Michael Jackson, il Re del Pop ci lasciava il 25 giugno di quindici anni fa.
La fama è certamente una condizione che porta tanti vantaggi. Successo, ricchezza, adorazione, potere. Ma quando ci si trova a essere la persona più famosa del mondo, è come se la propria immagine diventasse un tutt’uno con la vita, fino a soffocarne i bisogni, fino alla morte.
È accaduto a molte star, basti pensare Jim Morrison, Sid Vicious, Kurt Cobain, morti nel fiore dei loro anni. Invece Michael Jackson ha patito molto lentamente questo morbo. Sembra quasi che tutta la storia della vita di questo Re del Pop sia nient’altro che la narrazione di una decadenza. Ma non mi riferisco tanto alle sventure capitategli, quanto più all’uso che la massa ha fatto della sua immagine, fino a distruggerlo. Come un oggetto consumato.
Il 25 giugno segna l’anniversario della sua morte. Un evento accaduto nel 2009, dunque ormai tredici anni fa, a Los Angeles. Inizialmente si parlava di un semplice arresto cardiaco ma poi si scoprì che si trattava di intossicamento da propofol, un anestetico che gli somministrò un medico che fu poi condannato per omicidio colposo. Avrebbe dovuto compiere 51 anni, stava finalmente iniziando la fase del suo invecchiamento e questo è stato fermato.
Il Re del Pop tra miti e false credenze
La vita di Michael Jackson è stata costellata di miti, false credenze, accuse. Prima di tutto il mito sul suo desiderio di diventare bianco, per il quale avrebbe effettuato delle operazioni di chirurgia estetica per togliersi il colore nero della pelle.
Questo è falso perché Michael Jackson soffriva di vitiligine una malattia che provoca appunto la perdita del colore della pelle. Il cantante dichiarò questa verità solo nel 1993 e forse si può pensare che il suo gioco servisse proprio a nutrimento delle leggende metropolitane sul suo conto, carburanti per la sua notorietà.
Si parlava già dai tempi di Thriller, inoltre, quindi dal 1982, di ormoni che il cantante avrebbe assunto per modificare la sua voce in quella di un ragazzino e che stesse effettuando un cambio di sesso. Chiaramente oggi questo non sarebbe certamente più un segno di scandalo ma all’epoca le questioni relative alle transizioni di genere rappresentavano sempre un motivo di gossip.
Il 1993 è anche l’anno in cui iniziarono le accuse per molestia sessuale. Accuse che si ripeterono da parte di altre persone nel 2003. Entrambe videro l’accusato come innocente. Addirittura il primo accusatore risulta che avesse pianificato di rovinare la vita della star per rancori personali, e dopo la morte si suicidò. Storie piene di torpore, quasi cinematografiche come spesso accade nel mondo dello star system che è a tutti gli effetti un cinema, un grande reality.
Il talento
Ma a parte i gossip che hanno certamente costruito la cornice della fama di Michael Jackson, c’è da dire che bisogna ricordare soprattutto il suo talento. Cantante, ballerino, compositore. Ispirato da James Brown, Elvis, Vincente Minnelli. Grande cantante soul. Dotato di un talento musicale fuori dalla norma. Estremamente intuitivo e originale. Vincitore di 800 premi. Considerato l’uomo più famoso di sempre. Lui che riusciva ad apparire sul palco come una divinità. Con i suoi movimenti segmentati, robotici. La sua voce dotata di un’estensione elevatissima. I suoi brani come Billie Jean, Thriller, Bad, Smooth criminals.
Si può dire che però, nonostante l’enorme fama dei suoi brani, fosse proprio il personaggio il centro dell’interesse mondiale. La sua presenza sul palco, il suo look, le false storie sul suo conto. Un artista che è l’emblema del pop, ovvero di un fenomeno che appartiene a tutti eccetto forse a sé stesso. Lui che era diventato ormai una fabbrica vivente di questo ologramma che in ogni parte del mondo compariva. Ma il docile ragazzino che esordiva con i Jackson 5; la sua delicatezza, l’ingenuità che lo contraddistingueva, il valore umano. Forse questi sono gli aspetti meno noti di Michael Jackson.
Questa è effettivamente un’impressione che ho avuto sempre. Ovvero che nessuno di noi conoscesse davvero Michael Jackson. Che proprio con le leggende che lui stesso ha voluto furbamente fomentare, si è oscurata la verità sulla sua persona. Come spesso accade quando le personalità prendono il sopravvento e dell’essenza umana rimane un’ombra che tristemente può spegnersi senza essersi rivelata completamente.
Luca Atzori, laureato in filosofia, ex direttore artistico del Teatro Piccolo Piccolo, Garabato e membro fondatore del Mad Pride di Torino. Drammaturgo, attore, poeta, cantautore. Autore dei libr: Un uomo dagli occhi rotti (Rizomi 2015) Gli Aberranti (Anankelab 2019), Teorema della stupidità (Esemble 2019) Vangelo degli infami (Eretica 2020) e dei dischi Chi si addormenta da solo lenzuola da solo (2017), Mama Roque de Barriera (2019) Insekten (2020) Iperrealismo magico (2020) Almagesto (2021).