Bentornati in un nuovo articolo dedicato alle storie di pasta. Questa volta parleremo della forma più amata dagli italiani. Ci basta sentirli nominare per farci venire voglia di afferrare la forchetta ed arrotolarli come vuole la nostra tradizione: ebbene sì, parlo proprio degli spaghetti. Preparati con semola di grano duro e acqua, vengono citati spesso e volentieri in libri e film: chi non ricorda l’Albertone nazionale nella famosa scena del film “Un italiano in America”? Oppure Totò mentre, affamato, li mangia con le mani, per poi infilarli nelle tasche della giacca in “Miseria e nobiltà”? Ad ogni modo non è una diceria comune: gli spaghetti sono il formato di pasta più venduto in Italia e non solo. Secondo i dati della Barilla sono al primo posto in ben 52 Paesi nel mondo.
Ma come sono nati gli spaghetti?
Nonostante siano così conosciuti ed amati, le loro origini non sono poi così chiare a tutti. C’è chi pensa siano stati inventati in Italia, chi crede li abbiano creati in Cina, altri ancora che dicono siano stati un colpo di genio degli arabi. Qual è la verità? Facciamo un po’ di chiarezza. Per farlo dobbiamo tornare nel VI secolo a.C. e recarci nella valle dell’Indo, territorio che si trovava in Asia occidentale, dove oggi è situato il Pakistan. Faticherete a crederci, ma pare che i nostri amati spaghetti nacquero come scarto della pasta che veniva lavorata ed essiccata nelle cucine reali del Sultano di Bahawalpur. Anziché buttarli, gli inservienti presero l’abitudine di mangiare quegli avanzi che, inizialmente, non avevano nessun nome fino a che, un bel giorno, il figlio del Sultano, visitando le cucine del palazzo, notò la loro forma e li paragonò ai soldati che stanno sempre sull’attenti. Da quel momento vennero chiamati “sipahee“, parola che nella lingua locale significava proprio “soldato”. Così iniziarono a mangiarli anche le persone di alto rango e il Sultano li offrì addirittura al Buddha – evento ricordato su un bassorilievo del monastero buddhista di Kapilavastu – il quale, estasiato, li fece conoscere in tutta l’India. Accadde poi che Marco Polo, nel XIII secolo, trovò ospitalità da un mendicante turco e proprio lui gli offrì una pietanza che non aveva mai visto (e considerate che il caro Marco viaggiava tanto, quindi chissà quanti cibi doveva aver assaggiato fino ad allora!). Quel cibo sconosciuto gli venne presentato come “spahi”, così erano chiamati in quella zona, e ne rimase talmente entusiasta da volerne conoscere la ricetta: fu così che finalmente gli spaghetti arrivarono in Italia ed iniziarono ad essere chiamati simpaticamente in questo modo perché – conosciamo molto bene la fantasia nostrana – da “spahi” a “spaghi” il passo fu brevissimo.
Ad onor del vero si deve aggiungere che, a quanto pare, la pasta essiccata fosse già conosciuta anche nel nostro Belpaese, da molto tempo, grazie agli arabi che la importarono durante la loro dominazione. Precisamente in provincia di Palermo, a Trabia, si consumava un cibo molto simile e che all’epoca era conosciuto con il termine arabo “itriyah”, letteralmente “pasta secca”. Per tale motivo la Trinacria è la regione degli spaghetti per eccellenza.
Come condirli
Gli spaghetti sono amati anche perché si sposano bene con qualsiasi tipo di condimento. Il più classico è indubbiamente il sugo di pomodoro con aggiunta di basilico, ma possiamo utilizzare sughi più lavorati come, ad esempio, il ragù o il pesto. Famosissimi a Roma sono gli spaghetti cacio e pepe, mentre a Catania possiamo gustarli alla Norma, con melanzane e ricotta salata mentre, nella penisola sorrentina, alla Nerano con zucchine fritte e provolone. Sono ottimi con molluschi e crostacei, come nel caso degli spaghetti con le vongole, o al nero di seppia. E ancora, con condimenti più semplici come la bottarga, il salmone, il tonno o in bianco, con olio extravergine di oliva oppure burro. Senza poi dimenticare dei famosi spaghetti aglio, olio e peperoncino!
Un’altra ricetta molto saporita è la puttanesca, famosa soprattutto nel Lazio e in Campania. Ecco come prepararla.
Fonte foto: ilcuoreinpentola.it
Ingredienti per 4 persone
- 500 g di pomodori da sugo;
- 350 g di spaghetti;
- 100 g olive nere snocciolate;
- 100 g di acciughe sotto sale;
- 50 g di capperi sotto sale;
- 1 spicchio di aglio;
- 1 peperoncino rosso;
- concentrato di pomodoro;
- olio extravergine d’oliva;
- sale q.b.
Preparazione
Per prima cosa tagliamo i pomodori e puliamo con cura le acciughe. Mettiamo poi in una casseruola l’olio, lo spicchio di aglio e il peperoncino a pezzetti. Quando l’aglio è scuro togliamolo e aggiungiamo le acciughe e, con l’aiuto di una forchetta, schiacciamole. Mettiamo pomodori, olive, i capperi e 2 cucchiaini di concentrato di pomodoro. Mescoliamo bene, aggiungiamo il sale e lasciamo cuocere per 10 minuti; se volete potete aggiungere del prezzemolo. Facciamo bollire gli spaghetti in acqua salata, scoliamoli al dente e condiamoli con il nostro sugo. Voilà, il piatto è servito!
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.