La tavoletta stessa non è scontata: un occhio esperto riconosce dalle sue dimensioni il famoso cioccolato che esce da secoli dagli stessi stampi metallici di 13 cm di lunghezza, 4,5 di larghezza e ben 1,2 cm di altezza con un peso fisso di 100 grammi. Il cioccolato poi può essere lasciato al suo gusto classico o aromatizzato alla vaniglia, cannella oppure, per le varianti più moderne, si usano peperoncino, caffè, arancia, limone, anice, carruba o agrumi misti.
La ricetta del cioccolato di Modica
Aztechi e cacao sono un binomio indissolubile nella storia, questo è fuori da ogni dubbio. Sono stati probabilmente loro per primi a scoprire le potenzialità della fava di cacao, il suo sapore e i mille modi di lavorarla per ottenere un prodotto squisito.
La materia prima e le sue tecniche di lavorazione sono state, nella storia, “rubate” da altre culture che le hanno importate nei loro territori, come nel caso degli spagnoli. Questi acquisirono la lavorazione del cioccolato mediante l’utilizzo del metate, una macina a pietra utilizzata poi anche per cereali e semi, con la quale sbriciolare le fave.
Alla ricetta azteca, gli spagnoli introdussero lo zucchero. Inoltre la storia attesta che gli aztechi consumassero il cioccolato solo in forma liquida e si debba agli spagnoli l’invenzione della tavoletta, “el chocolate a la piedra“.
Il cioccolato di Modica come lo conosciamo oggi porta con se nella sua ricetta questa parte di storia che trova il suo perfezionamento nel 1700 attraverso il lavoro di mastri pasticceri siciliani. Da allora la ciucculata mudicana è passata dall’essere un dolce casalingo preparato in casa a diventare una prelibatezza tipica e riconosciuta con il marchio IGP nel 2018.
L’aspetto “grezzo” e granuloso di questo prodotto si ottiene dalla sua lavorazione a freddo che esclude la fase del concaggio, dove nella lavorazione tradizionale, viene aggiunta alla massa del burro di cacao a temperatura costante e controllata fino ad ottenere una miscela liscia e omogenea.
Omettendo questa fase, i cristalli di zucchero non si sciolgono e rimangono integri all’interno della pasta che viene trasferita negli stampi, battuta e lasciata solidificare a freddo. Una lavorazione semplice, dunque, per un prodotto esclusivo.
Il Cioccolato di Modica va consumato così com’è, per sentire pienamente il sapore del cacao e dei granelli di zucchero, magari accompagnato da un buon distillato. Può anche essere sciolto nel latte caldo o utilizzato per fare una mousse e squisiti dolci al cioccolato.
Bergamasca, ma nomade per il nord d’Italia, classe 1989 e di professione navigo nel mondo del marketing e della comunicazione.
Mi contraddistinguo per la testa dura e la curiosità che mi portano ad interessarmi sempre a ciò che succede nel mondo. Amo l’arte in maniera viscerale, leggo sempre troppo poco per quanto vorrei, cucinare e camminare. Hermes mi da la possibilità di raccontarvi con le mie parole questi mondi e di portarvi a spasso con me.