Caravaggio La Presa di Cristo Palazzo Ricca

Caravaggio a Napoli: La Presa di Cristo esposta

È finalmente possibile ammirare uno dei più grandi tesori artistici del nostro patrimonio culturale: la prima versione della celebre “Presa di Cristo” di Caravaggio. Curata da Francesco Petrucci e Don Gianni Citro, presidente della Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A. La mostra è ospitata nelle sontuose sale di Palazzo Ricca, storica sede della Fondazione Banco di Napoli, in Via dei Tribunali 213, dal 2 marzo al 16 giugno 2024.

Quest’opera straordinaria, che ha già riscosso enorme successo durante la sua esposizione a Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma), con oltre 25.000 visitatori, torna così a Napoli, città che ha segnato profondamente la vita e l’arte di Caravaggio.

Francesco Petrucci, uno degli studiosi di maggior rilievo sull’opera del maestro lombardo, sottolinea l’importanza di questo ritrovamento: “La presa di Cristo esposta nelle sale di Palazzo Ricca è il più importante ritrovamento dell’opera di Caravaggio degli ultimi decenni per la complessità della composizione e per i contenuti spirituali che esprime. Caravaggio è un pittore concettuale e quello che gli interessa sono soprattutto i contenuti espressivi.”

Don Gianni Citro, animato da un sincero entusiasmo per questa missione culturale, sottolinea il valore umanitario oltre che artistico di questo evento: “Restituire al mondo dell’Arte e alla Civiltà questo capolavoro di Caravaggio è diventata una specie di missione umanitaria, oltre che culturale […] L’esposizione della Presa di Cristo nella città di Napoli che accolse Caravaggio fuggitivo e spaventato e che lo ha indotto alla ricerca della Misericordia e della Redenzione, è indizio di un tragitto culturale che si va caricando di provocazioni sempre nuove, a partire dalla affannosa corsa verso la libertà di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, fino alla ricerca silenziosa e ai traguardi invisibili di ogni quotidiano fruitore di questo evento, racchiuso in un segmento d’arte e di spirito.”

Orazio Abbamonte, presidente della Fondazione Banco di Napoli, evidenzia il ruolo della Fondazione nel promuovere l’arte e la cultura, sottolineando che con questa mostra, la Fondazione Banco di Napoli conferma il suo impegno nel mondo dell’arte, tributando riconoscimento a un grande maestro che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia artistica di Napoli.

Marcello D’Aponte, presidente del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, sottolinea poi l’importanza di aprire le porte della Fondazione alla città e al pubblico : “L’esposizione del capolavoro di Caravaggio rappresenta una formidabile occasione di apertura della Fondazione Banco di Napoli e del Museo dell’Archivio Storico alla città, e a un pubblico sempre più vasto, che ne testimoniano ancora una volta la straordinaria funzione di nuovo centro propulsore e luogo di riferimento della storia della cultura napoletana. L’iniziativa si inserisce perfettamente nel solco di una serie di attività crescenti e sempre più significative, che hanno l’obiettivo di combattere il degrado e favorire l’integrazione sociale, rispettando e valorizzando ulteriormente e anche in tal modo, la mission della Fondazione Banco di Napoli.

Ritrovamenti e controversie

L’opera è stata sottoposta ad  indagini diagnostiche che ne confermerebbero l’autografia, evidenziando pentimenti estesi e modifiche della composizione. Quando fu ritrovato da Longhi nel 1943 in collezione Ruffo di Calabria, infatti, il quadro fu considerato solo la miglior copia di un dipinto perduto, di analogo soggetto, segnalato in collezione Mattei, ascrivibile alla committenza di Ciriaco Mattei, che lo pagò a Caravaggio nel 1603 (ma il lavoro fu completato l’anno precedente). Molto più di recente, nel 2003, l’opera fu acquistata dall’antiquario romano Mario Bigetti. Il restauro intrapreso nel frattempo, rivelando la qualità del dipinto, avrebbe spinto a identificarlo proprio con l’originale Mattei. Nel 1993, Sergio Benedetti aveva ritrovato, nel convento di Sant’Ignazio dei Gesuiti di Dublino, una seconda versione autografa del soggetto (ora nei depositi della National Gallery of Ireland), ritenuta oggi dagli studiosi una replica del quadro protagonista della mostra di Palazzo Chigi. Discussa è invece la paternità della replica conservata a Odessa, oggetto di restauro nel 2019 (del soggetto sono note anche numerose copie: 15 quelle documentate).

Questa straordinaria esposizione rappresenta un’opportunità imperdibile per tutti gli amanti dell’arte e della storia, una finestra nel cuore dell’arte barocca e nell’anima tormentata di uno dei più grandi geni della pittura italiana.