(Fonte immagine di copertina: Ondarock)
Syd Barrett Il pazzo, il genio, l’anima nera dei Pink Floyd. . Le definizioni si sono sprecate in questi 16 anni trascorsi dal giorno della sua morte.
Tante parole spese per definirlo e tante altre per spiegare la sua follia che, ad oggi, non ha avuto un spiegazione chiara. Certo che le droghe assunte avranno di sicuro peggiorato la difficile situazione di salute del musicista. Sta di fatto che l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, nel corso degli anni, sconvolse anche gli altri componenti della band.
Era il 7 luglio 2006 quando Syd Barrett chiuse i suoi occhi per sempre, vinto da un cancro al pancreas . Qualche giorno dopo il mondo del rock fu scosso dalla notizia ufficiale della morte di Roger Keith Barrett, meglio conosciuto come Syd.
Fu il fondatore dei Pink Floyd, uno dei gruppi più famosi del mondo del rock. Inventò quel nome unendo quelli dei suoi bluesmen preferiti Pink Anderson e Floyd Council. Era così soddisfatto di quel nome che lo usò anche per i suoi gatti: Pink e Floyd.
Un’altra curiosità della sua carriera è il fatto di essersi esibito in un unico concerto da solista. In realtà eseguì solo quattro brani, quindi lasciò la chitarra e se ne andò.
Rimase con i Pink Floyd solo due anni, vivendo in solitudine i successivi 40. Dipingeva, si dedicava al giardinaggio, studiava molto, parlava degli UFO che avrebbero avuto un’influenza molto forte nella sua vita.
Scrisse anche un libro sulla storia dell’arte.
Per i Pink Floyd scrisse una canzone, la sua ultima, che era impossibile da suonare.
Wish you were here
A David Gilmour e Roger Waters si deve uno dei brani più belli dei Pink Floyd, quella Wish you were here che delinea con sorprendente leggerezza, quasi un acquarello, la vita di Barrett.
Durante la registrazione dell’album Wish you were here il 5 giugno 1975, Syd Barrett si presentò negli studi di Abbey Road. Neppure i suoi compagni lo riconobbero: obeso, completamente calvo, privo anche delle sopracciglia. Quando fu chiaro chi fosse quella persona, i suoi amici non seppero trattenere le lacrime.
Wish you were here divenne un brano fatto di domande, quelle che oppongono, in ogni situazione, due realtà opposte da riconoscere. Era lecito chiedere, vista la trasformazione anche fisica subita da Syd.
So, so you think you can tell
Heaven from hell
Blue skies from pain
Can you tell a green field
From a cold steel rail?
A smile from a veil?
Do you think you can tell?
Le domande della canzone sono rivolte a tutti, non solo a Syd a cui il testo è dedicato. I Pink Floyd possono andare avanti senza Syd, ma lui non verrà dimenticato.
Did they get you to trade
Your heroes for ghosts?
Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change?
Did you exchange
A walk on part in the war
For a lead role in a cage?
L’industria musicale si stava prendendo il completo controllo della vita dei Pink Floyd e in quel momento di confusione, ma anche di presa di coscienza di essere parte di un «sistema» che loro stessi avevano condannato, le parole della canzone mischiavano le difficoltà della vita di Syd con quelle del resto del gruppo.
Nella sua gabbia Syd si era chiuso anche alla vita. Aveva eretto il muro che lo aveva allontanato dagli amici e dal gruppo
How I wish, how I wish you were here
We’re just two lost souls
Swimming in a fish bowl
Year after year
Running over the same old ground
And what have we found?
The same old fears
Wish you were here
Il desiderio di poter cambiare per continuare a crescere ad essere attivi, non rimanere fermi al punto zero della vita era la volontà dei Pink Floyd al gran completo. In quella volontà avrebbero voluto sollecitare la partecipazione di Syd Barrett. Ma l’unica cosa che hanno potuto dirgli è stata : «Vorremmo che tu fossi qui.»