È solo dal 2003 che esiste un vero e proprio museo, di fianco al Duomo di Napoli, che ospita il famoso Tesoro di San Gennaro. Prima di allora e per lungo tempo, salvo durante la parentesi bellica, gli straordinari reperti che compongono l’inestimabile tesoro sono stati custoditi all’interno del Duomo insieme ad alcune ossa del Santo e alle famose ampolle contenenti quello che si ritiene il suo sangue, protagonista della cerimonia che lega il suo scioglimento alla buona sorte futura della città.
Foto di Alessia Giannino
Gennaro (272-305 d. C.), Vescovo di Benevento, fu decapitato a Pozzuoli sotto il dominio dell’imperatore Diocleziano, durante le persecuzioni contro la fede cristiana. Il suo corpo dalle catacombe di Capodimonte, dove era stato sepolto,fu poi traslato nel Duomo di Napoli nel gennaio del 1497.
Il re Carlo II D’Angiò e successivamente Roberto D’Angiò tra la fine del tredicesimo secolo e l’inizio del quattordicesimo, realizzarono il busto d’oro e argento con incastonate pietre preziose e smalti raffiguranti le insegne del casato, che custodisce le ossa del cranio, e la teca argentea che conserva le ampolle, i quali andranno a costituire il primo nucleo di quello che negli anni diventerà un ricco e raro assortimento di magnifici oggetti a realizzare il tesoro del Santo.
Non solo oro e gioielli di inestimabile valore, ma anche documenti e libri antichi, argenti e dipinti donati nei secoli successivi per devozione da papi o re o anche persone comuni, fanno parte oggi del museo che ospita, nei suoi tre piani e innumerevoli sale, l’intera collezione comprendente tra l’altro numerosi busti d’argento del Santo e dei Santi Compatroni che vengono portati in processione durante le cerimonie a lui dedicate.
Foto di Alessia Giannino
Tra i moltissimi gioielli in esposizione il più autorevole e spettacolare è il collare di San Gennaro realizzato tra il 1679 e il 1879: tredici grosse maglie di oro massiccio tutte lavorate, che contengono pregevoli lavorazioni, pietre preziose spille e croci donate da quasi tutte le dinastie o le casate d’Europa.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.