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Ricorre oggi l’anniversario di nascita di Alice Munro, Premio Nobel per la Letteratura nel 2013.
La vita
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In Canada il 10 luglio 1931 nasce in una famiglia di allevatori una bambina di nome Alice Laidlaw. Questa bambina cresce durante il periodo della grande depressione ed è solo grazie ad una borsa di studio biennale, ottenuta nel 1949, se può frequentare la University of Western Ontario. Frequenta l’università per due anni prima di sposarsi e in questi anni scrive e pubblica i suoi primi racconti sulla rivista dell’università. Sposatasi con James Munro nel 1953 apre con il marito la libreria Munro’s Book. Nonostante la libreria e ben quattro figli, Alice continua a scrivere i suoi racconti e nel 1968 pubblica la sua prima raccolta di racconti La danza delle ombre felici che viene subito accolta bene dalla critica. All’epoca non poteva immaginare che i suoi racconti le avrebbero fatto assegnare nel 2013 il Nobel per la Letteratura facendola entrare nella Storia come la tredicesima donna a essere stata insignita di un tale riconoscimento, anche se già dalla prima pubblicazione il suo talento viene premiato con il Governor General’s Literary Award.
Le prime pubblicazioni
Pochi anni dopo, nel 1971, pubblica quello che si rivelerà essere il suo unico romanzo Lives of girls and women, scelta probabilmente dettata dal fatto che si tratta anche dell’unico scritto definibile come autobiografico. Quando, nel 1978, la raccolta di novelle Who Do Think You Are? Viene pubblicata, Alice vince per la seconda volta il Governor General’s Literary Award e solo due anni dopo, a seguito della separazione dal marito, vince e ottiene il posto come scrittrice in residenza in ben due sedi: l’Università della Columbia Britannica e all’università del Queensland e questi non sono che alcuni dei riconoscimenti che nell’arco della sua carriera consacrano al mondo il suo stile.
Le congetture sulla scelta del nome
Poco dopo la prima pubblicazione Alice Laidlaw inizia a firmarsi nel modo in cui è a oggi conosciuta in tutto il mondo, Alice Munro. Le congetture sulla scelta di Alice considerata come la rivoluzionaria dei racconti, colei che ha riscritto le regole del racconto breve contemporaneo, si sprecano. Ma fermiamoci un momento in più su questo punto per dissipare ogni dubbio sul fatto che la scelta di Alice Munro è stata la scelta di una donna emancipata che evidentemente ha scelto di mantenere il nome utilizzato in quel momento di passaggio: dal non essere considerata una scrittrice all’essere una scrittrice affermata. Per mettere i proverbiali puntini sulle i, vi cito un passo di Le Lune di Giove:
“Mia madre e le sue cugine appartenevano alla seconda delle due categorie. Portavano busti allacciati di lato da decine di ganci e occhielli, calze che sibilavano ogni volta che, accavallando le gambe, facevano frizione, abiti da pomeriggio in jersey di seta (quelli di mia madre, smessi da una delle cugine), cipria (tinta rachel), fard compatto, acqua di colonia, pettini in tartaruga o imitazione-tartaruga tra i capelli. Senza questo armamentario non erano nemmeno immaginabili, se non quando si fasciavano fino al mento in vestaglie di raso imbottito. Per mia madre non era facile mantenere quello stile: ci voleva ingegno, perseveranza, disciplina ferrea. Per il plauso di chi? Suo”.
Dunque l’arrogarsi la possibilità di scegliere per il semplice plauso di sé stessa, per un motivo assolutamente personale e legato al proprio vissuto, per chi legge Alice Munro è quasi l’ovvia risposta a una domanda che per altri resta un enigma irrisolvibile. Anche Perché la nostra autrice inizia a scrivere in tenera età proprio per poter compiacere sé stessa; ricorda alla perfezione il momento in cui prova l’impellente necessità di scrivere, per cambiare il finale della favola della Sirenetta. Ancora bambina, Alice cerca nella scrittura un modo per liberarsi della frustrazione e regala alla protagonista della storia il lieto fine che secondo lei merita. Crescendo, almeno per quanto riguarda i primi racconti, rimane fedele a questo mood e tutte le sue prime eroine arrivano a coronare il proprio sogno. Ma Alice è un futuro Nobel e questa faccenda del lieto fine finisce nel momento in cui il mondo nascosto nella sua mente incontra quello di Emily Brontë: dopo Cime Tempestose l’amore per la tragedia vince sul resto.
L’analogia con le sorelle Brontë
Non si tratta solo di ispirarsi alle sorelle Brontë. L’analogia fra Alice e le sorelle scozzesi ce la racconta lei stessa, in quella campagna fatta di persone di origine prevalentemente scozzese e irlandese: “Ero la sola persona di mia conoscenza che scrivesse racconti, anche se non li raccontavo a nessuno, e per quanto ne sapessi, almeno per qualche tempo, ero la sola persona al mondo che fosse capace di farlo”. Alice si coltiva con giudizio tenendo il suo sogno di diventare una scrittrice nascosto a tutti. Così, racconto dopo racconto, Alice trova in solitudine la sua strada, la affina e una novella dopo l’altra per necessità personale e ci racconta quello che la circonda ispirandosi alla vita rurale e alle sue donne. Poter semplicemente scrivere senza il doversi confrontare con la competitività di città, ha consolidato il proprio modo di scrivere racconti esule dalla necessità di dover giustificare il proprio stile sulla falsariga di qualche autore già affermato. Ecco quindi che quando all’età di 80 anni, il giorno prima dell’assegnazione dei Nobel, scopre di essere fra i candidati in lista, Alice non è semplicemente stupita ma meravigliata della notizia, dato che non si era mai trovata a pensare a questa eventualità.
Lo stile rivoluzionario di Alice Munro
Che cosa rende speciale il suo modo di scrivere? L’innata capacità di spiegare con parole semplici ogni sfaccettatura dell’universo femminile partendo dall’osservazione delle donne che la circondano. Il saper osservare per poi rendere l’esperienza osservata universale e indossabile da ogni donna. Astrazione resa possibile dalla semplicità dei racconti caratterizzati da una stesura asciutta e da una descrizione tagliente dei personaggi capace di renderli intriganti.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.