Cindy Sherman

Cindy Sherman: fotografa e fotografata al tempo stesso

Cynthia Morris, detta Cindy Sherman, classe 1954, è una delle fotografe attuali più note. Le sue sono opere caratterizzate da una certa originalità, da una profonda introspezione e da un forte impatto emotivo. Si tratta di vere e proprie opere d’arte che sembra vogliano raccontarci una storia attraverso un fermo-immagine.

Cindy Sherman

Fonte foto: moma.org

La fotografia e i successi

Cindy ha iniziato a interessarsi alla fotografia al college e presto si è unita ad altri artisti costituendo, nel 1974, Hallwalls, un centro per l’arte e gli artisti. Fotografa e regista, partecipa a diverse esposizioni e vince numerosi riconoscimenti, tra cui l’Hasselblad Award nel 1999. I suoi progetti sono quasi sempre costituiti da lavori seriali che la vedono nella doppia veste di fotografa e di soggetto fotografato. Ogni suo lavoro è colmo di significato, come quando, ad esempio, ha deciso di analizzare l’immaginario sociale della donna attraverso le più varie presentazioni di se stessa, di volta in volta cambiando lo stile, l’identità, e mostrando come una donna e un volto siano manipolabili all’interno di un medesimo cliché.

L’arte del selfie

Cindy Sherman è conosciuta anche con l’arte del selfie. Una retrospettiva alla National Portrait Gallery di Londra celebra l’artista che fotografa se stessa travestita da qualcun altro. Cindy, infatti, si traveste e modifica completamente il suo aspetto indossando maschere, colla, peli, siliconi, protesi, nasi finti e frammenti di manichini, per poi fotografarsi da sola nel suo studio di Hudson Square, a New York.

Tutte le sue fotografie si intitolano Untitled #numero, ma si sviluppano in serie a cui è piuttosto semplice dare un nome: i Society Portraits, le Sex Pictures, la Clown Series (le prime foto realizzate dall’artista dopo l’11 settembre). Sherman, nel momento in cui scatta una fotografia, mostra una fine comprensione dell’immaginario a cui di volta in volta si ispira: l’inquadratura, il look, il paesaggio, l’ambientazione. Lo sguardo del soggetto, però, non è rivolto verso l’obiettivo, e si mantiene spesso spento, freddo e lontano.

Una curatrice di ogni dettaglio e un’artista che squarcia veli di ogni tabù, perché tali non sono, una fotografa surrealista che lascia il segno.