De Chirico

Giorgio De Chirico e il suo Canto d’amore

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Dal 1913 De Chirico rappresentò scenari architettonici deserti e affollati di oggetti dal valore simbolico. Come in Canto d’amore, in cui egli propose una nuova poetica, nata dall’esaurirsi delle avanguardie artistiche alle soglie della prima guerra mondiale. Infatti l’artista si pose subito in contrasto con le idee dei futuristi, riutilizzando la tradizione classica. Riprese, infatti, la prospettiva geometrica e creò figure immobili e senza tempo.

De Chirico

Fonte foto: analisidellopera.it

Analisi dell’opera

Nel dipinto Canto d’amore, il calco classico dell’Apollo del Belvedere è appeso alla parete esterna di un grande edificio. Accanto ad esso, un chiodo fissa alla muratura un enorme guanto di gomma. Sul piano stradale una grande palla verde è immobile in primo piano. A destra un colonnato che riprende gli edifici classici, si sviluppa in altezza. A sinistra, infine dietro a un muretto di mattoni, transita un treno a vapore.

Ci troviamo di fronte a un chiaro esempio di pittura metafisica, che travalica, cioè, la realtà visibile, recuperando la realtà classica. Non vi sono personaggi, né figure umane, quindi nessun riferimento alla vita. L’illuminazione proviene da destra e crea ombre lunghe e nette. L’oggetto che è più chiaramente visibile è il guanto arancione, per via del colore. Esso compare anche in altre opere di De Chirico, ed è quasi un surrogato della presenza umana.

Il calco dell’Apollo, invece, si staglia netto per chiarezza ed è l’elemento più chiaro e luminoso di tutta l’opera. La sfera, tradizionalmente considerata simbolo di perfetta armonia, è uno degli attributi del dio Apollo; in quest’immagine, però, appare come un oggetto inerte ed enigmatico, il cui senso rimane nascosto. La locomotiva, simbolo del viaggio, ha anche un’attinenza con la storia personale dell’artista: suo padre, un ingegnere, progettava ferrovie, e l’immagine dei treni era familiare a De Chirico fin dalla più tenera età.

Canto d’amore non è solo uno dei quadri più famosi di De Chirico, ma forse uno dei più bei quadri d’arte moderna. In esso regnano elementi in assoluta discordanza tra di loro, cosa che conferisce all’opera un messaggio di assoluta solitudine, un senso di straniamento dalla realtà che rende molto difficile interpretarlo.

Vediamo infatti l’accostamento della testa enorme dell’Apollo, simbolo di bellezza ideale, a un oggetto di uso quotidiano, il guanto di gomma. Ma, in generale, tutti gli elementi rappresentati dall’artista sono spropositati ed enigmatici. È una pittura che raffigura l’inconscio e il sogno, il surreale. Gli elementi vengono rappresentati come personaggi che recitano senza un copione ben definito. Tutta l’attenzione dello spettatore va verso la scena descritta, una scena immobile senza tempo, un luogo silenzioso e misterioso, un palcoscenico teatrale che non mostra mai particolari emozioni.

Il Canto d’amore è conservato al Museum Of Modern Art di New York.


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